Mentre va in ristampa il primo titolo della collana Marta, trattasi di Mare aperto di Strindberg, l’incommensurabile lavoro di scouting di Federico Tozzi, editore in quel di Saluzzo, si spinge ancora più al nord, in mezzo agli iperborei, e ci fa scoprire questo Mánasteinn, il ragazzo che non è mai stato, dello scrittore islandese Sjón.

Di Sjón in Italia è stato pubblicato solo La volpe azzurra, da Mondadori, nel 2006, ed è noto soprattutto per aver scritto i testi di alcune delle più belle canzoni della compatriota Björk, in particolare nel 2001 ha avuto una nomination all’Oscar, insieme a Lars von Trier e alla stessa Björk, per la canzone I’ve Seen it All dal film Dancer in the Dark.

La sua capacità di mettere il mondo in un verso, che gli deriva dal suo essere principalmente un poeta, prestato alla musica e al romanzo, traspare in tutta la sua evidenza in questo straordinario libro che ci trasporta in una favola d’altri tempi, mettendo in scena l’esistenza (o la non esistenza) di Máni, il giovane protagonista, che si trova da comparsa della vita ad essere al centro dell’orchestazione di un grande romanzo di formazione.

Lo scenario della vicenda è l’Islanda dei primi anni del secolo scorso, siamo verso la fine della Prima Guerra Mondiale. In una Reykjavík crepuscolare, quasi pestilenziale (e vedremo perché) arriva da lontano l’eco della Grande Guerra, che si materializza nei rombi e nella spettacolare eruzione del vulcano Katla, che infiamma il cielo come un eterno tramonto, metafora dell’Europa che brucia.

In una Reykjavík già ai margini della Grande Storia arriva anche una pandemia d’influenza spagnola (che fra il 1918 e il 1920 uccise decine di milioni di persone nel mondo) a isolare quella terra sperduta e a consentire a Sjón di creare uno scenario molto simile a quello creato da Albert Camus ne La peste, dove l’epidemia diventava chiara allegoria della Seconda Guerra Mondiale.

L’incipit del romanzo è folgorante e ci introduce in un primo capitolo di sorprendente fascinazione. Le vallate sono dominate dal rumore di una motocicletta che percorre i sentieri come una sentinella. Alla guida c’è la giovane Sóla, eroina di questo romanzo, eterea come un’immagine proiettata sul telo bianco del cinematografo:

«Appare sul ciglio come una dea che si erge dagli abissi marini, il profilo stagliato contro lo sfondo di un cielo in fiamme per l’eruzione del Katla; una ragazza come nessun’altra, vestita di tuta di pelle nera che accentua ogni dettaglio del corpo anziché nasconderlo come dovrebbe, con i guanti neri, un casco sulla testa, gli occhiali di protezione e una sciarpa nera a coprire naso e bocca»

Un’entrata in scena molto cinematografica, molto Quentin Tarantino se vogliamo, mentre Máni continua nella fellatio con la quale sta soddisfacendo il suo cliente di turno, con le orecchie tese nell’ascolto del rombo della motocicletta, simile a una mitragliatrice, che si ripercuote per tutta l’isola.

Máni è un giovane derelitto che vive ai margini della società, quasi invisibile, si prostituisce a uomini più vecchi di lui, per racimolare pochi spiccioli che spende al cinema. Per la società non esiste e lui stesso prende realmente forma solo nel buio della sala cinematografica, al di fuori di questa, alla luce del sole non è nessuno, mentre i suoi sogni, proiettati nel buio, sono più reali della realtà: è una sorta di Tadzio scandinavo.

(Breve parentesi: nel romanzo sono nominati tutti i film che Máni vede al cinema. In questo c’è una grande ricostruzione storica, da vero cinefilo, che Sjón ha compiuto per ricreare l’ambientazione in totale realismo e al tempo stesso la puntuale curatrice della versione italiana, la bravissima Silvia Cosimini, ci riporta nelle note tutte le informazioni necessarie sui vari film citati nel testo)

Un romanzo che è un grande inno alla potenza creatrice della giovinezza, uno stato che non può essere per sempre. Infatti per via della spagnola i cinema dovranno chiudere, essendo luoghi che facilitano il propagarsi dell’influenza, e Máni sarà costretto a perdere la sua innocenza, sarà costretto ad agire, ad uscire dal buio per iniziarsi alla vita vera.

Non a caso viene citata una canzone del 1915, di autore anonimo, Billy:

Primavera si fa autunno in una notte
Sui campi fiamminghi
Anzitempo si falciano le messi
Le chiome tue ramate
Raccolto di un pasto beccato da corvi

Máni è un giovane Billy Budd, l’eroe del celebre racconto di Melville, pubblicato postumo nel 1924, entrambi sono puri di cuore, sognatori, non sono fatti per questo mondo, ma della stessa sostanza di cui son fatti i sogni, ed entrambi pagheranno questo essere radicalmente buoni, diventando dei capri espiatori, non riuscendo ad integrarsi nella società umana, ad interagire con quell’Uomo, homo homini lupus, che ha dato il via alla Tempesta della Grande Guerra.

Sjón
Mánasteinn
Traduzione di Silvia Cosimini
Federico Tozzi Editore
2019