Posto che incute paura, perché ospita il tribunale e la prigione della città, e contemporaneamente luogo di speranza, visto che ogni settimana vi si svolgono le estrazioni del Lotto. La Vicarìa è uno dei due poli attorno ai quali ruota la vicenda narrata da Vladimiro Bottone nell’omonimo romanzo. L’altro è il Serraglio (l’Albergo dei poveri, il Reclusorio), luogo altrettanto spaventoso, ricovero coatto per i rifiuti della società e soprattutto per decine di giovanissimi orfani, che qui vengono sottoposti ad ogni genere di sopruso sotto lo sguardo complice dello spietato comandante Florino.
Sono proprio il tentativo di fuga di un giovanissimo “serragliuolo” e il suo omicidio a offrire all’ufficiale di polizia Gioacchino Fiorilli il pretesto per indagare nelle pieghe più putride della società borbonica.
La Napoli di metà Ottocento – la vicenda si svolge nel 1841 – non appare molto diversa da quella dei tempi successivi. La strada è la maestra di vita per tutti i giovani: molti seguiranno la via del crimine, altri quella della giustizia, ma le loro storie si incroceranno in continuazione. Ci sono prostitute e protettori, ci sono camorristi che già allora fanno il bello e il cattivo tempo in città, preti visionari e goderecci che si vendono i numeri del Lotto. E poi magistrati e funzionari del regno corrotti, e ancora una rete di connivenze e di complicità. Ci sono sogni affidati alla cabala, vendette mai sopite, c’è la sporcizia morale della cosiddetta ‘Napoli bene’ che soddisfa le sue più turpi voglie con gli ultimi derelitti. Ogni vicolo racconta una storia, e tiene legati i suoi personaggi a un passato che non può essere rimosso, dimenticato.
In molti passaggi Bottone si mette al fianco dei suoi protagonisti, ci fa entrare in quelle discussioni cariche di allusioni, di bizantinismi, di atteggiamenti e modi di fare dei malavitosi che sono quasi costretti a recitare la parte dettata dal ruolo ricoperto.
Esemplificativo è il faccia a faccia tra un poliziotto, Pennariello, ed un camorrista, Coppola, che si ritrovano su sponde opposte dopo un’infanzia in comune. Oppure il mellifluo discorso del giudice Lombardo all’avvocato Malpesi. Sono più i “non si dice” che i “si dice”. L’importante non è che giustizia venga fatta: ed infatti quasi sempre si trova una soluzione di comodo, che accontenta un po’ tutti, in quel modo viscido, clientelare e colluso che tanto male ha fatto al meridione d’Italia. L’importante è invece che la verità non venga mai a galla, e che chi è compromesso sia al riparo da qualsiasi sospetto.
A poco servono il gesto di ribellione di Antimo, il ragazzino che tenta la fuga dal Serraglio, o la purezza di Emma Darshwood, insegnante inglese che avrà un ruolo centrale nell’intreccio poliziesco. Napoli è polvere (d’estate) e fango (d’inverno): il lieto fine non è contemplato, anche i più puri, come Fiorilli, vengono ricoperti da questa patina di sporcizia che non permette – se non il trionfo della verità – neanche il riscatto per i vivi e la giustizia per i morti.
Autore: Vladimiro Bottone
Titolo: Vicarìa. Un’educazione napoletana
Editore: Rizzoli
Anno: 2015