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Breve diario di frontiera – Gazmend Kapllani

Breve Diario di Frontiera

“Sul mio cammino di uomo e di scrittore, ho incontrato sempre la sofferenza delle frontiere. La prima frontiera invisibile è la lingua, ed è per questo che scrivo, per abbattere le frontiere.”

Per chi come me è nato in Europa occidentale dalla fine degli anni Ottanta in poi, i confini tra stati sono per lo più un concetto astratto, molto lontano dalla quotidianità. Da Schenghen ai voli low cost, passando per l’Erasmus: siamo cresciuti in un’Europa dove potevamo muoverci liberamente, andare dove volevamo quando volevamo. Con Internet e i social network i confini e le distanze sono diventate ancora più nebulosi. Abbiamo amici sparsi per il mondo e siamo a conoscenza di quello che avviene ovunque in tempo reale. Cosa accadrebbe se tutto questo non fosse più possibile?

L’Albania in cui è cresciuto Gazmend Kapllani, autore di Breve diario di Frontiera era un paese completamente diverso: uno stato dove regnava una dittatura feroce, in cui i movimenti e i pensieri delle persone erano strettamente sorvegliati e non appena un cittadino era sospettato di essere contro il regime, veniva inviato al confino o spariva.

Nessuno poteva attraversare le frontiere e l’Occidente assumeva i tratti magici e meravigliosi delle luci che brillavano in lontananza, delle stazioni radio italiane che pochi coraggiosi riuscivano a captare illegalmente e perfino dei rifiuti che il mare riversava sulle coste albanesi. Lattine di bibite o contenitori di detersivi che venivano trasformati in vasi ed esposti in bella vista nelle case.

Poi all’improvviso tutto cambiò: la dittatura cadde e moltissime persone mollarono tutto rapidamente pur di scappare da uno stato che aveva assunto le caratteristiche di una camicia di forza. Attratte dall’Occidente idealizzato, certo, ma soprattutto dalla volontà di vivere liberamente, di poter finalmente provare tutto ciò che noi diamo per scontato: essere liberi di spostarci, di pensare, di scegliere chi vogliamo essere. Mentre alcuni tentarono di raggiungere le coste italiane a bordo di barconi, altri scelsero di attraversare a piedi la frontiera con la Grecia. Gazmend Kapllani era fra loro.

Breve diario di frontiera, uscito per la prima volta in Grecia nel 2006, intervalla il racconto della vita in Albania prima e Grecia poi con capitoli più astratti sulla condizione e i sentimenti del migrante. Unendo l’esperienza personale dell’autore con le interviste raccolte lavorando come giornalista.

Il libro appare come un tentativo di dare un senso all’assurdo vissuto durante il comunismo e raccontare l’incontro/scontro fra due mondi completamente opposti. Fra il desiderio della fuga, alimentato dalla volontà di essere liberi e dall’immagine distorta di un occidente perfetto, e la realtà di doversi costruire una vita in un paese che non ti vuole e di essere per sempre condannati a sentirsi “stranieri”.

La Grecia che accolse i nuovi arrivati era infatti completamente diversa dal futuro immaginato: ostilità, rimpatri, diffidenza, quotidiani e telegiornali pronti a dipingere i migranti con toni negativi alla prima occasione, centri di prima accoglienza sovraffollati: sembra che in 25 anni non sia cambiato quasi nulla.

Nonostante il Novecento possa essere definito il secolo delle migrazioni, in cui le persone si sono spostate come mai prima, l’Europa sembra aver voltato con estrema facilità le spalle al suo passato. I migranti non sono considerati cittadini, ma numeri, problemi, persone da respingere o relegare a determinati ruoli e confini (reali o immaginari), non da accogliere.

Eppure, lasciare tutto improvvisamente e partire senza nulla, senza certezze, verso un luogo sconosciuto è un atto di disperazione, certo, ma anche di speranza, coraggio e soprattutto fiducia in un futuro diverso. I paesi che hanno saputo aprirsi all’immigrazione sono diventati paesi migliori.

Breve diario di frontiera costringe il lettore a guardarsi allo specchio, a riflettere sui propri comportamenti e su quelli della società in cui vive. E dopo un 2016 in cui i confini sembrano chiudersi sempre di più e l’odio rischia di emergere, ne abbiamo più che mai bisogno.

Autore: Gazmend Kapllani
Titolo: Breve diario di frontiera
Editore: Del Vecchio Editore
Anno: 2015

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