Il Natale e la grande tradizione inglese dei racconti del terrore…
Che cosa hanno in comune il Natale e un bicchiere di gustoso liquore allo zabaione? I nomi di Sir Andrew Caldecott, A. M. Burrage e J. H. Riddell non vi dicono niente? Non disperate! Se siete dei lettori che amano celebrare le festività all’insegna della tranquillità e del calore familiare, probabilmente non avrete mai sentito parlare di storie di fantasmi raccontate a lume di candela la notte della vigilia di Natale.
Ho tradotto alcuni estratti di un articolo di Colin Fleming per il Paris Rewiev per dare ai nostri lettori un assaggio di alcune di quelle che erano le tradizioni natalizie britanniche del XIX e XX secolo. Buona lettura!
“Ho pensato a lungo al Natale come a uno di quei periodi ricchi di piacevoli distrazioni: trenta e passa giorni in cui tutti si danno da fare, con la lista alla mano, fino all’ultimo secondo concesso da quel business natalizio che non smette, neanche per un momento, di starci col fiato sul collo. Ci sono ovviamente anche i buoni propositi, come il solito viaggio all’Home Depot (negozio statunitense di articoli al dettaglio per la casa, ndr), e la birra di stagione. Un’atmosfera natalizia frizzante. Di quelle che, quando qualcuno ti spiega cos’è il vin brûlé, ti invogliano a mandarne giù un goccetto in tutta serenità.
Cosa sappiamo, invece, degli aspetti più tetri del Natale? Cosa rappresenta il Natale per quelle persone a cui piace festeggiare durante tutto il resto dell’anno, ma che magari durante il periodo natalizio si trovano a dover convivere con qualche evento difficile da affrontare? Che conforto può trovare questa gente in questa proverbiale celebrazione?
Avendo sperimentato entrambi gli aspetti, posso assicurarvi che esiste una costante che si sposa sia con gli stati d’animo più gioiosi, che con quelli più cupi: la classica storia inglese di fantasmi. Penserete che sia Halloween la festa che più si addice alla narrativa del genere macabro, ma vi dovrete ricredere quando vi troverete a prendere le parti di Snow Miser (un personaggio del cartone animato statunitense “The Year Without Santa Claus” che ha il potere di controllare il freddo in tutto il mondo, ndr). Gli inglesi adorano spaventare a morte la gente durante il periodo natalizio, per loro è una forma di divertimento, un modo per raccontare quelle storie lontane dai classici racconti sui fantasmi che probabilmente già conoscete.
Se non vi piacciono le storie sui fantasmi, dovete sapere che M. R. James (scrittore e medievista inglese nato nel 1936, ndr) è considerato uno dei maestri in questo campo. La sua specialità consisteva proprio nello scrivere un racconto appositamente per la celebrazione del Natale, invitare successivamente alcuni assistenti di Eton e studenti illustri nelle sue stanze, e leggerlo al lume di candela dopo che tutti erano stati provvisti di liquore allo zabaione. Erano delle letture appositamente scritte per quel periodo dell’anno, ma non erano necessariamente ambientate nella stagione invernale. Il periodo natalizio non è quasi mai presente nelle storie di James.
Gli scrittori di storie di fantasmi, James incluso, adoravano stilare una lista di regole, assolutamente imprescindibili, su come scrivere una storia dell’orrore d’effetto. Proponevano dei suggerimenti a dir poco “spettrali” che, come potete presumere, raramente combaciavano tra di loro e tendevano a essere rispettati dagli autori stessi con poca frequenza.
Il loro sforzo è comunque da apprezzare, perché ci ha restituito una sorta di guida provocatoria per coloro che amano essere spaventati. Mi piace inoltre il fatto che ci sia ancora qualcuno pronto a divorare le pagine di storie di fantasmi proprio a Natale, uno dei periodi più felici dell’anno, e che le preferisca a tutti quei Natali in cui i baci che si scambiano di sfuggita sotto il vischio i neo fidanzatini si confondono con i ramoscelli che urtano le loro tempie. Un’idea di cosa vorreste dopo esservi seduti in una stanza con le luci soffuse ed esservi scolati un bel bicchiere di liquore allo zabaione, mentre sfogliate le pagine di un libro, io ce l’avrei.
Il segreto per la buona riuscita di una storia di fantasmi si nasconde nell’atmosfera conviviale. I personaggi di queste storie hanno solitamente appena finito di consumare un pasto saziante, spesso si trovano in mezzo a un gruppo di persone e questo porta l’ascoltatore a sentirti parte di quella realtà e non si desidera fare nient’altro, se non seguire attentamente le vicende dei personaggi.
