Aggirarsi tra i volumi accatastati nell’angusto corridoio di un vecchio palazzo, respirando la polvere ormai sedimentata nei testi in esubero, rappresenta il rito di passaggio del neoassunto collaboratore in casa editrice.
Come accade per librerie, negozi e aziende, ogni attività editoriale è diversa dalle altre concorrenti, non solo in termini di dimensioni e di fatturato, bensì nelle scelte di catalogo, nel posizionamento di mercato e nelle mansioni che ciascun collaboratore svolge al suo interno.
La piccola casa editrice, infatti, differentemente dalle competitor più affermate nel settore, richiede spiccate competenze tuttofare e una capacità innata di muoversi in ogni imprevisto, compresi il rischio di inciampare in pile di volumi non ancora spediti o in resi di librerie rimasti da spacchettare.
Dal correttore all’editore, dal grafico all’agente commerciale, tutti sono chiamati a destreggiarsi in una molteplicità di ruoli sempre nuovi e coinvolgenti, ansimando tra una rampa di scale e un telefono che squilla.
Il correttore veste da principio i panni dell’esperto redattore, si trasforma nell’istante successivo in editor affermato, suggerendo la collana opportuna per l’inedito, e collabora infine con il grafico nella scelta dell’immagine del frontespizio. Redige le quarte di copertina, stila una biografia accattivante dell’autore (riducendone talvolta gli aspetti più autoreferenziali) e correda il lavoro con note stilistiche sul contenuto della bozza.
Ma ancora non basta: la casella di posta, come un amante geloso, non accetta di essere trascurata, rigurgitando manoscritti e proposte al primo segno di cedimento da parte dell’affaccendato correttore. Difatti tra le mansioni meno pregevoli che spettano al correttore alle prime armi rientra proprio l’evasione dell’e-mail in arretrato.
Del resto, oggigiorno sono in molti gli autori che contattano piccole e medie case editrici, desiderosi di vedersi pubblicati nello scaffale di qualche libreria di città. A tutte le ore del giorno, specialmente la notte, arrivano proposte ben confezionate, con allegati romanzi e brevi presentazioni di vite non ancora googlate.
Ma vicino a testi redatti con cura, in cui si sottopone la lettura di un corposo file Word, non mancano incontri inaspettati con autori mitologici che, vantando illustri e sconosciuti premi di paese, insistono per la pubblicazione del loro inedito capolavoro.
Certo, nella e-mail si possono fingere discendenze di piuma fino a Manzoni, ma cosa aspettarsi una volta aperto il documento?
Accade talvolta che ad accompagnare i manoscritti inviati vi siano testi punteggiati da abbagli di grammatica, corvi gracchianti di un infausto presagio per la futura correzione, a cui il correttore guarda con crescente apprensione, temendo rocamboleschi sfarfalloni in apertura del romanzo.
Non mancano inoltre autori tecnobasic che, sconfortati dai molteplici spazi bianchi nella schermata del pc, incerti sul da farsi, decidono di presentare il loro testo interamente nell’oggetto della e-mail, dimentichi della sezione sottostante adibita al corpo del messaggio. Una scelta, certo, curiosa, ma spesso indicatrice della qualità dei file allegati.
In ultima, si annoverano autori colpiti da una rara forma di artrite da pigrizia, i quali scelgono consapevolmente di scrivere il proprio racconto o raccolta di poesia direttamente nel corpo della e-mail, senza allegare alcun documento separato. Sopraffatti dalla scrittura conturbante, in preda all’emozione creativa del momento, stendono di getto il loro pensiero nelle intercapedini della giornata, senza l’accortezza di rileggere quanto digitato con foga sulla tastiera.
Guai a mettere un freno all’ispirazione improvvisa di errori e refusi!