Finalmente torna in libreria Di cosa parliamo quando parliamo d’amore di Raymond Carver, per anni scomparso dagli scaffali e praticamente introvabile. La casa editrice Einaudi sta ristampando tutto Carver e questo libro in particolare è molto significativo.
La vicenda è abbastanza nota. È la storia di come il ‘minimalismo’ sia nato a tavolino. Una storia di esemplare editing letterario da una parte e un dramma umano dall’altra.
Da una parte Gordon Lish, editor della casa editrice Knopf, che riceve nel 1980 i racconti di Raymond Carver per revisionarli in vista della pubblicazione. Quest’ultimo sta uscendo da un periodo negativo e dall’alcolismo. Per lui questi racconti rappresentano una resurrezione. D’altra parte la revisione di Lish risulterà talmente radicale da destabilizzare per sempre Carver. Così nasce il minimalismo e finisce l’uomo.
Da una parte c’è un uomo pragmatico. Gordon Lish costruisce, con questa violenta azione editoriale, il ‘minimalismo’ dalla sua scrivania di potente editor. Taglia in alcuni racconti oltre il 50% del testo (in altri il 70%) in due fasi di correzione, di cui la seconda revisione risulta la più radicale.
Dall’altra parte di questa singolar tenzone, c’è il dramma umano di Raymond Carver. Proviamo a ricostruirlo attraverso alcuni brani estrapolati dalle lettere che lo scrittore scrisse al suo editor:
10 maggio 1980
Cristo santo, non ti far scrupolo di darci sotto con la matita sui racconti se serve a migliorarli; e se c’è qualcuno che può farlo sei solo tu. Voglio che i racconti siano i migliori possibili e che durino nel tempo. Non ho mai immaginato di arricchirmi o di guadagnarmi da vivere scrivendo poesie e racconti. Sai bene che il fatto che Knopf pubblichi un mio libro e che tu sia il mio editor per me è già abbastanza. Quindi dai pure gas e procedi a tutta birra.
8 luglio 1980
Dio mio, hai reso migliori tanti di questi racconti solo con una revisione leggera e qualche piccolo taglio. Ma per gli altri, per quegli altri tre [si riferisce ai racconti Se così ti piace, Una cosa piccola ma buona e Principianti], mi sa proprio che corro il rischio di tirare le cuoia se escono così. Anche se fossero più vicini a essere dei capolavori degli originali e la gente li leggesse ancora tra 50 anni, sarebbero lo stesso in grado di accelerare la mia dipartita, dico sul serio, tanto sono intimamente connessi alla mia guarigione, al mio recupero, al riconquistarmi quel minimo di autostima e senso di dignità come scrittore e come persona.
14 luglio 1980
Eccoti le mie ultime parole sull’argomento: ti prego di dare un’occhiata ai suggerimenti che ho inserito a matita e di prenderli sul serio, anche se alla fine dovessi decidere diversamente; se pensi che io sia il peggior nemico di me stesso, sai bene che c’è, be’, allora insisti con la versione finale della seconda revisione. Però, mi raccomando, daccela una terza o quarta occhiata. Il mio timore più grande è, o forse era, che siano tagliati troppo a corto.
Infine i racconti escono nell’aprile del 1981 nella ‘versione Lish’, completamente mutilati, ma utili per lanciare la scatola perfetta e ben confezionata del ‘minimalismo’ estremo sul mercato editoriale e facendo di Carver il cantore di questo nuovo stile e il re indiscusso della short story. Infine ecco cosa scrive Carver a Lish alla consegna dei racconti che costituiranno il nucleo centrale di Cattedrale.
