Accadeva a ottobre, alla Fiera delle Parole 2015. Nel tardo pomeriggio si parlava di letteratura. Si era con Lella Costa, prima del suo intervento a Palazzo della Ragione di Padova e con alcuni redattori del blog, in una saletta appartata da tutto. Ci si consigliava libri e si faceva la classifica dei nostri preferiti, letti nell’anno in corso. Fu allora che Lella Costa disse: «Un gioco e un passatempo». Commentando come sia difficile scrivere di erotismo senza scadere nella pornografia.
Ed eccoci qui, dopo averlo letto.
In effetti in letteratura, così come nel cinema, non è facile camminare su quella sottile linea che travalica il concetto di pudore, ma si sviluppa pericolosamente tra i territori accidentati della sessualità e spesso involontariamente sconfina fuori campo, finendo nella volgarità o nel ridicolo. Si tratta allora di rimanere, perfetti equilibristi, in un contesto di sensualità ed erotismo, senza trascendere nella pornografia.
James Salter riesce con naturalezza a chiamare le cose con il loro nome. A descrivere una relazione amorosa ed erotica con tratti impressionistici, resuscitando luoghi, spesso camere d’albergo, atmosfere, colori, sapori, sensazioni tattili, scarni dialoghi, consegnandoci l’unicità di quella che è la cosa più diffusa al mondo: una storia d’amore.
La passione dei due protagonisti, il giovane Dean che ha lasciato gli studi a Yale per inseguire l’attimo e Anne-Marie, cameriera, si svolge tra una Parigi sfavillante, quella della dolce vita dei personaggi di Tenera è la notte o la ville lumière che non dorme mai della Festa Mobile di Hemingway e la provincia rurale francese dove la coppia viaggia a bordo di una Delange, decapottabile del ‘52, da un albergo all’altro.
Ma che splendido e opulento andamento lento che ha questo romanzo. Inizia con un lungo viaggio in treno che porta il narratore di questa storia in provincia, dove Dean e Anne-Marie s’incontreranno. A seguirli nella loro avventura è appunto un narratore distante, un amico di Dean, che colma i vuoti del non poter essere un testimone sempre presente, con la sua fantasia, che diventa ossessione.
«Mi ritrovo a cercare le cifre esatte che servono a dischiudere tutta questa storia come cercassi la combinazione per aprire una cassaforte. Ricostruisco gli eventi e fabbrico frasi per rivelare come la prima innocenza si sia trasformata in mattine domenicali, con campane che riempono l’aria, cuscini schiacciati sotto la sua pancia, il suo sedere meraviglioso alto nella luce del giorno. Dean s’introduce lentamente, a fondo, come la ferita di una spada».
Alcune cose questo falso testimone, a metà tra il narratore e l’autore, le ha viste con i suoi occhi, altre le ha scoperte, e altre ancora le ha sognate, e ad un certo punto ammette di non saper più distinguere le une dalle altre. Anche perché per un narratore i sogni sono altrettanto importanti di tutto ciò che ha acquisito con il sotterfugio, in quanto intuizioni allo stato puro. Senza i sogni, le fantasie e le invenzioni, i fatti non sono che detriti scollegati, perle sciolte ancora da infilare in un filo conduttore, chiamato trama.
L’autore si prende gioco dei suoi personaggi, arrivando a immaginare che il narratore legga le loro lettere fittizie:
«E poi, leggo le sue lettere. Suo padre gli scrive, nella più bella ed elegante delle calligrafie, da vero amanuense. Esortazioni ad affrontare la vita, a pensare più seriamente a questo o a quello. C’era da ridere. Parole che non significavano niente per lui. Dean si è già imbarcato in un viaggio sfolgorante che è quasi una malattia, e diventa sempre più distante, più leggendario… Non sto dicendo la verità su Dean, lo sto inventando. Lo sto creando a partire dalle mie stesse inadeguatezze. Dovete ricordarvelo sempre».
La rivalsa del narratore risiede nei personaggi.
E James Salter ricrea una storia d’amore emblematica. Perché non c’è niente di più bello di due giovani corpi che si uniscono nel piacere. Due puledri selvaggi, allo stato brado, che non pensano ad altro che a correre e giocare con i loro sensi pieni di vita e di vigore. E quando si uniscono il tempo si ferma. Oceani immobili come fotografie. Galassie che precipitano. Sprigionano una forza che sconvolge l’universo…
«È sopraffatto. Mentre il suo cazzo entra dentro di lei, scopre il mondo. Conosce la fonte dei numeri, il percorso delle stelle. Da qualche parte la musica si riversa su di loro…»
Questo romanzo di Salter è datato 1967. Esiste una precedente edizione BUR 2006. Ora viene finalmente ristampato da Guanda. Ma ci chiediamo secondo quale criterio volumi del genere, veri e propri capolavori, possano scomparire dagli scaffali delle librerie per far posto a libri abominevoli, che per fortuna durano il tempo di una breve, effimera stagione.
Certi libri sono invece per sempre. E hanno tra le loro caratteristiche quella di venire comunque apprezzati da un lungimirante editore e da una schiera di oculati e passionali lettori che possano consigliarne e perpetuarne la lettura.
James Salter
Un gioco e un passatempo
A Sport and a Pastime
Traduzione di Delfina Vezzoli
Guanda, 2015