“Non sono le città a dirti che devi vedere prima le loro chiese, poi i loro musei, poi provare quello o quell’altra esperienza tipica […] Le città non dicono queste cose, anzi, proprio il contrario”.
“Non mi interessa viaggiare per documentarmi o immagazzinare nozioni, che nella migliore delle ipotesi potrei sfoggiare in società, ma per ristorare il mio animo, cercare di raggiungere la mia dimensione esistenziale”
Sono riflessioni importanti, quelle che scrive Stefano Scrima nella sua personale guida sulla Russia: “Russia. Guida sentimentale per viaggiatori solitari” (Sabir editore).
Delegare al nostro intuito il compito di guidarci alla scoperta di una nuova città è un fenomeno ormai raro, in un’epoca in cui gli smartphone rendono tutto raggiungibile. Tolleriamo l’alone di mistero di un luogo nuovo solo se un post Instagram ne conferma il fascino e il valore.
La guida di Stefano Scrima è prima di tutto un inno al vagabondaggio nostalgico e alla noia geniale e filosofica. Solo così la vera Russia e i suoi abitanti si paleseranno davanti ai nostri occhi, senza bisogno di essere cercati.
E’ proprio quello che succede all’autore, partito per un viaggio di dieci giorni, insieme a un amico, per attraversare San Pietroburgo, Mosca, Vladimir e Suzdal.
Il libro guida di questo paese dall’animo frammentato tra Occidente e Oriente è diviso in capitoli, ognuno racconta un’esperienza insolita dell’autore in ognuna di queste città.
“Fumammo insieme varie sigarette continuando a parlare di anarchia, di Bakunin, appunto, di Kropotkin, ma anche di Malatesta. Ci raggiunse anche il terzo uomo, più dismesso e caratterizzato da una sciarpa viola stretta al collo. Il loro inglese era stentato, ma cogliemmo nei loro gesti una sincera allegria nel condividere con noi la loro cultura, loro sogni, il loro alcol.”
Ci sono tanti particolari che stupiscono e fanno sorridere, nei racconti di Stefano Scrima sul popolo russo e, avendo vissuto in Russia, mi sono ritrovata in alcuni di questi. Come l’inglese stentato di molti russi, l’entusiasmo per la cultura italiana, l’avversione delle anziane bigliettaie della metro per gli stranieri; ma anche i banchetti di ortaggi improvvisati sul marciapiede, l’atmosfera ossequiosa delle liturgie protestanti e i ripetuti baci alle icone.
Quello che ho apprezzato di più di questa guida sono stati i numerosi riferimenti alla letteratura russa e alla sua relazione simbiotica con la città.
Oltre ad approfondire famosi scrittori come Gogol, Dostoevskij, Pasternak, Bukgakov e Majakovskij, Stefano Scrima si sofferma anche sulla vita e opere di Brosdkij, Karamzin, Ejzenstejn, Erofeev, Goncarov e altri autori che è difficile sentir nominare al di fuori di un corso di letteratura russa.
La scelta di dedicare ampi spazi alla letteratura, nella sua guida, viene sintetizzata perfettamente in questo paragrafo:
“La letteratura, per come è stata intesa dai russi dell’Ottocento, è la voce della verità, l’unica in grado di far aprire gli occhi alla gente sull’ingiustizia sociale e sulla misera condizione in cui vive”.
“Così la letteratura riempì i vuoti lasciati da politica e religione, appropriandosi tuttavia dei contenuti spirituali propri del cristianesimo ortodosso…”.
Per i russi, quindi, la letteratura è un affare serio, un marchio impresso nell’animo.
Questa guida la descrive con la giusta umiltà da viaggiatore, fornendo inoltre consigli pratici su dove mangiare, bere e cosa visitare. Una guida alternativa, come non se ne è mai viste in giro, che risveglia una curiosità genuina e istintiva, quasi infallibile.
Autore: Stefano Scrima
Titolo: Russia. Guida sperimentale per viaggiatori solitari
Casa editrice: Sabir editore
Anno: 2020