11 agosto 1982
Perdonami, però stammi bene a sentire. Voglio dirti che, nonostante tutto e a dispetto di tutto, ho scritto racconti dal primo momento in cui sono atterrato in questo angolo boscoso quaggiù. Ho scritto come se ne andasse della mia vita e come se non ci fosse domani. E sappiamo entrambi che la prima cosa è vera e la seconda è una possibilità sempre aperta. Però, una cosa è sicura: i racconti di questa raccolta saranno più pieni di quelli dei libri precedenti. E questa, Cristo santo, è una cosa buona. Però so che tra questi 14 o 15 racconti che ti darò ce ne sono alcuni che ti faranno arricciare il naso, che non coincideranno con l’idea che la gente se è fatta di come deve essere un racconto di Carver – e per gente intendo te, me, i lettori in genere, i critici. Comunque, io sono loro, non sono noi, sono io. Può darsi che alcuni di questi racconti non si adattino facilmente a starsene allineati in fila con gli altri, è inevitabile. Però, Gordon, giuro su Dio e tanto vale che te lo dica subito, non posso subire l’amputazione e il trapianto che in un modo o nell’altro servirebbero a farli entrare nella scatola, di modo che il coperchio chiuda bene. Può darsi che qualche braccio o qualche gamba, qualche ciuffo di capelli, debbano spuntar fuori. Il mio cuore non può accettare alternative. Scoppierebbe, sul serio. Carissimo amico, fratello, sai cosa voglio dire e io so che capirai. Anche se penserai che ho torto marcio…
Infine rimane ad aleggiare un quesito. Meglio i racconti originali di Carver, ristampati come Principianti (dal celebre passaggio: «Ma, secondo me, siamo tutti nient’altro che principianti, in fatto d’amore») o il precedente Di cosa parliamo quando parliamo d’amore?
Nel secondo i dialoghi sono sfoltiti e alcuni personaggi vengono addirittura zittiti dalle forbici di Gordon Lish. I protagonisti sono uomini e donne senza passato e senza sogni, colpevoli senza movente che si ritrovano in media res, come sonnambuli che sorprendano se stessi nell’atto inconsapevole di agire. Fantocci senza quel passato che Carver aveva invece immaginato e raccontato.
Lo stesso Carver in un’altra lettera, sempre rivolgendosi a Lish, sottolinea come alcuni passaggi revisionati risultassero assurdi: «Comunque, ci tengo molto che alcune delle cose tagliate vengano rimesse nei racconti definitivi. In Gazebo, per esempio. “Anche stavolta aveva ragione lei”. Un finale così è di gran lunga migliore e dà al racconto la giusta chiusa, quella che ci vuole, con il senso di perdita del narratore e un finale tagliente e perfetto per il racconto. Altrimenti, il narratore viene fuori come uno zoticone, un figlio di puttana, completamente insensibile alle cose che ci è andato raccontando. Altrimenti, perché disturbarsi a raccontarla, la storia, mi chiedo».
Secondo Philip Roth: «Timbro, ritmo, costruzione, tono, atmosfera, equilibrio, lessico, varietà, ripetizioni: nella versione originale di Principianti ogni cosa è perfettamente ponderata ed eseguita. Mai opera narrativa ebbe meno bisogno di revisioni».
Secondo Jay McInerney: «Scoprire la narrativa di Carver agli inizi degli anni Settanta fu un’esperienza che trasformò parecchi scrittori della mia generazione, un’esperienza paragonabile forse alla scoperta di Hemingway negli anni Venti. In effetti il linguaggio di Carver era inequivocabilmente simile a quello di Hemingway».
Forse qualche racconto è migliore nella ‘versione Lish’, qualche altro sarà meglio nell’originale. Non resta che prendere le due versioni dello stesso libro: Principianti e Di cosa parliamo quando parliamo d’amore e confrontare i due testi, leggendo prima un racconto e poi la sua presunta nemesi, solo così ci si può fare un’idea e rispondere al quesito iniziale: fu efferato delitto letterario o legittima revisione editoriale? Ai lettori l’ardua, definitiva sentenza.
Raymond Carver
Di cosa parliamo quando parliamo d’amore
What we talk about when we talk about love?
Traduzione di Riccardo Duranti
Einaudi, 2015
Raymond Carver
I principianti
Beginners
Traduzione di Riccardo Duranti
Einaudi, 2014