Arriva a sorpresa – un po’ come è successo per Millennium, con la pubblicazione di un nuovo romanzo che aggiunge un capitolo alla saga svedese di Stieg Larsson – la quarta puntata di quella che, per forza di cose, non è più la Trilogia del Male di Roberto Costantini.
Ci sono analogie tra le due serie: essere pubblicate entrambe dalla casa editrice veneziana Marsilio, essere costruite con un intreccio così fitto di rimandi e autocitazioni da rendere impossibile affrontarle come romanzi isolati. E poi la forza dei protagonisti: Kalle Blomqvist da una parte e Michele Balistreri dall’altra.
Ci sono grandi differenze: Millennium prosegue grazie alla penna di un nuovo scrittore, David Lagercrantz, vista la prematura scomparsa di Larsson. Non sapremo mai, quindi, quali erano le vere intenzioni, gli sviluppi immaginati dall’inventore della saga scandinava. Per quanto riguarda il Male, invece, è ancora Roberto Costantini a raccontare le gesta del suo poliziotto anti-eroe. Ma, nonostante alcuni fugaci quanto puntuali rimandi alla trilogia, con La moglie perfetta sembra intenzionale la volontà di discostarsi dalle complesse vicende storiche che avevano puntellato Tu sei il male, Alle radici del male, Il male non dimentica.
L’inizio può trarre in inganno: sembra quasi che Costantini peschi dalla cronaca nera dell’ultimo periodo per immergere la sua storia nel cosiddetto mondo di mezzo, quello degli appalti e del malaffare romano che tante pagine di giornale ha riempito tra il 2014 e il 2015. E così il “Sordomuto” del libro, per analogia, ci fa venire in mente quello che in realtà è Massimo Carminati, il “cecato”, guercio da un occhio. Entrambi hanno un passato nell’estrema destra, entrambi si muovono in quel torbido sottobosco fatto di corruzione e appalti. E invece, inaspettatamente, irrompe un nuovo filone, quello che ruota attorno ad almeno cinque persone: uno studioso americano, la giovane moglie e la giovanissima e sfrontata sorella di lei. E poi uno psicologo, Nanni, sposato con un pubblico ministero, Bianca, che segue, tra le altre, anche l’inchiesta sugli appalti. L’intreccio è ancora una volta avvincente, il linguaggio (uno dei punti di forza del romanzo) crudo e reale, il disegno dei personaggi riuscito. Le allusioni alla cronaca nera italiana sono molteplici: non si faticherà a riconoscere più di un cenno alla vicenda di Amanda Knox e Meredith Kercher. Probabilmente Costantini sfrutta una storia fin troppo conosciuta e dibattuta in TV per ricreare un clima – so che suona male, ma non posso che definirlo così – “familiare” per i lettori. Pagina dopo pagina, tutti i nodi vengono al pettine, si svelano menzogne, drammi personali, vecchi rancori.
Paradossalmente, pur essendo assolutamente protagonista della vicenda, a restare più sfumato è proprio il commissario Balistreri. Forse perché nei tre romanzi precedenti le indagini si erano intrecciate profondamente e dolorosamente con le sue vicende personali e con misteri legati alla sua infanzia, stavolta la partecipazione emotiva del commissario – che risolve comunque il giallo – sembra minore. Il distacco e il disincanto, l’età e la nuova condizione familiare (chi ha letto la Trilogia del Male sa a cosa mi riferisco) lo rendono a tratti meno profondo, meno coinvolto di alcuni dei comprimari della vicenda. Tra questi, meritano una citazione lo psicologo Giovanni Annibaldi e la moglie Bianca Benigni. È grazie soprattutto a loro che Costantini riesce ad approfondire la tematica che dà il titolo al romanzo: perché tutto il racconto gioca sul significato dell’amore, della coppia, delle rinunce e delle passioni. Non posso aggiungere altro: si tratta di un giallo a incastro, e svelare anche il più piccolo dei tasselli rischierebbe di rovinare la sorpresa della lettura.
Infine, una constatazione. Grazie al distacco dai temi a cavallo tra Italia e Libia dei primi tre libri, Costantini traccia una nuova via per il suo poliziotto. Ma che all’orizzonte può portarlo ad un bivio pericoloso: se in un modo gli offre tante nuove possibilità di indagini e trame, dall’altra, senza la drammatica forza di un passato che condiziona le sue azioni, rischia di farlo diventare l’ennesimo anonimo commissario di tanta letteratura gialla, non più l’intrigante Michele Balistreri.
Roberto Costantini
La moglie perfetta
Marsilio, 2016