Tra i cinque libri che hanno conquistato il Premio Selezione Campiello 2019 ho scelto di leggere “La vita dispari” di Paolo Colagrande, pubblicato da Einaudi. Mi sembrava quello più surreale e non sono stato deluso: cercavo un romanzo originale e questo è sicuramente un titolo che rispecchia le aspettative.

Si presenta come la storia di un bambino che vede il mondo solo a metà, o meglio, ha difficoltà a interpretare la parte di sinistra ogni qual volta ci sia una linea verticale che ne tracci un’ipotetica divisione.

La vita di Buttarelli viene raccontata come fosse un lungo resoconto di quanto lo zio del narratore gli abbia riferito del protagonista. Uno zio, Gualtieri – lo scopriamo dalle prime righe – che racconta le cose per intermittenze e ricadute, con un andamento centrifugo che disperde il discorso in tanti temi satellite, magari interessanti, ma di poca economia d’insieme.

Pagina dopo pagina riviviamo degli episodi che hanno contraddistinto l’esistenza di un bambino che viene sempre nominato per il solo cognome, Buttarelli, e che diventa via via ragazzo, uomo, vecchio. Scopriamo così come l’infanzia fosse segnata da un’anomalia che impediva al bambino, ad esempio, di riuscire a leggere tutte le pagine pari, limitandosi alle sole pagine dispari. Ma questo aspetto, che viene definito il meccanismo della specularità, rappresenta solo una delle tante particolarità che affliggono il protagonista. Anche durante le fasi di crescita saremmo sempre di fronte a una persona eccezionale, dalle capacità neurologiche del tutto uniche, ma anche davvero alienato.

Tra i personaggi che compaiono lungo lo strano percorso esistenziale di Buttarelli troviamo la direttrice Maribèl, le compagne di scuola Eustrella e Ottilia, l’amico Bioli, il compagno della madre vedova Fulgenzio, la collega di lavoro Ciarma Schwartz, la donna che sposerà, Berengaria. Tutti nomi particolari vero?

Se da un lato non si può non avere che un’ottima opinione dell’opera di Colagrande, dall’altra l’esperienza di lettura risente di una difficoltà nel seguire le vicende narrate, in quanto si incontrano tante divagazioni, alle volte umoristiche, altre volte più cervellotiche. Ci si perde insomma per strada, si deve compiere uno sforzo che il lettore meno abituato potrebbe ritenere eccessivo. Ma l’autore-narratore ci aveva avvertiti subito di questo: diamo quindi la colpa allo zio Gualtieri!

In sintesi un romanzo che si ricorda con il sorriso, pazzerello e intelligente, un po’ ostico da leggere e quindi non proprio per tutti.

Autore: Paolo Colagrande
Titolo: La vita dispari
Editore: Einaudi
Anno: 2019