Si può dire che la candidatura di Gipi al Premio Strega abbia in Italia definitivamente sdoganato il genere fumetto. Più che altro l’ha posto sotto l’occhio di bue dell’attenzione del grande pubblico. Di coloro che non hanno mai frequentato il genere. Ma oltre a Gipi c’è un altro fenomeno che sta dilagando sul web e in libreria, è Zerocalcare.
Proprio dal vituperato mondo dei blog, che già da tempo qualcuno aveva detto se non morti certo agonizzanti, ogni tanto, ogni maledetto lunedì su due, riescono a fare breccia alcuni fenomeni. Zerocalcare, al secolo Michele Rech, è partito proprio da un blog per poi confermarsi con alcuni libri di successo. Il primo è “La profezia dell’Armadillo” (2011), da cui Valerio Mastrandrea ha ricavato un film. Mentre col successivo, “Un polpo alla gola” (2012), ha dimostrato la sua tenuta di narratore di razza, presentando una storia ambientata ai tempi dell’infanzia.
La definitiva consacrazione avviene ora con “Dimentica il mio nome”.
La storia principale si dipana dalla morte della nonna (evento che scatena i mostri del passato che abitano i ricordi sopiti e i ricordi rimossi) lungo la ricerca delle sue origini, arrampicandosi sull’albero genealogico della sua famiglia, tra verità e invenzione, tra biografia e leggenda. Che è, testuali parole, una cosa fatta di pietra e lavanda, di kvass e matrioske, di fuggiaschi e impostori e guerra e dolore e coraggio e paura. Mischiato a serie tv, punk hardcore, fumetti, merendine e Rebibbia. Per imparare la forza evocativa della parola e dei nomi in particolare.
E all’interno della storia principale si concatenano altre storie, si aprono altre finestre e sottocartelle di sottotesti. Come nelle storie del blog proposte ogni maledetto lunedì (su due), come nello stile Zerocalcare. Tra flashback e flashforward, ne viene fuori tutto un immaginario che è una proiezione dei miti infantili della fine del novecento, quando al posto di internet c’erano i cartoni animati e tutta una serie di personaggi che vanno da Ken il guerriero ai Guerrieri dello Zodiaco. Passando per L’Uomo Tigre, Lupin, Dragonball, Occhi di Gatto, Viaggio nel corpo umano, le Tartarughe Ninja, Denver il dinosauro, Holly e Banji, L’Uomo Marchmallows degli Acchiappafantasmi o i T-Rex di Jurassic Park ecc. ecc.
Questo perché ogni fumettista ha il suo immaginario. Che una volta disegnato può più o meno riscontrare l’approvazione di un vasto pubblico. Zerocalcare ha attinto direttamente dall’immaginario di un’intera generazione, la sua, per inserire nelle sue storie i personaggi noti dell’infanzia di ognuno dei suoi lettori.
Se poi a questo immaginario collettivo aggiunge una punta di colore autobiografico, il gioco è fatto. Parlando sinceramente al lettore, riesce a farlo commuovere, così come riesce a divertirlo. E riesce anche a dire cose intelligenti, sì sì, da non crederci, anche a elargire profonde massime di vita. A disseminare citazioni illustri. Con leggerezza, con nonchalance. Non da un pulpito, ma dal golfo mistico, dalla buca del suggeritore.
Il tutto con una forza narrativa sorprendente e una grande capacità di organizzare il plot con sbalzi temporali e digressioni che sovraffollano la storia senza soffocarla. Così come nelle brevi storie del blog, infatti, c’è una continua sovrapposizione di personaggi e scene e deviazioni dal tema principale, con nuovi frame e quindi vignette che si aprono sulle tavole come pop-up. È la forza multitasking di un narratore moderno, che parla lo stesso linguaggio dei suoi coetanei.
Zerocalcare ci tiene, tra l’altro, a sottolineare come sia diversa la scorza della sua generazione. Quelli nati sotto il segno di Kenshiro della Divina Scuola di Hokuto e non svezzati a Peppa Pig.
Del resto gli stessi personaggi principali. Zerocalcare e Armadillo, sorta di amico immaginario che aiuta il protagonista a dare un volto ai suoi pensieri e dilemmi, che a volte è proiezione dell’inconscio, a volte incarna la sua parte razionale. Sono due moderni Calvin & Hobbes. Zero ha la stessa fantasia visionaria di Calvin. Mentre la tigre e l’armadillo sono proiezioni mentali dei due protagonisti, spesso, come avviene con le fantasie infantili, molto più reali del reale.
Come sono reali le ombre che assumono strane sembianze, i mostri sotto al letto e gli amici invisibili. Tutte cose che a un certo punto se ne vanno, con l’accensione del lume della ragione, trovano alloggio sotto altri letti, stringono amicizia con altri bambini, magari più simpatici. Mentre gli artisti veri riescono a mantere inalterato quel lato Peter Pan e a farne scaturire un colorato universo da trasporre con i propri mezzi, vuoi la parola, vuoi il disegno, in una narrazione che è proiezione e forse confessione, più che invenzione.
Zerocalcare si consacra dunque come uno dei migliori storyteller di questi nostri tempi. (Lo dimostra anche il recente reportage da Kobane, pubblicato su “Internazionale”, dove dimostra di saper raccontare il nostro presente). Viene allora da chiedersi. Ha il romanzo la stessa capacità di parlare alle nuove generazioni, con la medesima forza del fumetto?
Julio Cortazár nel saggio “Realtà e letteratura. Con qualche necessaria inversione di valori”, ora in appendice alle “Lezioni di Letteratura. Berkeley 1980”, Einaudi, afferma di provare vergogna, «al pensiero che ci siano ancora, tra di noi, intellettuali che tacciono il fatto nudo e mostruoso che viviamo circondati da milioni di analfabeti, la cui massima conquista culturale sono i fumetti e le telenovele, sempre che siano abbastanza fortunati da potervi accedere».
Oggi questi valori si sono ribaltati…
La risposta alla domanda di cui sopra rimane in sospeso. Ognuno può dare la sua. Certo quando si sente sempre più spesso: «Non ho letto il libro, ma ho visto il film», già si evince come altre arti, più immediate, più giovani, stiano superando il romanzo. Così come tra poco forse si sentirà dire: «Non ho né letto il libro, né visto il film… ma ho letto il fumetto».
p.s.1 L’8 dicembre 2014 Zerocalcare ha vinto il premio “Libro dell’anno” indetto dalla trasmissione “Fahrenheit” di Radio 3 Rai.
p.s.2 dopo aver letto questo libro si scoprirà la segreta correlazione tra Zerocalcare e la pagina ‘ti piacciono davvero le bombecarta se’ su Facebook. Per la serie bombaroli dentro. Mi piace.
Zerocalcare
Dimentica il mio nome
Bao Publishing
Anno 2014