Paragonato agli irresistibili e magnetici thriller contemporanei “Gone Girl”, di Gillian Flynn, e “La ragazza del treno” di Paula Hawkins, La donna alla finestra di A.J. Finn (Mondadori, 2018) ha raggiunto la fama internazionale, aggiudicandosi la traduzione in più di quaranta paesi e l’adattamento cinematografico, diretto dall’acclamato regista Joe Wright.

Per il suo romanzo d’esordio, l’ex editor newyorkese Finn sceglie uno stile che assomiglia al linguaggio cinematografico, con periodi brevi, frasi incisive e capitoli di poche facciate. Il lettore potrà divorare le quattrocento pagine del libro in meno di due giorni.

La narrazione è in prima persona e il punto di vista è quello della protagonista, Anna Fox, affermata psicologa infantile di trentanove anni, auto-confinatasi tra le mura della sua imponente abitazione a più piani, in seguito alla diagnosi di agorafobia.

Fin dalle prime pagine, il lettore apprende che il timore di trovarsi in spazi aperti viene in seguito a un trauma, che allontana Anna Fox dalla sua famiglia e dai suoi colleghi di lavoro. Gli unici contatti che ha, seppur molto sporadici, sono con la sua nuova vicina Jane Russell, il suo inquilino del piano inferiore David e Bina, l’insegnante di ginnastica a domicilio.

Anna sviluppa un rapporto morboso con la sua Reflex, che usa per spiare l’andirivieni dei suoi vicini, dalla finestra: loro sono il suo unico contatto con il mondo esterno e con la realtà, la linfa vitale di cui si nutre, prima di sprofondare nel buio del suo salotto, a guardare vecchi film di Hitchcock fino ad addormentarsi, intontita dal mix di vino e psicofarmaci.

Questa routine masochista, tossica e auto-commiserativa viene interrotta, come una scossa vigorosa, quando Anna assiste, involontariamente, all’omicidio dell’affascinante ed enigmatica vicina Jane, durante una delle sue quotidiane incursioni fotografiche.

Trovata la via di fuga dal continuo rimuginare sulla sua precaria condizione psicofisica, la protagonista investe tutte le energie rimanenti nel convincere i detective della colpevolezza del marito della vittima, sfidando l’evidenza, che la ritrae come una donna alcolizzata, sola, e in preda ad allucinazioni e visioni causate dai potenti psicofarmaci che assume.

Nel romanzo, l’autore sceglie di concedere maggior spazio alla malattia della protagonista, che alla donna che ne soffre, lasciando al lettore pochi indizi sulla sua fisicità, carattere e personalità. Un passo voluto, probabilmente, per enfatizzare quanto il trauma passato stia schiacciando la sua identità. Uno dei pochi passi descrittivi di Anna Fox si trova all’inizio del romanzo:

“Mi guardo allo specchio. Rughe che si irradiano negli occhi. Una massa di capelli scuri, qua e là tigrati di grigio, sciolti sulle spalle; una peluria corta e ispida sotto le ascelle. La pancia è un po’ molliccia. Le cosce sono punteggiate dalla cellulite. La carnagione è di un pallore quasi osceno, le vene si stagliano violacee su braccia e gambe. Cellulite, peluria, rughe: avrei bisogno di manutenzione. […]

Abbasso gli occhi sulle dita dei miei piedi che si increspano sulle piastrelle: lunghe e affusolate, una (o dieci) delle mie caratteristiche migliori, sembrano diventate gli artigli di un piccolo predatore. Frugo nell’armadietto dei medicinali, dove le boccette di pastiglie sono impilate luna sull’altra come totem, e pesco il tagliaunghie Quanto meno un problema che posso risolvere”.

Consiglio La donna alla finestra a chi cerca una lettura dalla soddisfazione immediata: poco riflessiva, molto stimolante. I sensi del lettore rimangono vigili, il suo corpo bloccato, impossibilitato a muoversi finché non arriva al finale del libro.

La lettura di questo romanzo non è molto diversa dalla visione di un film thriller. Quando il mistero viene svelato, si ripensa alla marea di pagine appena lette e, del viaggio letterario, ci si ricorda poco, se non l’originalità della trama, ed emerge subito la voglia di tornare alla lettura di un classico. Il desiderio di farsi un’altra abbuffata letteraria, però, rimane; per fortuna l’autore ha dichiarato di essere prossimo alla pubblicazione del suo secondo romanzo.

Tuttavia, risulta difficile prendere seriamente quest’ultima dichiarazione, visto quanto pubblicato sul New Yorker a febbraio 2019: un exposé che vede protagonista, questa volta, Dan Mallory (alias A.J. Finn), accusato di aver fabbricato continue bugie, speculando sulle condizioni di salute dei familiari, inventandosi di possedere due dottorati, nonché fingendo di essere malato di cancro. Il mistero si infittisce quando leggiamo, sul New York Times, che esistono diverse somiglianze tra il suo romanzo d’esordio e quello di un’altra scrittrice, precedentemente pubblicato: i due scritti sembrano essere stati ideati nello stesso anno e risulta, quindi, molto difficoltoso stabilire se sussista o meno l’accusa di plagio.

Seppur rimanendo sospettosi della dubbiosa condotta dell’autore, i lettori potranno lasciarsi stupire dai colpi di scena che animano La donna alla finestra, anche sul grande schermo. Il film, in uscita nel 2020, vede come protagoniste Julian Moore e Amy Addams.

Autore: A.J. Finn
Titolo: La donna alla finestra
Editore: Mondadori
Traduzione: Stefano Bortolussi
Pagine: 350
Anno: 2018