Oggi Tom Wolfe compie 84 anni. L’inventore del radical chic – neologismo usato per descrivere gli snob della media borghesia americana che ostentano idee politiche vicine alla sinistra radicale – non si lascia intimidire dai suoi anni e continua a lavorare al suo prossimo libro, una storia sulla teoria dell’evoluzione dal XIX secolo a oggi.
Nel 2013, la New York Public Library ha comprato per 2.1 milioni di dollari 190 scatoloni appartenuti allo scrittore che contenevano quaderni di appunti, interviste, lettere, bozze dei suoi romanzi, tra cui “Il falò delle vanità” (1987), “La stoffa giusta” (1979) e “Electric Kool-Aid Acid Test” (1968).
“Lo stile unico di Tom Wolfe, così come le sue osservazioni acute e taglienti, lo hanno reso uno degli autori americani più influenti del dopo guerra”, ha dichiarato il presidente della New York Public Library, Tony Marx, durante una conferenza stampa.
Secondo un articolo del Guardian, i quaderni custoditi dalla libreria testimoniano l’evoluzione di Tom Wolfe come scrittore e offrono la possibilità di analizzare le tecniche da lui studiate per sviluppare lo stile del New Journalism – ovvero la capacità di fondere linguaggio giornalistico e narrativo per catturare l’attenzione del lettore.
Per celebrare il suo compleanno Piego di Libri traduce per voi alcune parti salienti di una sua intervista per il Paris Review.
Quando hai realizzato di avere un talento per la scrittura?
Molto presto, in realtà. Quando avevo sei o sette anni e mio padre era redattore di una rivista di agricoltura, The Southern Planter. Lui non si riteneva un giornalista, ma uno scienziato, un agronomo. A me però piaceva immaginarlo come uno scrittore mentre stava lì, seduto alla sua scrivania. E sapevo che anche io un giorno lo sarei diventato. É una grande fortuna maturare molto presto la convinzione di avere una sorta di vocazione, così mentre si cresce si possono concentrare tutte le proprie energie nel provare a svilupparla.[…]
Qual è stato il libro che ti ha influenzato maggiormente?
Ero rimasto molto colpito dalla biografia di Napoleone scritta da Emil Ludwig (scrittore e giornalista tedesco morto alla fine degli anni ’40, ndr). Avevo otto anni quando la lessi.
Hai iniziato a far la gavetta scrivendo per i giornali…
Esatto. Il primo giornale per il quale lavorai fu lo Springfield Union, nel Massachussets. Ricordo che dovetti inviare un centinaio di lettere per chiedere di venir assunto. Ricevetti soltanto tre risposte. Due di queste erano un no…
Quando è avvenuta la rottura con il mondo del giornalismo?
[…] Quando mi sono laureato a Yale sono entrato in contatto con un gruppo di scrittori russi chiamato I Fratelli Serapion. Lì conobbi Boris Pilnyak, autore de “L’anno nudo” (1922) e Eugene Zamjatin, conosciuto per essere l’autore di “Noi” (1921), dal quale poi George Orwell trasse spunto per “1984”. I russi erano influenzati dal simbolismo francese. Vedevo quindi mescolarsi la genialità e l’estetica del simbolismo con un tema violento come quello della Rivoluzione. Decisi di provare a imitarli.
Parlando de “Il falò delle vanità”… Per quanto tempo hai avuto questo titolo in testa?
L’idea mi venne mentre mi trovavo su un autobus turistico a Firenze. In Piazza della Signoria c’è la famosa scultura di Cellini che raffigura Mercurio e la guida ci raccontò del famoso episodio del falò delle vanità che ebbe luogo proprio in quella piazza alla fine del XV secolo […] per opera di Girolamo Savonarola. Quest’idea del falò mi intrigò talmente tanto che decisi che sarebbe stato il titolo di un mio futuro romanzo.
A proposito, quale caratteristica deve avere un buon romanzo?
Per me un buon romanzo deve essere in grado di trasportare il lettore all’interno del sistema nervoso dei personaggi… fargli sentire nelle ossa quello che il protagonista prova quando si confronta con la società. È impossibile riuscire a delineare la psicologia di un individuo con successo senza inserirlo in un particolare contesto sociale.
Giornalista, scrittore, inventore del New Journalism, uomo di stile. Tom Wolfe è uno dei personaggi più importanti della letteratura americana contemporanea. Se ancora non avete avuto l’occasione di conoscerlo, Piego di Libri vi consiglia di leggere il suo più celebre e già più volte citato romanzo “Il falo delle vanità”. Non ve ne pentirete.