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Di cosa parliamo quando parliamo di letteratura classica

Letteratura antica

Cos’è la letteratura classica? Certamente i nomi di Omero, Saffo, Virgilio, Catullo e Orazio sono noti a molti, come quelli di tanti altri autori o protagonisti delle storie del mondo antico. I loro versi e le loro vite risuonano nelle pagine dei più antichi manoscritti fino agli smielati “messaggini” dei Baci Perugina.

La letteratura classica è diversificata e multiforme.

La letteratura classica è struggente: offre una descrizione commovente e tragica della storia di Didone, la regina cartaginese innamorata di Enea; racconta l’affetto sincero tra Ettore e Andromaca; custodisce i versi appassionati di Catullo e di Saffo.

Catullo, per esempio, poeta latino del I secolo a. C., scrive queste famose parole all’amata Lesbia (Carmina, LXXXV):

Io odio e amo. Forse ti chiederai come sia possibile;

non lo so, ma sento che così avviene e mi tormento.

La letteratura classica è didascalica: illustra la necessità, esposta da Esiodo, del lavoro da parte dell’uomo, con consigli pratici per l’agricoltura e per i giorni del mese nel quale compiere determinate attività; riporta inoltre il tentativo di Lucrezio di insegnare ai romani la filosofia epicurea.

La letteratura classica è anche utile: offre trattati teorici che spaziano dalla retorica all’agricoltura, alla caccia, alla cucina, alla medicina. La letteratura classica è uno scrigno di miti e racconti primordiali; la letteratura classica assume i toni della satira e dell’invettiva, è edificante e noiosa, emozionante quanto complicata ed erudita.

La letteratura classica custodisce i messaggi sentenziosi e morali di Seneca. Nel De brevitate vitae egli afferma (VIII, 5, trad. A. Traina):

Nessuno ti renderà gli anni, nessuno ti restituirà a te stesso;
 andrà il tempo della vita per la via intrapresa e non tornerà indietro nè arresterà il suo corso;
 non farà rumore, non darà segno della sua velocità:
 scorrerà in silenzio;
 non si allungherà per editto di re o favore di popolo:
 correrà come è partito dal primo giorno, non farà mai fermate, mai soste.

La letteratura classica sa essere estremamente tragica ma anche comica.

Alla fine dell’Edipo re di Sofocle il coro afferma (v. 1529-1530, trad. F. Ferrari):

Non dire felice uomo mortale, prima che abbia varcato il termine della vita senza aver patito dolore.

Questa è solo una delle tante frasi drammatiche che danno forma alla tragedia, in cui i capricci del destino e la sofferenza umana sono i protagonisti indiscussi. Tuttavia, nelle commedie di Arisofane si trovano spesso affermazioni sconce e a sfondo sessuale, legate al basso corporeo e finalizzate al riso. Nella Lisistrata il commediografo mette in scena una commedia in cui le donne fanno sciopero del sesso per riportare la pace e porre fine alla guerra.

Ad un certo punto dell’opera Lisistrata si rivolge alle donne con queste parole (vv. 120-121; 124-128, trad. G. Paduano):

Se vogliamo costringere gli uomini a fare la pace, dobbiamo rinunciare… […] dobbiamo rinunciare al cazzo. Ma che fate? Vi voltate indietro? […] Perché esitate?

Ma oltre la singola citazione, oltre il luogo comune, la letteratura classica stupisce ogni volta sempre di più. La letteratura classica è un mondo da scoprire: spesso è frammentaria, incompleta, enigmatica. Si offre alla nostra lettura ed esige una risposta presente.

In Errata George Steiner scrive:

il classicismo ci legge più di quanto noi lo leggiamo (ascoltiamo, percepiamo). Ogni volta che ci confrontiamo con il classico, esso ci mette in questione. Sfida le risorse della nostra consapevolezza e del nostro intelletto, della nostra mente e del nostro corpo. Il classico possiede il diritto imperioso di esigere e di generare una risposta, una ripetizione attiva, … esige una re-azione.

 

Fonti delle traduzioni:

Sofocle, Edipo re, trad. F. Ferrari, Milano: Bur 2009.

Aristofane, Lisistrata, trad. G. Paduano, Milano: Bur 2009.

Seneca, La brevità della vita, trad. A. Traina, Milano 1997.

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