Vincitore del premio Campiello nel 2009, Venuto al mondo esce nuovamente per Mondadori nel 2018, nella veste rinnovata della collana «Oscar 451», dalla copertina rossa brillante e il titolo in giallo luminoso, esplicito richiamo alle fiamme della lettura di Ray Bradbury.
La firma di Margaret Mazzantini si scorge fin dalle prime battute, graffiante dietro l’apparente quotidianità della protagonista, Gemma, che vive il presente nell’incapacità di lasciarsi alle spalle un passato irrisolto.
Roma, afosa e bruciante nei mesi estivi, è la cornice perfetta per quella telefonata che colpisce e stordisce Gemma, improvvisamente trascinata nella Sarajevo della sua giovinezza, dove tutto è cominciato, dove le fila del romanzo si dipanano e intrecciano.
Appassionata di Ivo Andrić, ancora studentessa e prossima alle nozze, Gemma era volata a Sarajevo per raccogliere informazioni e notizie sulla poesia dello scrittore, oggetto di analisi nella sua tesi di laurea. Un viaggio di studio, che presto diventa il punto di inizio di una seconda vita, indistricabilmente annodata alla capitale bosniaca.
Io restavo accanto alla porta, le spalle contro il muro, a respirare. Il silenzio della casa mi inquietava, senza rendermene conto camminavo come a Sarajevo, sotto i muri maestri, come se temessi un crollo improvviso.
La trama di Venuto al mondo, fitta di personaggi e accadimenti, oscilla sulla linea del tempo, trasportando gli attori in città diverse e tempi lontani. Gemma è lì, a Sarajevo, accompagnata dal figlio Pietro, adolescente riottoso e sgarbato, ma i suoi occhi vedono la guerra che si è consumata su quelle strade anni prima, quando i cetnici, spogliati di ogni umanità, sparavano su donne e bambini dalle montagne circostanti.
Gojko, che ancora ragazzo l’aveva condotta sui passi di Andrić, la attende ora all’aeroporto, con il suo sorriso beffardo, segnato dalla violenza ineffabile che ha sporcato il suo Paese. Immobile, aspetta Gemma per mostrarle una città ricostruita dopo il ’92, vite spezzate e di nuovo riallacciate dopo quegli anni di morte.
È la guerra a muovere i destini dei personaggi, descritta da Mazzantini senza chiedere scusa per quelle parole dolorose, ferite d’inchiostro che raccontano una realtà inimmaginabile, dove non esistono i confini di giusto e sbagliato, dove oggi sei vivo, ma domani non esisti più.
Imparammo tutto in quei giorni di maggio. Imparammo a riconoscere la gola roca dei kalashnikov, il sibilo delle granate. Il botto del mortaio e poi quel sibilo. Se dopo il botto lo sentivi sulla tua testa attraversare il cielo con il suo fischio voleva dire che l’avevi scampata.
Una guerra fratricida, di cui Gemma testimonia il lento prolungarsi, senza che una soluzione, una pace, si materializzino nell’indifferenza generale delle altre nazioni.
Lei che potrebbe scappare da quella realtà capovolta, mostrando il suo passaporto italiano, resta, respira la paura di un mondo altro governato dall’assenza di leggi.
A trattenerla in questo limbo di vita è il desiderio di maternità, che Gemma insegue tra Roma e Sarajevo, portandosi appresso un ventre vuoto e ostile alla vita, filo rosso delle vicende narrate.
Con lei viaggia Diego, amore della sua vita, anche lui trascinato in quella corrente sarajevita e prigioniero di una guerra da cui vorrebbe staccare lo sguardo, che invece resta incollato all’obiettivo della sua macchina fotografica.
Di notte la città sembra una bocca guasta di costruzioni rose all’interno come denti divorati da una carie. Il buio divora l’apocalisse. Non c’è traccia di vita. […] Ogni notte Sarajevo muore.
Pietro, Giuliano, Aska, Diego, Gojko, Ana sono nomi che si incrociano, si amano e si lasciano lungo le pagine di Venuto al mondo, dove ai colpi di morte della guerra risponde la vita, la spasmodica ricerca della vita che guida Gemma nelle sue scelte. Sorda a ciò che accade nel mondo, non sente ragioni quando prepotentemente cresce nel ventre, quando viene al mondo, per dolore, per morire, per rinascere.
Non so dire da che parte dentro di noi cola l’amore prima di fermarsi nella pancia. La guerra mi colava dentro dalle stesse fessure dove un tempo era passato l’amore, e adesso si era depositata nelle mie viscere, in profondità.
Autore: Margaret Mazzantini
Titolo: Venuto al mondo
Editore: Mondadori, Oscar 451
Anno: 2018 (prima edizione 2009)
Pagine: 532
Diretto da Sergio Castellitto, marito dell’autrice, esce nel 2012 il film Venuto al mondo, ispirato all’omonimo romanzo di Margaret Mazzantini, con protagonisti Penélope Cruz ed Emile Hirsch. Nel 2014, inoltre, è andata in onda una versione estesa della pellicola, strutturata in cinque capitoli: Amore, Maternità, Guerra, Separazione e Pace.
1 commento
Sinceramente non amo stroncare i romanzi, ma sia “Non ti muovere ” che “Venuto al mondo”, in particolare quest’ultimo, li ho trovati mal scritti, nel senso che si avverte un certo autocompiacimento per una scrittura apparentemente senza filtri, ovvero realistica, ma in realtà molto costruita a tavolino con un carico di emotività gratuita e poco sorvegliata. In una parola, 2 romanzi inutilmente morbosi e verbosi. Scrittrice assolutamente sopravvalutata