Mentre si continua a parlare della saga di Harry Potter, J.K. Rowling è ormai conosciuta e apprezzata anche per la serie di libri per adulti iniziata proprio con Il seggio vacante nel 2012.
Prima di tutto, colpisce il fatto che Il seggio vacante sia, per il momento almeno, l’unico romanzo dichiaratamente per adulti di Rowling uscito a suo nome (a differenza, ad esempio, della serie Cormoran Strike per la quale usa lo pseudonimo di Robert Galbraith), nonché l’unico a sé stante.
Una storia, in effetti, che, sebbene marchiata dalla distintiva capacità di Rowling di tratteggiare veri e propri universi di carta e gestire trame che interessano almeno una decina di personaggi, ha uno svolgimento chiuso e un’unità narrativa densa e compatta.
Forse, con il senno di poi, Il seggio vacante non è il libro che ci si aspettava dopo una saga come quella di Harry Potter. Ma, l’autrice sembra ricordarci, questo è un romanzo completamente diverso, in cui prevale il bisogno di immergersi in una realtà cruda, spesso crudele, screziata solo a tratti dalla speranza fugace che qualcosa possa cambiare o andare per il meglio.
La casual vacancy del titolo originale, che indica letteralmente un posto rimasto vacante in modo del tutto inaspettato, è quella di Barry Fairbrother: sposato con quattro figli, appena quarantenne, gioviale consigliere amministrativo – amato, ma al tempo stesso profondamente odiato – dell’incantevole cittadina inglese di Pagford.
Sembra quasi di vederla, Pagford, incastonata nel verde, con i suoi cottage e i giardini perfettamente curati. Una tipica pittoresca cittadina della campagna inglese che si trasforma in un protagonista silenzioso, spesso tetro, tanto quanto Barry – che muore alla terza pagina per un aneurisma cerebrale – è un’assenza presente durante tutta la narrazione.
La morte improvvisa di Barry risucchia vorticosamente ogni patina di candore, ogni falsa percezione sia di Pagford come tranquilla e sonnacchiosa città di provincia, che dei suoi abitanti. Ne emerge un profilo sinistro, in cui vengono allo scoperto risentimenti, rancori repressi e un egoismo bruciante come una ferita aperta in ciascuno dei personaggi.
Il casus belli riguarda il quartiere popolare dei Fields, a metà strada tra Pagford e il vicino centro di Yarvil, periferia degradata che amministrativamente appartiene alla prima con grande sdegno e cruccio dei pagfordiani. Nei Fields, infatti, al posto dei cottage e delle altalene agli alberi di melo ci sono scalcinati caseggiati popolari e famiglie che vivono di sussidi statali. Per non parlare di tossicodipendenti come Terry, sempre sul punto di ricadere nell’abuso di eroina nonostante l’aiuto degli assistenti sociali e il bisogno disperato che hanno di lei i suoi figli.
Non c’è nessuna bacchetta magica che possa far sparire il male, sembra tornare a ribadire Rowling, checché ne pensino i pagfordiani e, in particolare, quei membri del consiglio che, contro la volontà di Barry e dei suoi pochi alleati rimasti in battaglia, cercano di recidere ogni legame tra la loro linda cittadina e la sporca bruttura di tutto il resto.
In effetti, quello creato da Rowling ne Il seggio vacante è un mondo continuamente lacerato da confini e trincee. Una realtà litigiosa e spesso meschina in cui tutti, specialmente dopo la morte di Barry, sembrano incapaci di ritrovare un terreno di convivenza comune, sia all’interno della propria comunità che di ciascuna famiglia.
Unioni all’apparenza consolidate e durature vacilleranno sotto il peso dei rancori, delle colpe, e, spesso, della violenza. Irrequieti figli adolescenti dichiareranno guerra ai propri distratti e confusi genitori. E a poco varrà che annoiate donne di mezza età vomitino, infine, tutto il loro odio per tutto quel conformismo, quel benaltrismo, e ipocrisia che ha saturato progressivamente ogni aspetto della propria vita, fino a far succedere l’irreparabile. Come terra immobile dopo una lacerante scossa di terremoto, tornerà inesorabile l’illusione di una sicura e consolante stabilità.
Autore: J.K. Rowling
Titolo: Il seggio vacante
Titolo originale: The Casual Vacancy
Traduzione: Silvia Piraccini
Editore: Salani
Anno: 2012