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Non è stagione – Antonio Manzini

Non è stagione

Romanticamente disilluso come il solitario Philip Marlowe. Dal passato scomodo nonché perso in amori distruttivi come Pepe Carvalho. Dai modi spicci ma con la paura di invecchiare come Salvo Montalbano. Poco in comune invece con il corpulento Nero Wolfe e le sue orchidee e con l’elegante ed imborghesito Jules Maigret, se non l’appartenenza al genere poliziesco. O noir. O, per dirla con idioma squisitamente d’oltreatlantico, hard boiled.

Ecco, ladies and gentleman, Rocco Schiavone, il “commissario”, il “detective” (poco importa se, in realtà, è “solo” vicequestore). Colui che, come da copione, tenta di risolvere intricati casi criminosi al fine di difendere i buoni dalle grinfie dei cattivi, le cui avventure ci vengono raccontate, nel più classico dei modi, sotto forma di romanzo seriale. “Non è stagione” è, infatti, il terzo romanzo di Antonio Manzini che vede lo stesso protagonista, dopo “Pista nera” (2013) e “La costola di Adamo” (2014), sempre editi da Sellerio.

In comune con i due precedenti, anche l’ambientazione ad Aosta, dove Rocco è stato trasferito per punizione da Roma, sua città natale, a causa dei suoi metodi sbrigativi, al di là dei limiti imposti dal protocollo giudiziario, tanto da aver pestato i calli a qualcuno di importante, sia per le sue amicizie giovanili in ambienti contigui al mondo della criminalità.

La disarmonia con il luogo (simboleggiata dalla neve che cade a maggio, decisamente fuori stagione, elemento che dà il titolo all’opera) è fondamentale: Rocco non ama particolarmente la città dove è costretto a vivere, piccola da essere un paesotto in cui tutti sanno tutto di tutti, graziosa e ordinata ma non a sufficienza da dimostrarsi impermeabile alle infiltrazioni malavitose.

Il resto, in “Non è stagione”, è di una modernità disarmante, purtroppo tristemente e tipicamente italica: l’impresa edile impegnata in appalti pubblici finanziariamente in cattive acque, tanto da chiedere aiuto alla ‘Ndrangheta, la quale, nel frattempo insediatasi nella Vallée, dopo aver praticato tassi da usura, mira al controllo dell’azienda stessa. La vicenda sfocia nel rapimento della figlia diciottenne del titolare, su cui Rocco si trova ad indagare assieme ai suoi simpatici collaboratori, fra scherzi e screzi d’ufficio e qualche canna fumata di nascosto. Partendo da uno strano incidente stradale…

Ci sarà lieto fine? Se sì, una volta ogni tanto la vita può anche sorridere?
Ma, si sa, per un personaggio scomodo e controverso, come Rocco Schiavone, la felicità è ciò che ti porti a casa dopo un baratto in cui hai ceduto qualcosa che ti è costato immensamente… E, nel frattempo, l’ombra nera del passato, con un colpo di scena ben orchestrato dall’autore, torna presto a fargli visita…

Un’opera, insomma, in cui gli avvenimenti si susseguono con un ritmo rapido, incalzante, in una sola settimana, scritta con un linguaggio ricco e pronto a cogliere ogni sfumatura.

Dopo Raymond Chandler, Manuel Vazquez Montalban, Rex Stout, Georges Simenon e soprattutto Andrea Camilleri (di cui, guarda caso, condivide la medesima casa editrice, Sellerio) siamo pronti ad annoverare, con le dovute proporzioni, anche Antonio Manzini, augurandogli lo stesso successo dei precedenti… sempre ché i lettori, in Italia, non si dimostrino troppo “devoti” a Camilleri e al suo Montalbano…

Titolo: Non è stagione
Autore: Antonio Manzini
Editore: Sellerio
Anno: 2015

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