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Il libro dei personaggi letterari – Fabio Stassi

Il libro dei personaggi letterari

Sembrerebbe di stare all’ufficio di collocamento, se questi personaggi non fossero già stati collocati in un qualche romanzo di successo. Sembra di assistere anche a un provino teatrale e a uno ad uno questi attori, immortalati in una sola parte, si fanno avanti sotto le luci della ribalta e mettono a nudo il loro personaggio, presentandosi e confessandosi in poche parole.

I personaggi, che ci presenta Fabio Stassi in Il libro dei personaggi letterari, sono in ordine cronologico di apparizione. Dal dopoguerra ad oggi. Da Francesco “Ciccio” Ingravallo, nato nel 1946, fino a Turambo, apparso nel 2013 nel romanzo Gli angeli muoiono delle nostre ferite di Yasmina Khadra.

Parlano tutti in prima persona. Sono confessioni. Sincere, ilari o malinconiche. Tutte oneste. Personaggi con il loro cuore messo a nudo. Letterari ma non immaginari, perché se tra le pagine di un libro hanno preso vita, qui riuniti tutti insieme, in un altro libro, il loro destino si evince ancora più potentemente. Condensati in un gesto, un attimo, un particolare che rivela la loro essenza, per sempre.

Affari di famiglia, anche. Quella strana genia che sono i figli della stessa penna, generati, a volte con dolore, sulla carta.

Ecco Seymour Glass che si presenta:

«Mi ricordo ancora della bicicletta nichelata di Joe Jackson, l’acrobata, e della volta in cui mi fece fare il giro del palcoscenico sul suo manubrio. Avevo cinque anni e non sono più sceso di lì, vi dico».

Ecco che arriva il famoso Holden Cauldfield:

«È inverno. Siedo davanti allo stagno gelato di Central Park. Ho chiesto in giro, ma nessuno ha saputo dirmi dove sono andati a finire le anatre e i pesci che nelle altre stagioni vi nuotano dentro. Né i tassisti della città imperiale, né i professori delle famose scuole che frequento, né i genitori della mia America fasulla. Hanno ritenuta insulsa la domanda, o forse non se la sono mai posta. Niente, insomma, di cui darsi la pena. Ora so che anche loro vivono sotto un lago di ghiaccio e che nulla di ciò che vedo è del tutto vero. Dalla segale non verrà nessuno a salvarmi».

Una carrellata di grandi personaggi, che Stassi lascia che si presentino con parole proprie, descrivendo i loro tratti essenziali, le loro manie e idiosincrasie. C’è Alexis Zorba, creato da Kazantzakis, che tutti immaginiamo con la faccia di Anthony Quinn. C’è Geoffrey Firmin, il console, sempre ubriaco Sotto il vulcano. Un gruppetto di personaggi che abitano lo stesso libro, come si abita un condominio, i Buendía, Aureliano e José Arcadio, insieme a Melquiades.

C’è Robinson Crusoe, ma non quello archetipico, bensì l’impostore, fuoriuscito dalla penna di Michel Tournier. C’è Ponzio Pilato, come se l’è immaginato Michail Bulgakov. E ancora il ragioniere Ugo Fantozzi, Ricardo Reis, Benjamin Malaussène e altri ancora. Personaggi che non diresti mai avere la stessa età, come Salvo Montalbano e Pereira, nati tra le pagine di un libro nel 1994.

Ma anche personaggi come Uno stabile, quello in rue Simon-Crubellier numero 11, a Parigi, nel XVII arrondissement de La vita istruzioni per l’uso di Georges Perec o Parigi, tutta intera, quella tra il 1921 e il 1928 narrata da Hemingway in Festa mobile, best seller di ritorno in Francia dopo i fatti del Bataclan o un intero Continente, protagonista di Memoria del fuoco di Eduardo Galeano.

Personaggi che hanno un destino già scritto. A volte crudele. Quanto vorremmo che la storia dei Finzi-Contini non si fosse interrotta così bruscamente, all’arrivo della guerra e delle leggi razziali o che Oskar Matzerath non avesse smesso di crescere. Quanto vorremmo che Barney Panofsky continuasse a narrare all’infinito e che Ulises Lima e Arturo Belano continuassero a scorazzare per il sudamerica come autentici Detective selvaggi.

Quanto vorremmo che quel treno che attende Anna Karenina non passasse mai. L’unico treno sempre in orario, che passa sempre alla stessa ora, ogni volta alla stessa pagina. Perché sappiamo che è scritto che tutte le famiglie felici si assomigliano fra loro, mentre ogni famiglia infelice è infelice a suo modo.

Infine c’è un bellissimo gioco di società che si può fare con gli amici. In annoiate serate d’inverno, alla luce del fuoco che arde nel caminetto, aprire Il libro dei personaggi come fosse un oracolo, a una pagina a caso. Leggere ad esempio:

«Se, nell’attraversare un bosco di elci, olmi o carrubi o gelsi, vi parrà che sopra di voi salti da un ramo all’altro l’ombra di uno scoiattolo con la penna o di uno strano animale con un berretto di pel di gatto e un fucile a tracolla oppure rimbalzi l’eco di una voce che recita una pagina di Diderot o di D’alembert, non vi crediate ammattiti perché è possibile che abbiate scoperto il luogo dove si nasconde la mia preziosissima biblioteca pensile».

O dello stesso autore:

«Il mio indirizzo: via Pancrazio, Pancrazietti. La città: una qualunque delle nostre malate metropoli del Nord. Vi abito in una casa di una sola stanza, insieme a mia moglie Domitilla e ai miei sei figli, al margine di un inquinato universo senza gioco, illuminato soltanto dalla mia inettitudine».

E chiedere «Chi sono?».

Fabio Stassi
Il libro dei personaggi letterari
Editore: Minimum Fax
Anno: 2015

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