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Il feroce saracino – Pietrangelo Buttafuoco

«Sono Pietrangelo Buttafuoco e mi chiamo Giafar al-Siqilli. C’è il cattivo delle favole che si chiama così, è vero, lo ha disegnato definitivamente Walt Disney, ma questo nome un po’ mi è stato dato (e un po’ me lo sono scelto) in omaggio all’emiro di Sicilia. È quello della via Giafar, la carreggiata che collega l’autostrada Catania-Palermo con il lungomare e il porto della capitale di Sicilia e al-Siqilli, per l’appunto, vuol dire “il siciliano”».

Arriva quasi alla fine del pamphlet “Il feroce saracino: La guerra dell’Islam. Il califfo alle porte di Roma” (Bompiani, pp. 196, euro 12), il chiarimento del giornalista-scrittore siciliano su quale sia il punto di vista dal quale guarda ai rapporti tra Occidente e Islam.

Dato alle stampe pochi mesi fa, all’indomani della strage parigina nella redazione di “Charlie Hebdo” e negli stessi giorni in cui, da Oltralpe, Michel Houellebecq dava le sua versione dei fatti nel romanzo «Sottomissione», “Il feroce saracino” è un libro difficile, impegnativo. Non traggano in inganno le citazioni di “Un turco napoletano”, celebre film con Totò, o di Franco Franchi e Ciccio Ingrassia nel film “I due crociati”, o ancora i versi di “‘O Sarracino” di Renato Carosone, che servono per inquadrare l’immagine che il vicino e medio Oriente avevano in Italia nei decenni scorsi. Oggi tale ironia è diventata impensabile.

Il lavoro di Buttafuoco è invece intriso di storia, di geografia, di analisi politiche, di profonda conoscenza della cultura islamica. Il suo tentativo è quello di fare chiarezza e creare un ponte di pace, sottolineando gli innumerevoli punti di contatto tra le due sponde del Mediterraneo. La Sicilia in particolare, nella toponomastica, nella devozione popolare, nei mercati – ognuno dei quali è una casba – è saracena. Nella chiesa cristiana di Castelvetrano si legge un’iscrizione che recita: “Solo Dio è grande”, che non è altro che la traduzione di «Allahu Akbar».

Per Buttafuoco non è in corso una guerra tra Islam e Occidente, ma all’interno dell’Islam: la chiama “fitna”, cioè separazione, discordia. È – citando letteralmente – «l’insanabile conflitto che al di là delle radici d’origine di musulmani semiti, persiani, turchi, europei e maghrebini, da sempre attraversa l’intero universo multipolare dell’islam». Buttafuoco fornisce anche una plastica dimostrazione della sua tesi, citando ancora la strage di Charlie Hebdo: Chérif Kouachi, il killer, è un musulmano sunnita. Ahmed Merabet, il poliziotto ucciso per strada, anche. Acute poi le pagine sul ruolo dell’Occidente o su quello emergente dell’Isis e su quello che sta accadendo in Siria. Ma in generale “Il feroce saracino” vuole proprio raccontare – con una infinità di dotte citazioni – cosa è veramente l’Islam, così diverso dalla tragica e spaventosa immagine che ne abbiamo oggi.

«Grazie a Dio ho conosciuto l’islam prima di conoscere i musulmani», scrive Buttafuoco svelando, alla fine del libro, la sua conversione, vera o letteraria che sia, non importa. A noi sembra un espediente per sottolineare il suo appoggio a quell’Islam buono, quello che lui ha conosciuto da ragazzino, alle prese con questa guerra intestina le cui atroci conseguenze ricadono – terrorizzandolo – sull’Occidente.

Autore: Pietrangelo Buttafuoco
Titolo: Il feroce saracino. La guerra dell’Islam. Il califfo alle porte di Roma
Editore: Bompiani
Anno: 2015

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