Dopo la parentesi dedicata al giallo, con L’amante giapponese Isabel Allende torna a quello che sa raccontare meglio: la storia di una vita e di un amore che supera ogni cosa e ogni definizione.
Alma è una bambina, in fuga dalla guerra ormai alle porte della Polonia. Spaventata, sola, giunge a San Francisco a casa degli zii che non ha mai visto prima. Qui conosce Ichimei Fukuda, il figlio del giardiniere di famiglia. Fra i due bambini si crea subito un legame speciale che, unito all’amicizia con il cugino Nathaniel, permette ad Alma di superare la separazione dalla famiglia e adattarsi alla nuova realtà americana.
Queste due relazioni accompagneranno Alma per tutta la vita, aiutandola a sopravvivere alle avversità e alle interferenze della storia. Alla storia di Alma – e delle famiglie Belasco e Fukuda – si intreccia quella del nipote Seth e di Irina, aiutante degli anziani presso la casa di riposo di cui Alma è ospite e sua assistente personale. Incuriositi dalle foto dello sconosciuto giapponese e dalle misteriose fughe temporanee di Alma, saranno i due ragazzi a spingere la donna a raccontare.
Ne L’amante giapponese, Isabel Allende esplora, come nei due romanzi precedenti, il rapporto fra diverse generazioni. Alma e Irina, pur molto diverse fra loro, sono unite da un legame particolare. Entrambe sono donne complesse, con un carattere indipendente, ma allo stesso tempo con proprie debolezze e insicurezze, costrette a compiere nella loro esistenza scelte difficili.
Alma è decisa, cerca di conservare il più possibile la propria autonomia anche a ottant’anni e difficilmente permette agli altri di avvicinarsi. Con il tempo, tuttavia, Irina le diventa indispensabile, sia nelle faccende quotidiane, sia per mettere ordine nel suo passato. Irina, dal canto suo, ha vissuto nei suoi ventitré anni esperienze orribili e riesce a sopravvivere solo chiudendosi al mondo. È solo grazie agli anziani di Lark House che riesce a lasciarsi alle spalle il passato, a perdonare e a lasciarsi amare.
Lark House, del resto, è un’isoletta ideale dove tutti vorremmo trascorrere la nostra vecchiaia o vedervi invecchiare i nostri cari. Un covo di arzilli vecchietti rivoluzionari che ogni venerdì protestano contro le ingiustizie del mondo, si innamorano e si comportano come se l’età fosse solo un inconveniente.
Il fil rouge del romanzo L’amante giapponese resta la relazione fra Alma Belasco e Ichimei Fukuda: un amore eterno e inevitabile, capace di superare le distanze geografiche e temporali e di riaccendersi a ogni incontro. Un amore che non perde la sua purezza neanche dopo sette decenni.
Si può amare a ogni età, ci ricorda Isabel Allende. Si possono fare scelte stupide per amore, si può cercare di rinunciare all’amore innanzi agli apparenti ostacoli della vita e della storia, ma solo l’amore è in grado di dare un senso all’esistenza e di accompagnarci per sempre.
PS: Isabel Allende è stata una delle mie scrittrici preferite durante l’adolescenza. Ho letto e riletto più volte La casa degli spiriti, D’amore e d’ombra e Il piano infinito. Ho sottolineato e trascritto frasi e sono convinta di saperne tuttora alcune a memoria. Ancora oggi, appena esce un suo nuovo libro non vedo l’ora di leggerlo.
Autore: Allende Isabel
Titolo: L’amante giapponese
Titolo originale: El amante Japonés
Traduzione: Liverani E.
Editore: Feltrinelli
Anno: 2015