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New York ha un nuovo nome

city of women

“It’s a Man’s Man’s Man’s World”, cantava James Brown, e un articolo del New York Times mostra come non avesse tutti i torti: a New York, come nella maggior parte delle città occidentali, i nomi di palazzi, strade, parchi, monumenti sono tutti quanti maschili.

Partendo dal suo nome che è quello del duca di York, per passare alla piazza del presidente -Washington Square-, all’Hunter Collage, in origine femminile poi così chiamato dall’attore Thomas Hunter, fino ai famosi Lincoln Center, Columbus Circle, Rockfeller Center e Bryant Park, la Grande Mela altro non è che unamanscape.

Si contano sulle dita di una mano le statue con nome femminile -Joan of Arc, Golda Meir, Gertude Stein, Eleanor Roosevelt, e Harriet Tubman-, ma Allison Meier ha realizzato una mappa della città che ne comprende molti di più, perché in fondo lungo quei viali, all’interno di quegli edifici hanno vissuto, lavorato, ballato, scritto, insegnato anche grandi donne ed è giusto render loro omaggio. Perché con la mappa della metropolitana? Perché è quella che tutti consultano più spesso, le cui stazioni hanno nomi significativi, è insomma “una impalcatura informativa sulla quale le altre cose possono essere costruite, e su di essa abbiamo costruito una città femminista”.

Si tratta di una mappa che riflette la straordinaria storia di donne carismatiche, come quella di Hanna Feake Bowne, una predicatrice del XVII secolo appartenente al gruppo cattolico dei Quaker, per il quale di è battuta contro la tentata repressione diventando una importante esponente della libertà religiosa, eppure sempre esclusa dai manuali di storia o sostituita col nome del marito, John Bowne. E poi ancora, tre delle quattro donne giudici della Corte Suprema sono originarie di NY, come anche importanti femministe americane, quali Victoria Woodhull e Shirley Chisholm.

La City of Women è stata inserita nel recente libro “Nonstop Metropolis”, un atlante creativo di New York City che la studiosa ha curato in collaborazione con Joshua Jelly-Schapiro e Rebecca Solnit.

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