La storia d’Italia raccontata attraverso gli usi e costumi degli italiani. Il Mulino pubblica Il comune senso del pudore, il nuovo libro di Marta Boneschi che spiega tutto ciò che gravita attorno al significato di “comune senso del pudore” e come la sua percezione sia mutata nel corso dei secoli e, in maniera sempre più rapida, in ogni decennio del Novecento.
Oggigiorno siamo abituati alla nudità, in tv, al cinema, a teatro, anche nella vita, ma c’è stato un tempo neanche troppo lontano in cui esibire il nudo in pubblico era un reato perseguito dal codice penale.
La repressione e la censura hanno sempre avuto a che fare con il sesso, il tema tabù per antonomasia nel nostro Paese: dalla censura delle letture etichettate come troppo audaci al silenzio sull’educazione sessuale che trova la sua formazione non a scuola, ma per vie traverse, vie alternative che spesso forniscono una idea distorta della questione.
Molto ci è voluto affinché quel senso di pudore, solidificato dal silenzio e dalla fede cristiana, concedesse qualche centimetro al progresso. Tanti passi sono stati fatti perché fosse compresa la distinzione tra pornografia – non solo fine a se stessa, ma anche dannosa poiché come detto non corrispondente al vero – e istruzione alla sessualità – quella serie di regole di comportamento, di conoscenze fisiche e di igiene di enorme utilità per la società e nello svolgimento dell’esperienza sessuale.
La Boneschi indugia sulle attività di censura dell’epoca fascista. Tagli nel campo dello spettacolo e dell’intrattenimento, del cinema e della letteratura.
Da ricordare, inoltre, che è del 1930 la legge Dei delitti contro la integrità e la sanità della stirpe per cui, nel nuovo codice Rocco, l’aborto viene considerato un reato.
Il comune senso del pudore è la cronaca del lento progresso degli usi e costumi di una Italia in bilico tra evoluzione e resistenza; un equilibrio che ha visto il suo tappo saltare con l’avvento dei nuovi mezzi di comunicazione di massa (televisione e internet) che hanno assunto il ruolo di educatori, diretti e sfacciati, delle nuove generazioni.
Oltre ai libri, molti sono i film e i programmi citati nel saggio: veri battistrada come Ultimo tango a Parigi di Bernardo Bertolucci che prima di ricevere l’Oscar vide il suo film finire sotto sequestro per oltraggio al pudore, ma anche il programma d’avanguardia Odeon sulla “Rai pedagogica a governo assoluto democristiano” che debuttò sul finire del 1976 e che diede il là a una serie di programmi che buttarono giù le ultime barriere.
Drive in, Quelli della notte, Colpo grosso sono autentiche pietre miliari, parenti del vecchio avanspettacolo, della tv progressista di quegli anni in cui l’avvento di internet, con tutto il mondo che ha svelato, era ancora discretamente distante.
L’opera è articolata in quattro grandi sezioni: La corruzione dei costumi, Grandi potenze, santa alleanza, Braccio di ferro con la censura e L’indecenza in piena vista. Il comune senso del pudore offre una carrellata di istantanee alla scoperta di chi eravamo e chi siamo.
Giornalista e storica, Marta Boneschi è al secondo libro per il Mulino dopo I migliori oggetti della nostra vita pubblicato nel 2016.
Autore: Marta Boneschi
Titolo: Il comune senso del pudore
Editore: Il Mulino
Pagine: 208
Anno: 2018