La casa delle parole di Cècile Coulon, uscito in Italia per Keller editore, ti mette sotto sopra. L’autrice ruota totalmente il piano delle aspettative del lettore che si appresta a leggere questo libro, imponendogli di scorgerne la chiave di lettura in un orizzonte capovolto, in cui le sicurezze del bibliofilo vengono scardinate in un paesaggio che alle prime disorienta. Perché La casa delle parole è un libro sui libri che fa scricchiolare l’amore incondizionato per i libri, celebrato, per esempio, da Bradbury in Fahrenheit 451.
Nel Paese senza nome in cui si svolge la vicenda, i libri sono il perno intorno a cui ruota tutto. Le autorità hanno trovato il modo di garantire l’ordine sociale: i libri diventano la droga che acquieta le masse e le distoglie dalla dipendenza da sostanze ben più costose in termini di sicurezza e integrazione sociale.
“La lettura produceva effetti spettacolari: non rendeva i pazienti nè migliori nè peggiori, ma per la prima volta da quando avevano smesso di bucarsi, sniffare, fumare tutto quello che gli passava per le mani, il corpo, di nuovo attivo, esultava. Le emozioni aumentavano, e loro si lasciavano trasportare. Le parole avevano risuscitato l’oggetto della loro dipendenza iniziale: il libro non aveva niente di illegale. Potevano quindi darsi alla pazza gioia”.
Le case editrici in difficoltà vengono riorganizzate e trasformate in Case delle Parole: gigantesche macchine sputa-libri che non chiudono mai. I libri si vendono a decine di migliaia e, quando le autorità fiutano la possibilità di aumentare ulteriormente i profitti, danno inizio a quelle che diventano Manifestazioni ad Alto Rischio: orde di lettori spasimati pronti a pagare il prezzo del biglietto dello stadio per ascoltare nuovi racconti e cedere in un orgasmo collettivo alle emozione suscitate.
Ma in questa società idilliaca, in cui le letture sostituiscono le partite di calcio e i libri gli stupefacenti, qualcosa stride. Uno stridore acuto che il lettore confuso e smarrito avverte in un crescendo di sensazioni contrastanti, una commistione tra l’iniziale approvazione e i successivi sospetti sulla bontà dell’operazione.
A insinuare nel lettore i dubbi sull’utilità delle Case delle Parole sono i frutti della loro incessante produzione: libri Brividi, libri Risate a Crepapelle, libri Tristezza, libri Odio, libri Tenerezza che hanno l’unico merito di infiammare masse eccitate disposte a tutto pur di possederli e farsi travolgere dalle emozioni promesse.
“Ogni copia ostentava sulla copertina la categoria emozionale di appartenenza, seguita da un numero corrispondente alla data di stampa. Nessun riassunto, niente biografia, nè prefazione, tanto meno una foto. Solo testo. Le Case delle Parole non perdevano tempo a inventare frasi allettanti: il riferimento alla sensazione agognata bastava ad assicurare vendite astronomiche. La Manifestazione era una dimostrazione di sottomissione affettiva: ventimila paia di gambe, di occhi, di emisferi cerebrali pagavano perchè gli iniettassero centodieci pagine – massimo – di amore, rabbia, orrore o miracoli”.
Che fine ha fatto la Letteratura?
Nel Paese senza nome che racconta l’autrice, la Letteratura è vietata: i testi complessi costituiscono un intralcio allo svolgimento del programma di mantenimento dell’ordine sociale, così tutte le opere classificate come Letteratura sono state bandite e i vecchi romanzi, racconti e saggi politici raccolti per riutilizzarne la carta in favore dei nuovi. Fino a quando la dottoressa Nox e l’agente 1075…
Un romanzo di celebrazione e di denuncia quello della Coulon che rivede e aggiorna la visione di Bradbury in Fahrenheit 451. Nell’opera aleggia una feroce critica ai lettori e alle case editrici di oggi, pronte a stampare in migliaia di copie – e a dare in pasto a lettori impoveriti e affamati di emozioni – libri Spazzatura che Montag, forse, avrebbe fatto bene a bruciare.
Complimenti a Keller editore per muoversi contro corrente e aver tradotto e pubblicato in Italia il romanzo della Coulon. A soli 25 anni, promessa della letteratura francese, l’autrice ha ancora molto da imparare dai grandi classici della sociologia fantascientifica (1984 di Orwell, Il mondo nuovo di Huxley, Fahrenheit 451 di Bradbury, La possibilità di un’isola di Houellebecq, Cecità di Saramago, Nel paese delle ultime cose di Auster, La strada di McCarthy, Il signore delle mosche di Golding e via discorrendo). Ma La casa delle parole è un romanzo intelligente e acuto che merita sicuramente di essere letto.
Autore: Cècile Coulon
Titolo: La casa delle parole
Editore: Keller
Anno: 2015