Io odio e amo. Forse ti chiederai come sia possibile;
non lo so, ma sento che così avviene e mi tormento.
Con queste struggenti parole il poeta latino Catullo ha commosso generazioni di amanti. Il carme 85 è dedicato a Lesbia ed esprime con immediatezza il contrasto di sentimenti e pulsioni che agitano l’animo dell’innamorato, evocando la componente irrazionale e devastante dell’amore.
Dopo aver pensato a lungo alle storie d’amore più grandi della letteratura e dopo aver sfogliato vari libri, ho deciso di dedicare quest’articolo agli innamorati che abitano le pagine antiche della letteratura greca e latina. San Valentino, per coloro che non l’avessero notato, è ormai alle porte: non c’è momento migliore per ripercorrere le storie delle passioni passate, facendoci trasportare dalla loro immortale potenza.
La letteratura antica è ricca di storie d’amore. La favola di Amore e Psiche ne è un esempio molto conosciuto. Alcuni di questi racconti sono sorprendentemente tragici, altri sono colmi di affetto e di intimità, altri ancora esprimono delusioni e dolori.
Tutti sono sottoposti al dominio di Afrodite, la dea della sessualità e dei desideri. Divinità e uomini assecondano i suoi voleri capricciosi e incostanti. Dalla sua unione con Ares, dio della guerra, è nato Eros (Cupido per i romani). Afrodite, facendo nascere l’amore tra Paride e la bellissima Elena, fu la causa involontaria della guerra di Troia. Regalava bellezza e fascino anche alle persone più brutte con la sua cintura, «dov’erano chiusi tutti gli incanti: vi erano amore, desiderio, dolci parole, e la seduzione che rapisce la mente dell’uomo più saggio» (Iliade, XIV, vv. 214-218, Trad. G. Guidorizzi 2009).
La poetessa greca Saffo, invocando Afrodite immortale, tessitrice d’inganni, espone le leggi dell’amore di cui essa è garante (Inno ad Afrodite, Fr. 1 Voigt, Trad. G. Guidorizzi 1993):
Se ora fugge presto inseguirà
E se respinge i tuoi doni poi ne offrirà
E se non ti ama presto ti amerà
Pur se non vuole
L’amore è spesso un inseguimento. Trafitto da un dardo di Cupido, Apollo si è innamorato della ninfa Dafne che lo rifiuta e lo fugge. «Ti prego, fermati, o ninfa Peneide! Non ti inseguo come un nemico! […] è l’amore che mi induce a seguirti!» grida Apollo nell’inseguimento mentre la bellezza di lei è valorizzata dalla corsa (Ovidio, Metamorfosi, I, vv. 504-507, Trad. G. Faranda Villa). Dafne fugge e invoca gli dei di aiutarla. «Un pesante torpore le invade le membra: il morbido petto è racchiuso in una sottile corteccia; i capelli si allungano fino a diventare fronde, le braccia rami; i suoi piedi, prima così veloci, sono inceppati da inerti radici; il viso diviene la cima dell’albero. Solo il suo splendore resta» (vv. 548-552).
Altre volte l’amore è attesa, speranza, prospettiva. Penelope attende fedele Odisseo tessendo la tela di giorno e disfandola di notte. Odisseo vaga per il mare ed è trattenuto da Calipso. Di notte giace accanto a lei ma di giorno, con gli occhi pieni di lacrime, sospira il ritorno guardando il mare. Il volere degli dei impone alla dea di lasciare libero l’eroe. Consapevole dei travagli futuri e rifiutando l’offerta d’immortalità di Calipso, Odisseo sceglie di accettare l’istante e un orizzonte, inseguendo ciò che ha nel cuore.
Una scelta diversa è invece quella di Ettore, l’eroe troiano per eccellenza. Alle suppliche di Andromaca, che lo implora di non affrontare Achille per il bene del figlio Astianatte, Ettore contrappone le ragioni dell’onore e della gloria. «Ettore, tu sei per me padre e nobile madre e fratello, tu sei il mio sposo fiorente», dice Andromaca nell’incontro alle porte Scee con parole affettuose e dolenti (Iliade, VI, vv. 429-430, Trad. R. Calzecchi Onesti). Ma Ettore ha appreso a «esser forte sempre, a combattere in mezzo ai primi Troiani, al padre procurando grande gloria» (vv. 444-446).
Spesso, quando si ama, si fanno scelte folli e irrazionali: Afrodite è legata indissolubilmente alla pazzia amorosa. Platone nel Simposio scrive (Trad. G. Guidorizzi 2009):
I più grandi doni vengono agli uomini da parte degli dèi attraverso la follia, una follia che viene data per grazia divina.
Dopo la morte del primo marito, la regina Didone si innamora perdutamente di Enea: riconosce «i segni dell’antica fiamma» (Eneide, IV, v. 23), sconfigge il pudore e subito la Fama della loro unione si diffonde. Come in tutte le storie c’è un ma: Enea deve ripartire per volere degli dei e il destino non gli concede di vivere secondo il suo cuore. «Didone smania, fuori di sé, per tutta la città delirando impazza, come Baccante invasata» (vv. 300-301, Trad. R. Calzecchi Onesti); invoca la morte, maledice Enea e «tremante, stravolta dall’atroce proposito, gli occhi iniettati di sangue, livida già della morte futura» si getta sulla spada (vv. 641-644). «Iride rugiadosa […] strappa con la destra il capello: in quel punto tutto il calore fuggì, tra i venti volò via la vita» (vv. 704-705).
Anche il mito antico, scrigno delle conoscenze primordiali, narra molte storie d’amore. Descrive la passione tra Orfeo ed Euridice e la loro tragica separazione. Racconta l’amore di Arianna per Teseo, che sconfisse il Minotauro grazie al gomitolo datogli dall’amata. Parla della dedizione amorosa e del sacrificio personale cui può giungere chi è innamorato. Laodamia, venuta a conoscenza della morte dell’amato Protesilao, il primo eroe Acheo a sbarcare sul suolo troiano e anche il primo a essere ucciso trafitto da una lancia di Ettore, si uccise per poterlo seguire nell’Oltretomba.
Secondo l’autore greco Esiodo, Eros si contrappone a Caos e rappresenta la forza di coesione dell’universo. Eros è un fanciullo alato, armato di arco e faretra. Talvolta è bendato perché l’amore sa anche essere cieco. Non si sa mai verso chi punta il suo arco e quando scocca la freccia. Eros: un imprevedibile viaggio nell’irrazionale follia dell’amore.
Fonti delle traduzioni:
Omero, Iliade, trad. R. Calzecchi Onesti, Torino: Einaudi 1990.
Lirici greci. Saffo, Alceo, Anacreonte, Ibico, trad. G. Guidorizzi, Milano: Mondadori 1993.
Virgilio, Eneide, trad. R. Calzecchi Onesti, Torino: Einaudi 1989.
Ovidio, Le metamorfosi, trad. G. Faranda Villa, Milano: Rizzoli 2010.
G. Guidorizzi, Letteratura greca, cultura autori testi. L’età arcaica, Milano 2009, pp. 350-351.