Alla fine degli anni Ottanta, quando ancora non sapevo che mestiere avrei fatto da grande, avevo l’abitudine di ritagliare dai quotidiani gli articoli che ritenevo più importanti e di incollarli su un quadernone (con la copertina grigia e verde, chissà se è ancora in qualche scatolone dopo tanti anni e tanti traslochi). Uno di quegli articoli, dei primi di novembre del 1989, era sulla caduta del Muro di Berlino. Un momento che mi è rimasto impresso e che costituisce la molla da cui muove la vicenda raccontata dal giornalista e sceneggiatore Andrea Purgatori, volto noto della tv, autore di “Quattro piccole ostriche” (HarperCollins).
La vicenda si dipana tra il 1989 e il 2019, il trentennale della caduta del Muro. Nell’albergo di lusso dove vive, un uomo di nome Wilhelm Lang riceve una lettera inattesa, che apre la porta su un passato che pensava sepolto, quando il suo nome era Markus Graf. Il mittente è Greta, la sua amante del tempo, la sua collega del tempo in cui era una spia della STASI. Nello stesso momento, nel parco del Tiergarten di Berlino, un diplomatico russo viene ucciso da un colpo di pistola.
A indagare, tra gli altri, c’é Nina Barbaro, poliziotta di origine italiana, che non crede che dietro il delitto ci sia l’ISIS, nonostante stia ricevendo forti pressioni politiche per chiudere in fretta il caso trovando i colpevoli più comodi. Il suo passato nasconde segreti inconfessabili, ma nulla è per sempre.
Al centro della trama c’è il cosiddetto progetto Walrus (citazione di una canzone dei Beatles e di una favola nera contenuta in Alice nel Paese delle Meraviglie), che prevedeva – attraverso l’ipnosi – la creazione di quattro spietati “agenti dormienti”, addestrati per uccidere e invincibili sul campo: macchine, non uomini, al punto di essere identificati come Uno, Due, Tre e Quattro.
Tra Est e Ovest, tra fame di libertà e di potere, il progetto riaffiora trent’anni dopo, in una Berlino che per quelli della mia generazione è stata la città del Muro, la città simbolo della Guerra Fredda ma anche quella di Christiane F. (il personaggio di Nina Barbaro cresce in quel contesto).
Spionaggio, controspionaggio, sigle che si accavallano, tradimenti e rimorsi si rincorrono per tutto il romanzo. Fedele alla prima regole delle spie (“Tre persone possono mantenere un segreto, se due sono morte”) Purgatori costruisce una trama convincente, tra storia e fantasia, tra presente e passato, con molte concessioni ai maestri del genere, uno su tutti John le Carré.
Cos’è che guasta il perfetto ingranaggio messo su dal “Circo”, cioè dal mondo delle spie? Sono i sentimenti: il rapporto che legava Markus a Greta, per cominciare. Lui non può nulla contro il rimorso per il doppio tradimenti di trent’anni prima (nei confronti del suo Paese e soprattutto della sua amata Greta). Oppure quello di Uno con Nina: neanche una vita sotto ipnosi, in cui la regola ferrea è quella della inaffettività, resiste sotto i colpi dell’amore.
Bel libro, che riporta in auge un genere che in passato aveva avuto più fortuna e che ricostruisce un periodo della storia recente ancora ricco di misteri.
Titolo: Quattro piccole ostriche
Autore: Andrea Purgatori
Editore: HarperCollins
Anno: 2020
Pagine: 352
Prezzo: 18,50 €
1 commento
Veramente una bella lettura con una sceneggiatura travolgente. Grande Andrea riposa in pace