La notte ci viene incontro. E poi, rischia di non abbandonarci più. Abbiamo un bel daffare a cercare qualche angolo di luce. Luce che illumina il buio, luce che dà alle tenebre un significato valido per la nostra vita, senza il quale non saremmo in grado di discernere il bene dal male. Ma il rischio non è tutto qui, anzi. Perché c’è il pericolo di scambiare per luce trasparente e pura ciò che sembra tale ma non lo è, rivelandosi solo un temporaneo ed effimero bagliore. Si chiami esso “quello che credevamo Amore” ma che ci siamo poi accorti non avere la lettera maiuscola, e di non esserlo nemmeno. Tale fugacità assume talvolta le sembianze del repentino fulgore del fuoco, ovverosia della vendetta, che scegliamo perché “purifica, rigenera, disinfetta, liquefa, trasforma, crea nuovi composti, nuovi equilibri”. Ma che rischia però di scapparci di mano, alimentando il nostro rancore di un sapore amaro come la vita, piacevole all’inizio in fondo, ma che in breve tempo, trasformandosi in una disperata vuota insipienza, ci può dirigere sulla strada del rimorso, del pentimento.
E’ tutta qui, poeticamente narrata, l’esistenza del tetro protagonista della seconda fatica letteraria di Claudio Grattacaso, salernitano, professione insegnante di scuola primaria. Ne esce fuori questo Raffaele Apostolico, autista, filosofo mancato, abitante nel sud dell’Italia, reso pessimista, annichilito in via, vien da dire, pressoché definitiva, da una serie di disgrazie che si abbattono sulla sua vita: la scelta “di comodo” di un mestiere che lo porta a contatto con personaggi sì potenti (e con l’immancabile beneplacito politico) ma altrettanto disonesti e corrotti, sui loschi affari dei quali è impossibile non rimanere invischiati; la malattia e poi la morte dell’amata madre; una figura paterna all’improvviso demistificata; l’abbandono da parte dell’eterna fidanzata e la sua successiva sostituzione con una relazione che si rivelerà “malata” perché originatasi all’interno dello stesso mondo corrotto in cui la virtù è vizio e il vizio virtù.
Da segnalare che, da opporre a questa oscura valle di lacrime, l’autore non abbia da suggerire alcuna soluzione davvero rigeneratrice, solo vie palliative: fuga o ritorno verso luoghi d’infanzia non più recuperabili. Oppure dar sfogo al proprio impeto vendicatore…
Raffaele Apostolico è senz’altro una figura con la quale il lettore si rapporta con difficoltà, addirittura con fastidio: la sua debolezza, i suoi pensieri cupi, il suo stato d’animo lugubre e sfiduciato ci inducono a respingerlo con forza. Ma, immancabilmente, non possiamo non percepirlo vicino, quale parte recondita della nostra anima. Alzi la mano infatti chi, alzandosi dal letto un mattino, non si sia sentito, almeno una volta, sconfortato, disilluso, con una tristezza addosso che non gli permetteva di affrontare la giornata. Quella volta in cui, insomma, per la nostra speranza, nonostante le luci del mattino, era ancora notte fonda…
Autore: Claudio Grattacaso
Titolo: La notte che ci viene incontro
Editore: Manni
Anno: 2017