Si pensa spesso, per sano spirito campanilistico e per ovvie ragioni di marketing, che i vini del nostro Paese siano gli unici degni di nota. Senza nulla togliere all’immenso patrimonio enologico italiano, e togliendosi sempre il cappello di fronte ai cugini d’oltralpe, è doveroso considerare anche altre realtà internazionali, minori soltanto per tradizione, ma capaci di ottenere risultati sorprendenti dal punto di vista qualitativo.
Che dire dell’Argentina, che con oltre 11,8 milioni di ettolitri di vino, è l’ottavo Paese al mondo per produzione vinicola e per superficie vitata, o del Cile, i cui Cabernet sauvignon guadagnano frequentemente le prime posizioni nei concorsi internazionali? Condizioni pedoclimatiche eccellenti, ottimo rapporto qualità/prezzo e grande professionalità – spesso ereditata dai più esperti coltivatori europei – sono le ragioni del successo, e non è raro imbattersi in turisti che scelgono di conoscere l’anima dei luoghi viaggiando di cantina in cantina.
È proprio questo il caso di Francesco Antonelli, oste viaggiatore e autore di “Divino Andino. Viaggi e assaggi all’ombra della Cordigliera” (Polaris Edizioni). Un vero e proprio diario enologico, in cui il protagonista riporta gli oltre tre mesi (e gli ottomila chilometri) trascorsi tra Perù, Argentina, Bolivia e Cile. Un’esperienza compiuta con lo zaino in spalla in compagnia della fidanzata peruviana Marisol, privilegiando la conoscenza dei luoghi e delle popolazioni attraverso il vasto patrimonio enologico del Sud America. Perché c’è un’enorme differenza tra chi recensisce i vini di un Paese e chi si lascia guidare dalle emozioni che solo un buon calice è in grado di offrire.
“L’assaggiatore è un personaggio diverso dal sommelier o da un semplice appassionato, è un tecnico al quale talvolta viene consentito di abbandonare i rigidi schemi della tecnica a favore delle proprie emozioni.”
Ecco che il vino diventa un ottimo pretesto per parlare delle popolazioni e dei loro costumi: avete mai viaggiato nei combi, i pulmini adatti a trasportare nove persone, ma che a Lima ne contengono una ventina? E non affannatevi a cercare il pulsante per prenotare la fermata, basterà urlare all’autista, ma solo in prossimità di mercati e semafori, gli unici luoghi dove sono consentite le soste. Tutti sanno che in Bolivia l’attività più redditizia è la cocaina, ma quanti sono a conoscenza che la Coca-Cola contiene tra i suoi ingredienti segreti estratti vegetali processati direttamente dalle foglie di coca?
Tanti altri sono gli aneddoti e le curiosità racchiusi nel “Divino Andino”, un libro fortemente consigliato agli eno-turisti che appassiona sia per la bellezza degli scenari attraversati, sia per la genuinità con la quale vengono descritti. Da leggere tutto d’un fiato (è il caso di dirlo), tenendo sotto mano una cartina geografica e magari un buon calice di vino, gli strumenti migliori per viaggiare con la mente.
Autore: Francesco Antonelli
Titolo: Divino Andino. Viaggi e assaggi all’ombra della Cordigliera
Editore: Polaris
Anno: 2016