Sir Ernest Shackleton era un uomo forte e impavido, un esploratore affidabile ed esperto. Eppure, quando nell’agosto del 1914 salpò a bordo dell’Endurance dal porto di Plymouth, non avrebbe potuto immaginare ciò che lo attendeva all’estremità opposta della Terra.
Gli eventi che coinvolsero il suo equipaggio, narrati con grande sensibilità e lucidità nel libro “Sud. La spedizione dell’Endurance”, si spingono ben oltre il concetto di avventura.

La missione di esplorare il continente antartico e di compierne la traversata, da una costa all’altra, terminò al suo albore. La sorte volle infatti che la nave finisse intrappolata tra gli spietati ghiacci del mare di Weddel. La perdita era irreparabile e avrebbe inabissato anche l’animo più fiero. Al contrario Shackleton non si fece demoralizzare dalla disgrazia. Malgrado la drammaticità della situazione, fissò un obiettivo ambizioso a cui votò ogni sua energia: non un solo uomo sarebbe dovuto morire.


Il banco era diventato la nostra dimora e, durante i primi mesi passati andando alla deriva, ci eravamo quasi scordati che non era altro che una lastra di ghiaccio galleggiante su un mare di profondità ignota. Ora che stava andando in pezzi, sentivamo il peso di una perdita indescrivibile e disarmante.


Il coraggio e la determinazione di un uomo trasformarono un enorme fallimento nella più grande delle imprese. Sir Shackleton riuscì miracolosamente a trarre in salvo i suoi uomini da una serie interminabile di sofferenze e sventure, risollevandosi con surreale tenacia da ogni difficoltà.

Il resoconto del comandante e i diari dell’equipaggio descrivono nel dettaglio le condizioni drammatiche e pietose che dovettero attraversare. Anni trascorsi tra ghiacci instabili, accampamenti improvvisati, o a bordo di scialuppe fatiscenti, nutrendo una speranza tutt’altro che fondata in un salvataggio.


Eravamo una piccola macchiolina nell’immensa prospettiva del mare – dell’oceano che è aperto a tutti ma non è mai misericordioso, che minaccia anche quando sembra cedere, che è sempre spietato contro la debolezza.


Quella che emerge è una storia di dolore, fame, sete, congelamento, deriva e pericolo. Nella mente del lettore si formano immagini di corpi emaciati, sfigurati dal freddo e dal sale, dalla malnutrizione e dalla desolazione. Uomini i cui spiriti rimasero in piedi solo grazie al carisma di chi li guidava.


“Mi ha sempre stupito il sottile confine che divide il successo e il fallimento, e l’improvviso rivolgimento che porta da un disastro apparentemente sicuro a una probabile salvezza.


Se tra le parole che si associano a quest’epica esperienza non c’è “disperazione”, ciò lo si deve solo a Shackleton. L’esploratore, grazie ad una rara forza mentale e ad eccellenti doti di leadership, riuscì infatti ad infondere nei suoi uomini una fiducia sproporzionata al contesto.
“Sud” mette brutalmente in mostra l’estrema fragilità dell’uomo nei confronti delle forze immense della natura. Al tempo stesso celebra lo spirito umano esaltandone la capacità di determinare la sorte. Come tale, è un libro imperdibile per chiunque sia alla ricerca di un’ispirazione e di un vero eroe.

Titolo: Sud. La spedizione dell’Endurance
Autore: Ernest Shackleton
Editore: Nutrimenti
Anno: 2013
Pagine: 448