La prima cosa da sapere sull’ultimo bestseller di Lisa Gardner, autrice molto apprezzata negli USA e ancora poco conosciuta da noi, è che il titolo in traduzione Dobbiamo trovarla non restituisce molto delle sfumature che l’inglese Find Her racchiude. In effetti, inoltrandosi tra le pagine, scoprendo poco a poco i personaggi e l’intreccio – estremamente preciso e ben costruito – non si può fare a meno di essere colti dal dubbio: chi deve trovare chi? Soggetto e oggetto non sono poi così chiari – e l’effetto è palesemente voluto.
D.D., la poliziotta di ferro a mezzo servizio per una ferita alla spalla, cerca Flora, la sopravvissuta a 472 giorni di prigionia nelle mani di uno psicopatico stupratore; Flora cerca Stacey Summers, l’ultima giovane ragazza scomparsa nelle pieghe di una Boston popolata di locali per universitari, cocktail e maniaci; Rosa, la madre di Flora, cerca sua figlia – non quella che è diventata, ma quella che era prima che il suo rapitore la privasse pezzo a pezzo della sua identità precedente, oltre che della sua dignità; e, infine, Flora cerca se stessa, lottando con i fantasmi che il trauma subìto le ha lasciato.
Da questo punto di vista. nemmeno il fatto che tutti i personaggi principali siano donne è certo un caso, anzi, è come uno specchio che contribuisce a far riverberare la vicenda di una nella storia di tutte. E, tra le righe, questo sembra significare anche che non c’è bisogno di aver vissuto un’esperienza così estrema come quella di Flora per perdersi e non riuscire più a trovarsi, per essere costrette a reinventarsi in nuovi ruoli, o ad adattarsi a nuove e diverse condizioni.
Ma fino a che punto si può rinunciare a se stessi e alle proprie convinzioni o principi morali per sopravvivere? A volte non sarebbe meglio semplicemente lasciarsi morire? Flora, rinchiusa in una cassa di legno di pino per giorni e giorni, senza cibo, stuprata e in balia del suo rapitore non smette di chiederlo a se stessa e a noi. Vivere da sopravvissuti non solo non è semplice ma, con gli occhi di Flora, equivale quasi a non vivere, restando confinati in uno spazio inaccessibile, isolato, privo di calore, di gioia, indicibilmente lontano da tutto ciò che era prima.
“Nessuno può capire quello che ho vissuto. Eppure tutti conoscono la mia storia”
Con questa affermazione Gardner per bocca della stessa Flora riassume in modo brillante uno dei punti di vista più interessanti del libro, ovvero, la differenza tra ciò che si conosce e ciò che si vive – o, in altre parole, l’impenetrabilità di alcune pieghe del vissuto che rimangono il segreto di ogni soggetto. Eppure, forse per uno strano paradosso, il romanzo di Gardner è al suo meglio proprio là dove tenta di fare breccia in quel muro, di scalarne la cima e di provare a dare voce – con uno stile asciutto, a tratti crudo, ma molto efficace – ai pensieri più reconditi di una ragazza del Maine. Una normale studentessa che un tempo amava giocare con le volpi e assaggiare i dolci preparati da sua madre, e che si trova improvvisamente in un buco nero da cui non sembra esservi liberazione possibile se non attraverso l’accettazione che non c’è alcuna via di uscita.
Autore: Lisa Gardner
Titolo: Dobbiamo trovarla
Titolo originale: Find Her
Traduzione: Bertoni B.
Editore: Marcos y Marcos
Anno: 2016