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Capo Scirocco – Emanuela E. Abbadessa

Capo Scirocco

La Sicilia è letterariamente un mondo a parte. Anche linguisticamente. Anche geograficamente. Insomma. C’è chi afferma che se non ci fosse stato Dante e il Dolce Stil Novo oggi parleremmo tutti siciliano. Più o meno. Certo la storia della letteratura italiana parte da là. Dalla scuola siciliana. Da Jacopo da Lentini e Cielo d’Alcamo.

Comunque sia, la Sicilia rimane un mondo a parte. Nessun’altra regione può vantare un novero di scrittori quanti ne sono nati in Trinacria. Qualche nome? Verga, Capuana, De Roberto, Pirandello, Borgese, Quasimodo, Vittorini, Tomasi di Lampedusa, D’Arrigo, Brancati, Ripellino, Sciascia, Consolo, Bufalino, Pizzuto. Per arrivare ad Andrea Camilleri. Ultimo grande esponente della sicilianità in letteratura.

Un altro esponente contemporaneo di questa lunga tradizione di narratori siculi, in buona compagnia con Agnello Hornby e Roberto Alajmo, è Emanuela Ersilia Abbadessa, di Catania. Scrittrice e storica musicale, che ha fuso in un romanzo queste sue due passioni, producendo un’opera tanto interessante quanto inattuale.

Il suo “Capo scirocco” ha una particolarità unica. È un libro sinestetico. Aprendolo e sfogliandolo, infatti, dalle sue pagine si sprigiona irresistibilmente il profumo della Sicilia. Si rimane abbacinati dalla luce abbagliante del riverbero del sole a mezzogiorno sul mare. Mentre l’urlo dei gabbiani riempie la baia di Capo Scirocco. E noi lettori veniamo proiettati all’istante indietro nel tempo, a fine Ottocento, in una terra che già gli antichi consideravano magica.

La forza del romanzo risiede proprio nel suo essere inattuale, eppure al tempo stesso vivo, passionale. Sembra un romanzo dell’antica tradizione della narrativa siciliana dei primi del novecento, riapparso miracolosamente e ristampato solo adesso, in questi nostri anni del nuovo millennio. Riapparso integro, con tutti i sapori e gli odori di un territorio che sa essere ostile quanto ospitale. Qualcuno mi ha detto che in siciliano non esiste la coniugazione del tempo al futuro. Ecco allora questo rigettarsi nel passato e rivolgere lo sguardo indietro, dove le cose sembravano migliori.

Il giovane Luigi è solo un ragazzo smarrito che approda in Sicilia. Stipato insieme ad altre genti meccaniche sulla grande nave che riporta a casa anche anziani, che hanno nostalgia della loro terra. Nostalgia della «frutta che si matura al sole, il pane con la crosta di semi di sesamo, la ricotta calda» aggiunge un passeggero «snocciolando le parole con la stessa sensualità con cui avrebbe parlato di un’amante». E in Sicilia Luigi incontra Rita Agnello, nobildonna di grande bellezza, che lo aiuta a coltivare il suo grande talento per il canto. Finché un’altra donna, Anna, giovane figlia di un mercante di agrumi, entra in scena per sparigliare il castello di carte di questi destini incrociati.

Due cose colpiscono soprattutto di questo romanzo. Prima di tutto l’immagine di una macchia nera di Rorschach. «Era la più grande cosa nera che avesse mai visto. Una grossa goccia nera e lucida, tutta piatta sopra e come tagliata da un lato. Toccando terra fece uno strano rimbombo, quasi avesse avuto dentro mille spiriti». Un pianoforte a coda legato agli argani, come una scura bestia dal lucido vello, che il protagonista osserva mentre lo stanno scaricando in porto. Pianoforte che poi ritroverà in casa di Anna. Strumento magico che è quindi un doppio simbolo della passione. Rappresentando la passione per la musica e per le donne.

Infine. Seconda cosa, che rende attuale questo romanzo inattuale, è la grande forza visiva. La forza delle immagini descritte nel corso della narrazione danno a questo romanzo la qualifica di una sceneggiatura. Una sceneggiatura già bell’e pronta per uno sceneggiato televisivo, per una fiction in costume che non mi sorprenderei di vedere presto sui nostri schermi. Proprio grazie alla forza dei personaggi e delle scene che scandiscono la trama di questo romanzo d’altri tempi. Per cui possiamo dire che per una volta la lingua e la terra siciliana, sprigionate da questo libro, potrebbero avere un futuro.

Autore: Emanuela Ersilia Abbadessa
Titolo: Capo scirocco
Editore: Rizzoli
Anno: 2013

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