La Casa sull’Argine di Daniela Raimondi è una saga familiare che, ai lettori più appassionati, ricorderà la letteratura sudamericana de La Casa degli Spiriti e di Cent’Anni di Solitudine. I Casadio sono una famiglia di contadini che vive a Stellata, un paese al confine tra tre regioni, Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto, in una casa coloniale costruita lungo l’argine del Po.

“Era un borgo di poche centinaia di abitanti, raccolto tra la strada e il fiume; un paese povero, ma con un nome tanto bello da non sembrare vero.”

Tutto ha inizio con il matrimonio di Giacomo Casadio e la zingara Viollca Toska. Alla tradizione contadina dei Casadio si mischia così la magia degli zingari, fatta di credenze, di visioni e di tarocchi. Sarà “colpa” di Viollca se la famiglia si è imbastardita, come ripeteva spesso la nonna della nostra narratrice, mentre prepara la sfoglia per le tagliatelle.

Dal fatidico matrimonio i Casadio si dividono in due grandi gruppi: quelli biondi con gli occhi chiari, visionari e sognatori; quelli con occhi e capelli corvini da zingaro, con il potere della preveggenza. Nel 1800, in seguito alla morte del marito, Viollca ha una terribile visione del futuro della casata dove un matrimonio sbagliato, una gravidanza e l’acqua scura porteranno a una morte tragica e inspiegabile.

Un’unione sbagliata… un matrimonio in seno a quella famiglia di sognatori… e una sventura enorme, una morte tragica… forse più di una, e legate a un bambino, o a una gravidanza.
Più Viollca si addentrava nel mistero racchiuso in quella carta, più la sua angoscia cresceva. La zingara chiuse gli occhi, spaventata, concentrandosi nel tentativo di scoprire di più. […]
Però le apparvero solo immagini sfocate: vide acqua, un turbine d’acqua nera…
Di colpo, Viollca si sentì precipitare, trascinare nel gorgo. Le mancava l’aria… sarebbe soffocata… Portò le mani alla gola, poi raccolse le sue forze e spalancò la bocca, liberando un grido. […]
Tutti in famiglia dovevano sapere, tutti dovevano comprendere l’orrore che incombeva su di loro.

Alcuni di loro parleranno con i morti della famiglia e, ogni tanto, ci giocheranno pure a carte, come se i Casadio fossero in grado di trascendere la vita e la morte. Così, per tutto La Casa sull’Argine, i morti non avranno mai un vero eterno riposo perché, come angeli custodi, saranno sempre al fianco dei vivi.

Solo dopo anni, i tratti somatici di sognatori e zingari, inizieranno a mescolarsi, possibile presagio dell’avvicinarsi della sventura predetta da Viollca anni prima.

La storia dei Casadio si snoda intorno alla terribile profezia di Viollca che incombe sulla famiglia, generazione dopo generazione. Per quanto ogni membro della famiglia venga sapientemente messo in guardia, con il passare degli anni, la profezia diventa qualcosa di cui ridere e burlarsi durante i pranzi domenicali.

Così i Casadio continuano a venire al mondo, cambiano cognome (diventando Martiroli), prosperano, muoiono, sognano, sbagliano come ogni persona che si rispetti. Lavorano la terra, partecipano ai moti rivoluzionari, combattono, vanno in guerra, si perdono e si ritrovano, mettendo in luce temi e criticità di 200 anni di storia italiana.

Non è solo la magia di Viollca che pervade il romanzo, ma anche la tradizione contadina e il miracolo di Santa Caterina. Neve, uno dei personaggi più affascinanti e intensi, dopo una grave malattia, rimane paralizzata. La bimba ricomincerà a camminare dopo aver parlato con la Santa e, da quel momento fino al suo ultimo respiro, emanerà un profumo delizioso quando è felice.

Neve era cambiata. Da lei ora emanava un profumo delizioso che, nei momenti di grande gioia, diventava più intenso. D’estate, poi, non era raro vederla correre cantando per i campi seguita da uno sciame di api. Molte le cadevano ai piedi ubriache, perduta la via del ritorno e sopraffatte dal suo dolcissimo aroma.

Neve, da bimba miracolata, diventa una donna moderna, in grado di tenere in piedi la famiglia, affrontando momenti controversi e complicati (dal non desiderare il decimo figlio a non volere più il marito). Non possiamo biasimarla per nessuna delle sue scelte: con i mezzi che una donna aveva nella prima metà del ‘900 ha fatto del suo meglio per rispettare se stessa e farsi rispettare a sua volta.

Ma i Casadio non prospereranno solo a Stellata, lungo il Po. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, insieme a moltissime altre famiglie, andranno a cercare fortuna e ricchezza al Nord, a Viggiù, al confine con la Svizzera. 
Proprio da Viggiù Donata partirà con i tarocchi di Viollca per andare a studiare a Milano, immergendosi totalmente nel clima politico del ‘68 e negli Anni di Piombo. Fervente rivoluzionaria e combattente, Donata verrà accecata dalla lotta armata e ci insegnerà che la violenza in nessun caso è una soluzione.

Il ruolo della poesia nella narrazione de La Casa sull’Argine

Daniela Raimondi è una poetessa, abituata a raccontare il mondo in versi. Questa peculiarità dell’autrice si riversa nelle pagine de La Casa sull’Argine: con il ritmo del lento scorrere di un fiume, il lettore viene guidato nella scoperta delle vicende storiche (Garibaldi, l’Unità d’Italia, le Grandi Guerre e gli Anni di Piombo), diventando impetuoso con il culminare degli eventi che vede i Casadio protagonisti in prima persona.

Sarà facile ritrovare frammenti della nostra storia di famiglia, ripercorrendo anche il nostro passato fin dai primi ricordi di infanzia. Con maestria ed eleganza, la Raimondi ci ricorda che, come i Casadio, la famiglia è il luogo in cui tutti, prima o poi, torniamo.

Autore: Daniela Raimondi
Titolo: La Casa sull’Argine, La Saga della Famiglia Casadio
Editore: Nord
Anno: 2020