Zuleika Apre gli Occhi di Guzel’ Jachina è una storia di lotta alla sopravvivenza e adattamento alle avversità della vita.
La protagonista è un’eroina, ma non di quelle con i poteri magici o che compie chissà quali azioni. È una donna come tante che, invece di farsi abbattere dalla situazione, prende le redini della sua vita e cambia per adattarsi al nuovo mondo che la aspetta.
Siamo nella Russia Sovietica all’inizio del 1930. Il regime sta facendo piazza pulita degli oppositori, i kulak. Tra i kulak rientrano anche quei contadini che, dopo anni di soprusi e miseria, si rifiutavano di dare al regime sementi, cereali e animali che avevano coltivato e allevato con tanta fatica.
Zuleika è una donna tatara che vive con il marito Murtaza a Julbaš, nelle campagne che circondano la città di Kazan’, a più di ottocento chilometri da Mosca. Insieme a loro vive anche la Vampira, suocera di Zuleika, una vecchia cieca di un’età indefinita superiore ai cento anni, arcigna e cattiva come tutte le suocere della letteratura, portatrice di rimproveri e iettature anche dopo la sua morte.
Nessuno sa quanti anni abbia davvero. Lei dice che sono cento. Murtaza aveva provato a contarli, qualche tempo prima; ci era voluto un bel po’, ma alla fine aveva confermato: ha ragione lei, ha davvero un centinaio d’anni. D’altronde, lui era nato quando lei era già vecchia, e ormai era quasi vecchio di suo.
Non sa né leggere né scrivere, capisce poco il russo, si occupa della casa, degli animali e aiuta il marito. Vorrebbe crescere dei figli sani (che non muoiano dopo pochi giorni come le prime tre bambine), per sé stessa e per riscattarsi agli occhi del marito, della suocera e del paese.
Zuleika scoprià veramente il mondo che la circonda solo dopo il brutale assassinio del marito da parte del regime e, rimasta sola, verrà deportata in Siberia come una kulak.
Immobile come una statua fino a quel momento, Murtaza si volta di scatto e fissa con odio Ignatov dritto negli occhi. La gola gorgoglia del fiato che trattiene, il mento trema. Ignatov slaccia la fondina che ha alla cintola e afferra una pistola nera con una lunga canna cattiva, la punta contro Murtaza, la arma.
“Niente…” rantola Murtaza. “Questa volta non vi do niente!” E brandisce la scure.
Malgrado queste premesse la nostra protagonista non si fa scoraggiare da niente e nessuno, soprattutto quando scoprirà di aspettare un figlio mentre è sul treno che la sta deportando in Siberia. Jusuf sarà l’ultimo regalo fatto a Zuleika da Murtaza, quel marito-padrone che per lei aveva rappresentato casa e sicurezza.
La strada per arrivare in Siberia sarà lunga e difficile. Zuleika imparerà a fidarsi di sé stessa e degli altri suoi compagni di sventura. Durante la deportazione scoprirà che anche l’assassino di suo marito ha un cuore, che tutti possono rimanere vittime degli eventi e che non è mai troppo tardi per riscattarsi.
Imparerà così a perdonare e scoprirà che l’amore si può presentare con diverse sfaccettature, cominciando da quello per suo figlio Jusuf, passando per l’amicizia con i suoi compagni di vagone, per arrivare ai profondi e complessi sentimenti che prova per il Comandante Ignatov. Per la serie che, amore e amicizia possono nascere e crescere anche nelle lande più fredde e desolate della Siberia.
Da semplice donna di casa, senza particolari tratti distintivi, Zuleika scoprirà di avere dentro di sé l’istinto della cacciatrice. Ogni mattina, prima ancora che il sole sorga, imbraccerà il fucile per andare a caccia nella Taiga. Ogni giorno tornerà a casa in tempo per dare il buongiorno a Jusuf e inizierà a lavorare come infermiera e donna delle pulizie all’interno dell’ospedale da campo.
Sembrerà che Zuleika apra gli occhi solo alla fine, ma in realtà sono spalancati e attenti come quelli di un animale selvatico fin dalle prime pagine di questo romanzo e questo le permetterà di sopravvivere.
Autore: Guzel’ Jachina
Titolo: Zuleika Apre gli Occhi
Traduzione: Claudia Zonghetti
Editore: Salani Editore
Anno: 2015