“Mio amato, mie piccole adorate, credo che partiamo oggi. Coraggio e speranza. Siete nel mio cuore, miei diletti. Che Dio ci aiuti tutti.”
Nel luglio del 1942 Irène Némirovsky, autrice del romanzo Suite francese, scriveva a matita queste ultime parole indirizzate al marito, Michel Epstein, poco prima di essere deportata ad Auschwitz dove morirà neanche un mese dopo.
Su di lei è stato già scritto molto; ebrea apolide, nata in Russia, aveva rifiutato più volte, anche pubblicamente, le sue origini. Madre di due bambine aveva abbracciato la religione cattolica e di fronte alla sua vicenda viene solo da chiedersi perché non abbia deciso di fuggire, con le figlie e il marito (anche lui deportato e poi morto in campo di concentramento), da un destino che sembrava per lei già scritto.
Forse quel coraggio e quella speranza di cui parla nella sua ultima lettera dicono tutto. Némirovsky sembrava poi aver trovato in Francia la patria che cercava. E pochi come lei sono riusciti a descrivere l’occupazione nazista in terra francese in modo tanto accurato quanto poetico, quasi come se il canto dei grilli in estate e il tintinnare degli speroni sugli stivali nemici venissero a essere tutt’uno.
Suite francese, ultimo romanzo incompiuto, racchiude in sé questo e molto altro. Temporale di giugno e Dolce, le prime due parti, sono rimaste in un baule per più di cinquant’anni prima che Denise Epstein scoprisse cosa contenevano quei quaderni fitti di parole scritte con la grafia elegante della madre.
Irène Némirovsky ci racconta le fasi del grande esodo da Parigi del 1940, all’indomani dell’arrivo dei tedeschi, con uno stile raffinato, a tratti ricercato, da cui trapela tutto l’orrore e lo shock squisitamente borghese per la guerra e le sue atrocità.
Così i bombardamenti aerei e le granate tedesche squarciano le notti di giugno come un temporale, e nella dolce estate francese seguiamo le vicende della numerosa famiglia benestante Péricand, dell’avaro Charles Langelet, del famoso quanto vanitoso scrittore Gabriel Corte con la sua amante e, in particolar modo, dei coniugi Michaud, i due modesti impiegati che attendono il ritorno dell’amato figlio senza perdersi d’animo.
Némirovsky descrive attraverso gli eventi lo scivolare dell’umanità stessa nel baratro dei suoi lati peggiori. Vigliaccheria, ferocia, egoismo. Ma anche il bisogno estremo e quasi disperato di normalità, il tentativo di far l’abitudine a tutto, anche alla guerra, all’occupazione, alle perquisizioni. Un sentimento che stranamente accomuna ogni classe sociale e che solo in chi ha veramente tutto da perdere sembra essere vinto da un inestirpabile orgoglio.
Nella seconda parte di Suite francese, la narrazione si sposta nel piccolo paese di Bussy, in casa delle signore Angellier, l’una madre, l’altra moglie di Gaston Angellier, caduto prigioniero dei tedeschi. Anche qui sotto l’apparente maschera delle reazioni di disgusto e dolore si celano sensi e sentimenti, desideri di libertà, fantasie, tenerezza, fino alla speranza (sebbene fugace) di un nuovo amore tra l’ufficiale tedesco Bruno e la francese Lucile.
«Ha mai sentito parlare, signora, di quei cicloni che infuriano nei mari del Sud? Se ho ben capito quello che ho letto, formano una specie di cerchio costellato di tempeste lungo i bordi ma con un centro immobile, tanto che un uccello o una farfalla che si trovassero nel cuore dell’uragano non ne soffrirebbero affatto, le loro ali non ne riporterebbero il minimo danno, mentre tutt’intorno si scatenerebbero le peggiori devastazioni. Guardi questa casa! Guardi noi stessi mentre gustiamo vino di Frontignan e biscottini e pensi a quello che sta succedendo nel mondo!»
Con queste parole Bruno von Falk cerca di dare un senso a quello che sta vivendo, nel bel mezzo della guerra, in un paese straniero, con la giovane Lucile. E forse potremmo pensare che anche per l’autrice stessa il suo romanzo possa essere stato una sorta di occhio dell’uragano, un rifugio sicuro in un momento in cui non esistevano più nascondigli. Ma sono gli eventi, l’intervento dell’Unione Sovietica nel romanzo e la deportazione in un campo di concentramento per Némirovsky, a riportarci lucidamente alla realtà della follia nazista e della guerra, quella che divide, sradica e spariglia le carte, mostrandosi in tutta la sua radicale insensatezza.
Autore: Irène Némirovsky
Titolo: Suite francese
Titolo originale: Suite Française
Traduzione: Laura Frausin Guarino
Editore: Adelphi
Anno: 2005