Fuori fa freddo, ma non all’interno della stanza. È questo il momento in cui ci si accorge che ritrovare l’amore per il gioco che molti di noi adulti hanno perso con gli anni diventa quasi una necessità. Se siamo fortunati, a Natale abbiamo la possibilità di riscoprirlo.
Deve essere quindi proposto un gioco che, diciamo, consiste nel raccontarsi storie. Ecco che arriva il terrore: lo status-quo si confonde con la sensazione dei partecipanti che qualcosa sia accaduto, vengono condivise risatine, ma gli sguardi torvi che ci si scambia lasciano presagire uno stato d’animo che con la baldoria ha ben poco a che fare.
Qui però non si parla del terrore presente nelle storie di Lovecraft (scrittore statunitense nato nel 1890, considerato uno degli autori di letteratura horror più importanti dell’epoca insieme a Edgar Allan Poe, ndr) […]
È un tipo di terrore dal retrogusto dolce – i fantasmi, anche quando intendono vendicarsi su di noi, sembrano comunque attingere a uno o due gocce di quel liquore allo zabaione, data tutta la gaiezza con cui compiono quegli atti atroci. Sono certamente in grado di ucciderti, ma lo fanno servendosi di qualche scherzo. Questi sono i giorni più corti dell’anno e quindi sono anche intrisi di un mix di elementi pagani e religiosi. Le persone una volta non avevano la TV: ecco che quindi si beveva, ci si raccontava storie; qualcuno iniziava il giro e al turno successivo si cercava di raccontarne una più paurosa e così via. Ecco come è iniziata la tradizione legata alle storie sui fantasmi durante il periodo natalizio.
Anche se però siete amanti del genere, esiste comunque una buona probabilità che non siate pronti per scartare questi – spesso sottovalutati – regali sotto l’albero, queste storie a cui sono grato per la compagnia che mi hanno riservato negli anni, a Natale, quando si fondevano in un tutt’uno con il mio stato d’animo in un modo che nessun altro espediente era riuscito a emulare. Sono inoltre maledettamente divertenti. Munitevi quindi di sidro o idromele – o semplicemente di una Bud Light – e permettetemi di consigliarvi alcune storie di fantasmi che vale la pena leggere. […]
“A Strange Christmas Game” – J. H. Riddell (1863)
Persino i fan più entusiasti non sono a conoscenza del fatto che la gran parte delle storie di fantasmi dell’età vittoriana sono state scritte da donne. La Signora J. H. Riddell era una delle più talentuose dell’epoca e “A Strange Christmas Game” ci restituisce proprio quell’idea, protagonista del genere horror, del gioco dalle infinite partite. Soltanto che questa volta sono i fantasmi che si destreggiano nel gioco delle carte. Proprio come una volta. […]
“Christmas Re-union” – Sir Andrew Caldecott (1912)
Questo racconto proviene da una raccolta intitolata “Not Exactly Ghosts”, dove si riscontra il particolare approccio di Caldecott verso il genere horror. […] Di nuovo, il racconto è ambientato durante una riunione di famiglia, in occasione delle festività, ma tra gli invitati c’è un buffone e tutti si sentono sollevati quando viene invitato ad andarsene. Il fatto è che costui lascia la festa proprio nel momento in cui Babbo Natale, o meglio il Babbo Natale che la famiglia pensa di aver assunto per i bambini presenti, fa il suo ingresso. Veniamo a sapere che l’ospite maleducato un giorno aveva giocato un brutto tiro allo zio e questo Babbo Natale lo era venuto a sapere. La persona che era appena entrata in sala era quindi un Babbo Natale vendicativo. Il fantasma in questa storia è proprio Santa Claus, fatto che tuttavia non ci viene confermato nel corso della narrazione. […] Dovrete quindi venirne fuori da soli!
“Smee” – A. M. Burrage (1931)
Il mio preferito […]. È la vigilia di Natale, la casa è grande, vecchia e lasciata a se stessa, sembra perfetta per i protagonisti che desiderano giocare a nascondino. C’è solo un piccolo problema: è presente un altro giocatore che non figura tra gli invitati. […] Leggere questa storia – così come bere troppo liquore allo zabaione – potrebbe trasformarsi nella causa scatenante che vi porterà a rinunciare ai festeggiamenti del Natale l’anno prossimo, se solo non fosse così divertente rimanere coinvolti in racconti del genere”.
L’articolo originale è stato scritto da Colin Fleming – autore di articoli apparsi su Rolling Stone, The Atlantic, Boston Globe – e pubblicato sulla versione online del “The Paris Review” il 19 Dicembre, 2014.
Didascalia immagine: una delle illustrazioni di John Leech del Canto di Natale, del 1842.