Classe 1959, regista, sceneggiatore e scrittore, Ferzan Ozpetek è l’autore da mettere in valigia per le prossime vacanze: Come un respiro, edito da Mondadori (Strade Blu) nel marzo 2020 è il suo ultimo romanzo.
Autore di pellicole di successo come Il bagno turco, Le fate ignoranti e Mine vaganti, Ozpetek si afferma nel microcosmo della pagina stampata già nel 2013, con il celebre romanzo Rosso Istanbul, capace di trasportare anche il pubblico dei lettori nella cornice di una città sorta tra Oriente e Occidente.
Come un respiro porta con sé la firma inconfondibile dell’autore, le sue origini turche, che affiorano nelle pagine del romanzo, come la filigrana di vecchi manoscritti, e fanno da sfondo alle vicende nei profili dei minareti dell’antica Costantinopoli.
Quando le ho detto che avrei preso l’Orient Express e che ero diretta a Istanbul ha fatto uno strano sorriso. Era la sua città, mi ha rivelato. E ha aggiunto che aspettava un amico, ma era come se sapesse che non sarebbe mai arrivato.
Il romanzo si presenta come un intreccio di narrazione e lettere, dove alle parole pronunciate dalla voce narrante risponde l’inchiostro di quelle corrispondenze spedite e mai aperte.
Elsa e Adele Corti sono le due protagoniste della storia, sorelle, separate ormai da più di cinquant’anni, dopo quella volta, quell’istante in cui il loro legame si era spezzato e i chilometri avevano iniziato ad accumularsi tra di loro.
Elsa vive a Istanbul, Adele a Roma. Elsa scrive lettere, Adele le rimanda al mittente.
Ma come vuole la tradizione del grande schermo, a cui Ozpetek magistralmente guarda nella stesura del suo romanzo, la storia di queste due donne si inserisce nella quotidianità di due giovani, Sergio e Giovanna, che oggi abitano nell’appartamento condiviso un tempo da Elsa e Adele.
In un elaborato mise en abyme, una storia nella storia, l’autore-regista annoda i due fili narrativi, in un incessante viaggio tra Oriente e Occidente, tra nomi dal sapore esotico e scene di vita domestica.
Il passato delle due sorelle affiora nelle parole di Adele, che racconta ai due giovani, a cui si sono uniti anche altri amici giunti per il pranzo domenicale, ciò che è accaduto ormai tempo addietro, guidando il lettore nelle ferite della memoria. Alle parole di Adele, Ozpetek affianca le lettere fitte di inchiostro di Elsa, che tacitamente rispondono agli interrogativi e ai silenzi lasciati in sospeso dalla sorella, ritornata in quella vecchia casa piena di ricordi. Due donne che non si sono più parlate, ma che ora, nell’accostamento di voci voluto da Ozpetek, dialogano al di là delle barriere del tempo e dello spazio.
Il dolore riapre antiche ferite e mi costringe a ripensare a tutto ciò che ho perso. A ripensare a te. Così, dopo un lungo silenzio, mi rifaccio viva.
Pagina dopo pagina, in un incessante nomadismo del racconto che viaggia da una città all’altra, Ozpetek tratteggia la vita di Elsa, trasferitasi nella cosmopolita Istanbul, fatta di incontri, tradizioni, uomini e profumi conturbanti, che la giovane minuziosamente riferisce alla sorella nelle sue lettere senza risposta. Di contro, nel rovescio della medaglia, si staglia Adele, ormai donna matura, che rievoca le ragioni di quell’allontanamento e cerca di dar voce a un sentimento a lungo taciuto nel suo cuore.
Giovanna insieme a Sergio ascolta, si muove in quella casa che apprende essere oggetto di memorie e vicende, trascorre il pomeriggio con gli amici di sempre, catturati dalle parole di Adele. Ma in questo quadro domestico, che solo in apparenza stride con le turbolente vicissitudini delle sorelle Corti, Ozpetek solleva il velo della finzione, mostrando le passioni adultere e le debolezze recondite che albergano nell’animo dei giovani amici. Nessuno è senza macchia, nulla è davvero come appare, sembra voler ammonire Ozpetek.
In un turbine di città, di nomi e di ricordi, il lettore viaggia nelle parole del racconto, abbandonando la sua comoda poltrona e vivendo alternativamente a fianco di Elsa, Adele e di Giovanna, le tre donne attorno alle quali si dipana il filo del racconto.
Roma, Istanbul, Roma: scegliere di abbandonarsi davanti a un caffè al Testaccio, di muoversi tra i corpi che affollano piazza Taksim, rappresenta oggi un gesto di libertà, di consapevole fuga da una realtà troppa stretta nei suoi confini odierni. Significa riconoscere al libro, ancora una volta, la capacità di volare oltre i limiti del presente, di tendere la mano al lettore che accetta di viaggiare nelle pagine del racconto.
Autore: Ferzan Ozpetek
Titolo: Come un respiro
Editore: Mondadori, Strade Blu
Anno: marzo 2020
Pagine: 157