Un giallo con colpi di scena, un paio di cadaveri, una trama ben orchestrata, una dissacrante descrizione del mondo accademico italiano, con i suoi riti talvolta desueti e spesso non trasparenti. E poi un protagonista interessante, il solito poliziotto buono e un finale che riannoda tutti i fili. Colpisce in positivo “…E senza piangere”, firmato da Pier Luigi Celli.
Perché l’autore non è uno scafato romanziere. Manager in Eni, Rai, Omnitel, Olivetti ed Enel, Direttore Generale della Tv di Stato, autore di libri in cui la sua esperienza lavorativa diventa pretesto per analisi sociologiche (“L’impresa”, “Il manager avveduto”, “Comandare è fottere”, “La Generazione tradita”). È vero che il mondo universitario non gli è sconosciuto: è stato Direttore Generale della Luiss Guido Carli di Roma. Chissà quanto dello stesso Celli c’è nel professor Brandi, il protagonista della vicenda. Adorato dagli studenti per il suo anticonformismo, odiato e temuto dai colleghi del senato accademico, che lo vedono come una minaccia per un mondo chiuso, ovattato e in cui si privilegia la conservazione di potere, di ruolo, Brandi sembra avviato docilmente verso la pensione senza grandi scossoni.
La sua sparizione (volontaria) innesca invece una serie di conseguenze imprevedibili. Sia in famiglia, dove un gesto del genere è considerato incredibile, che – soprattutto – all’Università. Qui a dominare è il panico: il rettore mette alle calcagna di Brandi due personaggi non proprio raccomandabili. Due studenti, Lorenzo e Matilde, ricoprono un ruolo centrale nella trama: sono quelli che dovrebbero raccogliere l’eredità (morale) di Brandi, quelli che credono che l’Università e i suoi lati più oscuri (concorsi, nomine, cattedre) debbano cambiare.
Come per tutti i gialli che si rispettino, le forze dell’ordine hanno una funzione importante. Il commissario Guglielmi attira subito le simpatie del lettore per il suo modo di fare, per il suo saper essere forte con i forti e debole con i deboli. Gli interrogatori dei docenti universitari diventano pagine di crudele presa in giro per una categoria poco avvezza a frequentare un commissariato di polizia. Nessun altro cenno sulla storia (se no si perde il gusto della lettura), a parte rimarcare l’assoluta plausibilità della trama: in Italia abbiamo assistito fin troppe volte a nomine oscure, allo strapotere dei baroni e alla disperata rassegnazione di tanti giovani che provano a intraprendere la vita universitaria.
Unico appunto: il libro è scritto “troppo” bene. Il linguaggio è chiaro, pulito, talvolta anche ricercato (come si conviene ad un’ambientazione accademica). Ma è molto lontano dal linguaggio orale quotidiano. Forse sono condizionato dalla recente lettura dei gialli di Roberto Costantini, che ha risciacquato in Arno (anzi, in Tevere) la lingua dei suoi personaggi. Ma il commissario Guglielmi ha tutte le carte in regola per piacere.
Autore: Pier Luigi Celli
Titolo: E senza piangere
Editore: TEA
Anno: 2015