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Will Self e l’arte di scrivere tre “Conrad”

Will Self

Lo sapevate che Will Self, quando scrive, per conteggiare le parole adotta come unità di misura il “Conrad”?

Prima di tutto, conoscete Will Self?
Probabilmente no, così come non lo conoscevo io prima di leggere questo articolo del Guardian, scritto dall’autore, sulle proprie abitudini, convinzioni letterarie e metodologia di scrittura.

Will Self è uno scrittore inglese, nato nel 1961, noto per le sue apparizioni televisive sui canali britannici, e per i suoi racconti brevi , satirici e fantastici (giusto per citarne qualcuno: “Dorian”, una rielaborazione dell’opera di Wilde, ambientata negli anni ottanta, l’epoca della cosiddetta “Peste gay”, “Grandi scimmie”, “Cordiali saluti da un mondo insano”, “Misto maschio”, “London”, “Appunti da una metropoli”).

Dall’articolo del Guardian emerge un tono diretto, asciutto, un po’ presuntuoso; Self racconta la sua routine di scrittore, che parte dal momento in cui si alza al mattino… Senza chiederti cosa ne pensi, è così e basta. Lui sa che funziona.
Scrivere deve essere la prima azione in assoluto: scendi dal letto, ti siedi alla scrivania, impugni la penna e inizi a riempire il foglio bianco.

“Per comodità, la sera prima mi giro già una sigaretta e preparo la macchinetta del caffè; poi mi alzo semplicemente dal letto, la riempio e l’accendo”.

La necessità di catapultarsi sul foglio bianco deriva dalla convinzione di Will Self che esista una stretta correlazione tra sogno e immaginazione: appena svegli, il nostro cervello ancora non si è connesso alla realtà circostante e quindi siamo in grado di inventare situazioni e storie che, se pensate nell’arco della giornata – mentre siamo immersi nelle distrazioni quotidiane – possono sembrarci assurde. Se non vengono trascritte al momento opportuno quei frammenti della nostra fantasia rischiano di venire persi per sempre. Secondo Will Sefl, il problema dei neo-scrittori sta proprio nel calo di ispirazione e costanza dovuto alla mancanza di un metodo efficace come il suo.

Conrad scriveva 800 parole al giorno. Secondo Will Self, che chiama lo scrittore “The Master”, questo è il numero di parole al quale ogni scrittore dovrebbe ambire.

“Negli anni ’90 arrivavo a scrivere anche tre “Conrad” al mattino, con l’età sono diventato più lento e ora riesco a sostenere il ritmo di 1,25 “Conrad”

Un altro aspetto importante della sua routine è l‘isolamento: durante la parte iniziale del lavoro, lo scrittore è in grado di concentrarsi anche in presenza di altre persone, internet e computer rimangono però staccati, anche perché Will Self si avvale di carta e penna ed, eventualmente, della sua Olivetti.

Nella fase finale, che si concretizza con la terza stesura del romanzo, lo scrittore deve operare per 16 ore in completo isolamento. La prima bozza viene scritta di getto, la seconda e la terza vengono iniziate quasi in contemporanea, per permettere allo scrittore di riflettere sul finale del romanzo, che alla terza bozza è spesso ancora da definire.
Anche i momenti di distrazione sono per Self fondamentali: mentre stende la prima bozza, se al mattino si dedica interamente al romanzo, nel pomeriggio si concentra su altre attività, al massimo conduce ricerche inerenti alla trama dell’opera.

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