Ogni giorno siamo assillati e assediati dalle classifiche. I libri più belli dell’anno e i più venduti. I capolavori senza tempo. Gli imperdibili. I romanzi che hanno fatto la storia del romanzo. I migliori libri erotici e i russi, che non puoi non aver letto. I migliori romanzi di formazione. Quelli odiati dalla critica e amati dai lettori. I capolavori che nessuno ha mai sentito nominare e tanto meno letto. I migliori libri per addormentarsi dopo cinque minuti, con la luce ancora accesa!

Oggi, per non essere da meno e per suscitare un po’ di polemiche, vi proponiamo i migliori romanzi italiani per ogni decennio, dal secondo dopoguerra ad oggi. Un canone il cui principio è l’esclusione, in quanto è più facile dimenticare qualcuno, che inserire tutti i più meritevoli. Un elenco che quindi non si vuole esaustivo, ma assolutamente discriminatorio.

Insomma così è, se ci pare. Anche perché sappiamo che ogni classifica è personale e classificare, con buona pace di Linneo, è altamente aleatorio.

Tempo di uccidere (1947)

tempo di uccidere

Nei primi anni del secondo dopoguerra appariva Tempo di uccidere di Ennio Flaiano, primo Premio Strega della storia. Pare che Leo Longanesi avesse ascoltato per giorni Flaiano, mentre gli confidava le sue avventure di guerra e alla fine lo costrinse a scrivere il libro. Tra l’altro la leggenda vuole che Longanesi avesse in mente un grande romanzo, ma non trovò mai nessuno a cui farlo scrivere. L’incipit era folgorante. Sarebbe stato ambientato a Catania, in tempo di guerra, dove la carenza alimentare costringeva ad allevare il maiale sul terrazzo. Un terribile incidente accadeva nel momento in cui per il gran caldo il maiale precipitava di sotto, dal quarto piano, in testa a un passante. Ma questa è un’altra storia. Sempre a proposito di guerra, menzione speciale del decennio a La pelle di Curzio Malaparte.

Quer pasticciaccio brutto de via merulana (1957)

quer pasticciaccio

Capolavoro assoluto, uno dei migliori romanzi italiani, tra i più conosciuti e tradotti all’estero, nonostante la sfida improba della traduzione che lo avvicina a un Finnegans Wake nostrano. Gadda crea una lingua personale riuscendo, da milanese, a rendere aulico il romanesco più romanaccio. Questo è anche il decennio della Trilogia degli antenati di Calvino, che comincia nel 1952 con il Visconte dimezzato, continua nel ’57 con Il Barone rampante e si conclude nel 1959 con Il Cavaliere inesistente, per lui una nomination in attesa che i tempi siano maturi. E del resto bisogna citare anche Il gattopardo (1958), pubblicato a un anno dalla morte di Tomasi di Lampedusa.

Fratelli d’Italia (1963)

fratelli d'italia

Alberto Arbasino è considerato il più grande autore italiano vivente. Se con L’anonimo lombardo (1959) rivoluziona il genere epistolare, con questo libro monstre, vero e proprio libro mondo, dà un senso a quell’accolita di autori che non per nulla si chiameranno Gruppo ’63. Capostipite. Dopo di lui nulla sarà più come prima. Dopo la prima edizione Feltrinelli, segue quella Einaudi (1976) e infine la ristampa Adelphi (1993), riveduta e corretta, e se fosse stato possibile, ampliata. Eppure in pochi possono dire di averlo letto. Alzi la mano chi è tra questi pochi eletti. Inaugurava invece il decennio il bellissimo Ferito a morte (1961) di Raffaele La Capria.

Le città invisibili (1972)

le città invisibili

Se si parla di sperimentalismo e di metaletteratura, così in voga in quegli anni, bisogna parlare del più grande di tutti, il più grande autore italiano del secondo Novecento. Italo Calvino negli anni ’70 dà il meglio di sé con i cosiddetti Altri romanzi. Si inizia appunto nel 1972 con Le citta invisibili (quanto bella è Tamara su tutte?). Si continua l’anno dopo con Il castello dei destini incrociati, fino al 1979 con Se una notte d’inverno un viaggiatore. Conclude la quadrilogia Palomar, nel 1983. Menzione speciale per un altro libro fuori dagli schemi, di un outsider assoluto, parliamo di Horcynus Orca (1975) di Stefano d’Arrigo.

Il nome della rosa (1980)

il nome della rosa

Il decennio si apre con il capolavoro del professore di semiotica Umberto Eco. Un exploit che inaugura un decennio molto fertile per le lettere italiane. Il 1980 è anche l’anno di Altri libertini di Pier Vittorio Tondelli, vero e proprio libro culto di un’intera generazione. Un anno dopo appare Diceria dell’untore di Gesualdo Bufalino e nel 1984 un libro che può essere paragonato a quello di Tondelli: è Seminario sulla gioventù, l’esordio di Aldo Busi. Infine non si può non citare un altro frutto di questi ricchi anni ’80, si tratta di Atlante occidentale del grandissimo Daniele del Giudice.

Passaggio in ombra  (1995)

passaggio in ombra

Tra i migliori romanzi italiani degli ultimi settantanni, anche Passaggio in Ombra. Un romanzo, questo Premio Strega di Mariateresa Di Lascia che, permettetemi il gioco di parole, lascia il segno. Un romanzo potente, narrato in prima persona, che consacra la scrittrice pugliese nell’olimpo letterario nostrano e che accresce il rammarico per la sua prematura scomparsa. Morirà infatti pochi mesi prima della pubblicazione del libro, a soli 40 anni. Nel decennio bisogna nominare anche il libro, sempre postumo, di Giorgio Manganelli, La notte (1996). Infine il 1991 è anche l’anno dell’esordio letterario di Alessandro Baricco, con Castelli di rabbia, a cui seguirà il fortunato Oceano mare (1993).

Gomorra (2006)

gomorra

Avvicinandoci ai giorni nostri tutto diventa più complesso per l’impossibilità di frapporre la giusta distanza critica, temporale, che permette di affinare il giudizio. Re degli anni zero è comunque Gomorra di Roberto Saviano, anche per il tam tam mediatico che ha suscitato. Per questo genere, prendendo ad esempio anche il collettivo Wu Ming, Maurizio Ferraris ha coniato il termine di new realism, che coniuga inchiesta e finzione, sulla falsa riga del new journalism. Ferraris ha scritto anche un manifesto di questo nuovo movimento letterario. Menzione speciale per Io non ho paura (2001) di Niccolò Ammaniti.

L’amica geniale (2011)

l'amica geniale

Il decennio attuale è ancora tutto da vivere e la sua storia ancora da scrivere. Ci limitiamo a citare la quadrilogia di Elena Ferrante, iniziata appunto con L’amica geniale. Un fenomeno da esportazione, uno dei pochi dell’attuale panorama nostrano. Menzione speciale per un grandissimo di questi anni, che vola tre metri sopra il cielo. No, non è Federico Moccia. Si tratta di Antonio Moresco, di cui vogliamo citare per lo meno Gli increati dell’anno appena passato. Per tutto il resto, ai posteri l’ardua sentenza. E che le polemiche abbiano inizio.