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Sete – Amélie Nothomb

Recensione Sete – Amélie Nothomb

In Sete, già ai vertici delle classifiche italiane, Amélie Nothomb dipinge un affresco su uno dei più grandi influenzatori del pensiero – autentico, eterno e incontrastabile – della storia dell’umanità: Gesù di Nazaret.

“La notte da cui scrivo non esiste. I Vangeli sono categorici. La mia ultima notte di libertà la passo nell’Orto degli Ulivi. Il giorno seguente vengo condannato e la sentenza è immediata.”

Quella raccontata da Amélie Nothomb – la prolifica scrittrice belga nata in Giappone nel 1967 – in Sete (edito Voland) è una parziale reinterpretazione delle vicende di Gesù. La narrazione, infatti, parte dal momento in cui il Figlio dell’uomo viene arrestato dall’apostolo traditore Giuda e condannato a morte (a furor di popolo) per il reato di lesa maestà essendosi proclamato re dei Giudei.

Ratificata la crocifissione per l’indomani mattino, il lettore si trova ad ascoltare le parole di Gesù in prima persona; parole di stupore, di sofferenza per il destino che quegli uomini gli hanno definito.

“Sono un falso calmo. Mi è costato uno sforzo enorme ascoltare quelle litanie senza reagire. Ogni volta ho guardato i testimoni negli occhi senz’altra espressione che una dolcezza stupita. Ogni volta hanno sostenuto il mio sguardo con arroganza, mi hanno sfidato, squadrandomi dall’altro in basso.”

In Sete il presente si alterna ai ricordi recenti: dal miracolo della tramutazione dell’acqua in vino nel corso delle nozze di Cana – occasione in cui la Nothomb mostra una Maria entusiasta per le prodezze del figlio seppur conscia che queste gli causeranno più di un problema –, alla certezza dell’onta del tradimento che avrebbe subito da Giuda, divenuto il non plus ultra del traditore, l’antagonista per antonomasia della storia, ai tanti momenti in cui Gesù rivela la sua natura pienamente umana, del “più incarnato tra gli uomini”, con chiara parentesi all’amore – proprio così, amore – per Maria Maddalena, amabile come “un bicchiere d’acqua quando stiamo morendo di sete”. Una costante quella della sete – esperienza purificatrice cui l’autrice ci invita – che guiderà il lettore attraverso tutto lo “spettacolo” della Passione verso il Golgota.

Il cuore dell’opera è di fatti il sacrificio di Gesù Cristo verso il colle su cui sarà crocifisso. Qui i silenzi di sofferenza sono sostituiti dai pensieri e dalle parole che l’eccellente protagonista scambia con Simone di Cirene, il Cireneo, e con Veronica: i miracoli di amicizia e amore che il Signore incontra lungo le strade del suo calvario.

Tra le pagine del nuovo testo “sacro” di Amélie Nothomb (per la traduzione di Isabella Mattazzi) è fatto dono del lato più fragile e umano della natura di Gesù che, come per un paradosso, potrebbe risultare trasgressivo anche al lettore più laico.

Con uno stile solenne e allo stesso tempo agile e arguto, la Nothomb ci rende partecipi di un momento storico facendoci riflettere non solo sul significato della fede, ma soprattutto sulle tentazioni e meschinità, su ciò che siamo abituati a percepire come il male ma che alberga nello spirito di tutti gli uomini, nessuno escluso.

Autrice: Amélie Nothomb
Titolo: Sete
Casa editrice: Voland
Pagine: 128
Anno: 2020

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