Avventure della ragazza cattiva di Mario Vargas Llosa è uno di quei libri che sarebbe piaciuto tanto al vecchio che leggeva romanzi d’amore di Luis Sepúlveda. Antonio José Bolívar Proaño aveva gusti letterari ben definiti: “sofferenze, amori sfortunati e lieti fini”, di quelli in cui la gente si amava davvero. Questo libro di Vargas Llosa lo avrebbe letto e riletto diverse volte con la sua lente d’ingrandimento, ne sono certa.
Ricardo è il niño bueno, il bravo ragazzo, un peruviano del quartiere semi-borghese di Miraflores a Lima. Puro di cuore, senza troppe ambizioni, desidera semplicemente vivere a Parigi, dove riesce a stabilirsi lavorando come umile traduttore, conducendo una vita normale. Poi c’è la cilenita, la niña mala, la cattiva ragazza di cui conosceremo il vero nome solo alla fine. Bugiarda, cinica, crudele, assume a ogni lustro un’identità diversa per ingannare e sposare uomini sempre più ricchi e potenti. Perché per una bambina vivace e intelligente, mortificata dalla misera infanzia nelle barriadas, quel che conta davvero è la sicurezza economica.
I due incrociano le proprie vite a Lima, da adolescenti: la niña mala lì è Lila, figlia di ricchi cileni e tra le più ambite dai ragazzetti di Miraflores. Già allora Ricardo assaggia la civetteria della truffaldina cilenita, che in una sola estate gli rifiuta ben quattro dichiarazioni d’amore. Da allora i due continueranno a incontrarsi più o meno casualmente in Europa, a Parigi, a Londra, e poi in Giappone. Sono i Paesi in cui la niña mala semina i suoi floridi matrimoni e le sue contorte menzogne desiderando sempre di più. Sono anche i Paesi in cui i due peruviani si cercano e si ritrovano sempre: Ricardo regala alla niña mala brevi parentesi di autenticità, tra un matrimonio e l’altro, la niña mala regala a Ricardo la sensazione che questo continuo accoglierla e lasciarla andare, tra un matrimonio e l’altro, forse non è nemmeno amore, solo una malattia.
Continuare a raccontare significherebbe svelare i dettagli di una trama appassionante e coinvolgente, che a tratti fa infuriare e a tratti commuovere fino a inumidire gli occhi. Una storia in cui Vargas Llosa mette a confronto il niño bueno e la niña mala rendendoti impossibile prendere le parti. Alla fine tifi per entrambi, semplicemente perché rappresentano il buono e il cattivo che è in ognuno di noi: quel sapersi abbandonare fluidamente all’amore, accettando anche di farsi male, e quell’opporgli resistenza, accettando anche di rinunciare alla felicità, che prima o poi sperimentiamo tutti.
Va aggiunto che l’autore pare un po’ approfittare della vicenda di Ricardo e la niña mala per raccontare gli anni duri della dittatura del generale Velasco in Perù. Sono riportati fatti di cronaca e a volte fanno incursione personaggi politici realmente esistiti, ma in definitiva sembra un tentativo riuscito solo in parte, poiché le avventure della ragazza cattiva coprono i sapori come il peperoncino. Riescono invece a farsi notare gli amici che di tanto in tanto Ricardo coltiva, come Juan Barreto, l’eccentrico ritrattista di cavalli all’epoca della Swinging London, e Salomón Toledano, l’interprete bruttino che parlava dodici lingue; non delle comparse, ma dei personaggi tutti messi lì per un motivo, non solo quello di far incrociare ancora una volta i destini dei due peruviani.
Termino consigliando senz’altro la lettura di questo romanzo: a chi ha voglia di commuoversi, di conoscersi meglio, di decidere di che amore morire o di scoprire tutte le lezioni che contiene. A leggere sempre più giù, se ne trovano davvero tante.
Autore: Mario Vargas Llosa
Titolo: Avventure della ragazza cattiva
Editore: Giulio Einaudi Editore
Anno: 2014
1 commento
Sconsigliato. Inutilmente prolisso e a tratti volgare. Solo rabbia per avere sprecato il mio tempo a leggerlo.