Cosa c’è giù al Sud? Cosa è rimasto in quel pezzo d’Italia che sembra tanto lontano, distante, arretrato?

È questa la domanda che mi sono fatta quando ho visto la copertina del libro di Pino Aprile. Per tre anni Giù al Sud è stato davanti ai miei occhi e mi sono rifiutata di leggerlo perché, protestavo, il Sud è l’unico carnefice di se stesso.

Poi, quasi senza accorgermene, sono finita io al Nord e spesso mi sono sentita sola, dispersa, estranea. Allora questo libro è stata la mia redenzione, la scelta di perdonare me, i miei pregiudizi e un po’ di rancore verso una parte di quella terra che è anche la mia terra.

«Cosa succede dove sembra che non stia succedendo nulla?» Inizia con questo quesito il viaggio di Pino Aprile, viaggio nel vero senso della parola.

Armato di carta e penna, l’autore si sposta dalla Calabria alla Puglia, alla Sicilia, intervista persone comuni che hanno una storia: professori, ricercatori. Saranno loro a raccontarci che il Sud ce l’ha una storia sua, che è più di “una questione meridionale”, che ha dato e ha dato tanto non solo a questa Penisola.

Per spiegare come mai l’Italia meridionale sia finita nelle retrovie rispetto al Nord, snobbata e annientata dagli stessi italiani, Pino Aprile ripercorre le tappe più importanti della Storia dell’Unità d’Italia e post Unità. 

Garibaldi, Vittorio Emanuele III, Cavour hanno fatto e salvato l’Italia, l’Italia intera. Ma la storia come la conosciamo noi è davvero imparziale? E se quella che conosciamo fosse la storia dei vincitori che non ha lasciato spazio ai vinti? 

È stato difficile da credere e accettare persino per me, lettrice, innamorata dell’Unità d’Italia. Eppure…eppure qualcosa c’era in quel Sud ed è andato perso. 

Il profumo di bergamotto, ad esempio, pianta coltivata in Calabria, tra Scilla e Monasterace, che tra Settecento e Ottocento conquistò l’Europa, finendo alla corte del Re Sole, diventando la nuova “acqua di Colonia”. Nacque addirittura la “borghesia del Bergamotto”, in Calabria, e persino Napoleone aveva sempre con sé una boccetta di profumo al bergamotto. 

Perché, allora, oggi non esiste un profumo all’essenza di Bergamotto? Cosa è successo a quell’industria che funzionava e funzionava anche bene? 

E ancora: ve lo ricordate Giolitti e interi capitoli di manuali scolastici sulla politica del trasformismo? Sfogliando le pagine di Pino Aprile, mi sono chiesta perché nessuno di quei manuali abbia fatto spazio, invece, alla storia del terremoto di Messina del 1908 e a quello che fece il governo Giolitti in quel caso, quando i soldati si preoccuparono di scavare tra le macerie solo per recuperare la cassaforte della Banca d’Italia e annunciarne il ritrovamento al capo del Governo.

Giù al Sud, agli occhi di un’entusiasta garibaldina e appassionata di Risorgimento come la sottoscritta, è sembrato un libro pericoloso ancor prima di leggerlo. Il nostro passato, però, non può e non deve determinare né il nostro presente, né il futuro e i giovani del Sud lo sanno bene, soprattutto quelli che l’autore ci fa conoscere in queste pagine.

Mi sono convinta a dare una possibilità a questo libro quando a Nord, molto a Nord, mi sono sentita giudicata, salvo eccezioni importanti che porterò con me sempre. In quel momento ho scelto di dismettere i giudizi che io stessa avevo riservato al Sud e di provare a dargli una possibilità vera di conoscerlo con il cuore, prima che con la testa.

Volete provare a fare lo stesso? Leggete il libro di Aprile, a un patto però: nessun pregiudizio.

Autore: Pino Aprile
Titolo: Giù al Sud
Editore: Pickwick
Anno: 2017/2018