Per quanto possa sorprendere, Guillaume Apollinaire (1880-1918) non fu il primo poeta a comporre calligrammi, ovvero un tipo di componimento in cui l’autore scrive la poesia dandole la forma dell’oggetto descritto. Nonostante la notorietà delle sue originali e raffinate poesie e nonostante la sua abilità nel vestire il componimento da Tour Eiffel, da cravatta, da signora e da molte altre forme, il primato nella realizzazione di calligrammi non può essergli attribuito.
Nel IV-III secolo a. C., infatti, la letteratura ellenistica aveva già raggiunto grandi risultati nella realizzazione di carmi figurati, chiamati in greco technopaegnia. Le intenzioni e i significati che le diverse epoche storiche attribuirono a tali componimenti sono però molto diversi.
Nell’età moderna, infatti, il calligramma sfida l’odine positivistico e razionale del reale, indagando le molteplici possibilità offerte dalla pagina bianca e ricercando nuovi significati e nuovi orizzonti con cui interpretare il presente. Le nuove tecnologie (il cinema, l’illuminazione elettrica, l’autobus a vapore, la macchina, il telegrafo…), e conseguentemente la diversa percezione dello spazio e del tempo, portarono l’uomo a osservare se stesso e il mondo con occhi nuovi, forse più critici ma anche curiosi.
Influenzato dall’oscurità poetica di Mallarmé e dalla spinta rivoluzionaria del Futurismo italiano, Apollinaire sconvolse il modo tradizionale di fare poesia. Nella rappresentazione dell’orologio in La cravatta e l’orologio, il poeta francese esplora la mutata concezione del tempo, rifiutandone la concezione tradizionale.
Diversamente dall’età moderna, nell’età antica la poesia figurata nasce invece come gioco e divertimento erudito. I poeti alessandrini sperimentano nuove forme poetiche e giocano con i generi letterari della letteratura classica; la loro produzione letteraria si svuota della funzione educativa e civile che aveva in passato e non è più rivolta all’orizzonte delle polis, ormai disgregato dalle conquiste di Alessandro Magno e dalla successiva divisione del suo impero in molteplici regni dopo la sua morte. In seguito alla perdita di valore dell’individuo come cittadino e in seguito al suo riconoscimento in una società più vasta, ma anche più distante e incomprensibile, l’intellettuale alessandrino vive infatti nell’ambiente chiuso delle biblioteche e delle scuole, estraneo allo spazio educativo democratico.
Tra gli autori antichi di tecnopaegnia ricordiamo Simia di Rodi e Teocrito. Il primo è ritenuto l’inventore di tale genere, e tre componimenti figurati giunti fino a noi gli sono stati concordemente attribuiti (L’uovo, La scure, Le ali). Il componimento L’uovo, oltre ad avere il profilo di un uovo, deve essere letto assecondandone la forma: alla prima riga del componimento segue l’ultima, poi la seconda e la penultima, la terza e la terzultima, fino ad arrivare al centro dell’uovo.
Con la poesia visuale il ruolo della lettura subisce quindi un profondo cambiato, e il lettore riceve e crea al tempo stesso un significato. Tuttavia, mentre al lettore moderno è richiesto un impegno attivo e sociale, l’erudito antico si limita a ricercare un piacere intellettuale, sfidando i propri compagni nell’interpretazione del componimento.
Il confronto tra i carmi figurati antichi e i calligrammi di Apollinaire mostra l’originalità e la creatività della letteratura antica, che aveva già inventato molti generi letterari moderni. Lo sguardo critico e insaziabile dell’uomo antico ha già esplorato molti degli orizzonti tuttora esistenti, e spesso, per comprendere il presente, è necessario riscoprire il passato.