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Intervista a Cinzia Tani

La storia di ToniaAbbiamo conosciuto Cinzia Tani alla scorsa edizione della Fiera delle Parole di Padova dove ha presentato il suo ultimo libro “La storia di Tonia“. Ci è piaciuto il romanzo, che racconta la sofferta storia d’amore e di vita di una giovane italiana che da Bassano del Grappa segue la famiglia nell’Australia di fine ‘800, e ci è piaciuta lei. Una donna solare, energica, curiosa, piena di risorse, sempre gentile e disponibile con il suo pubblico. Non stupisce che abbia all’attivo una trentina di libri, tra romanzi, biografie e saggi, e che abbia vinto tra i più importanti premi letterari italiani. Oltre a scrivere e leggere tantissimo, Cinzia conduce insieme a Guido Barlozzetti “Il Caffè“, un programma culturale in onda tutte le mattine dalle 6 alle 6:30 su Rai Uno. E le levatacce, anziché stancarla, sembrano rafforzarla. Dopo la trasmissione, Cinzia si dedica generosamente all’insegnamento della scrittura creativa a un nutrito numero di allievi di tutte le età.

Giornalista, conduttrice televisiva e radiofonica, scrittrice, docente di scrittura creativa e lettrice. Hai già una trentina di libri all’attivo tra saggi e romanzi di successo. Qual è il tuo segreto?

Non ho un segreto ma una ricetta: passione, volontà, necessità, rinuncia, impegno e di nuovo passione. Lavoro alla Rai per vivere, mantenermi e mantenere mia figlia. Sono contenta di aver potuto sempre fare programmi interessanti: letteratura, cinema, musica, teatro, psicologia. Ogni mattina da due anni conduco Il Caffè di Rai Uno con Guido Barlozzetti. È un programma culturale che va in onda la dalle 6.05 alle 6.30 e che mi consente di incontrare persone di grande livello e imparare molte cose nuove. Per Rai Storia conduco da dodici anni Visioni Private, in cui intervisto i grandi italiani (filosofi, scienziati, scrittori, attori, musicisti ecc.) Lettrice lo sono stata sempre e per me leggere è quasi come respirare. Vivo in una casa con ventimila libri, ho sempre un libro nella borsa. Leggo ai semafori mentre guido, nelle sale d’aspetto, nell’intervallo tra un programma e l’altro, e naturalmente ogni sera e ogni week end. La scrittura e la ricerca per i miei libri, insieme all’insegnamento, sono le cose che amo più fare e a loro dedico tutto il tempo libero dagli impegni televisivi (tanto!). Non esco quasi mai la sera e neppure nel fine settimana, a parte il cinema a cui vado il sabato pomeriggio. A volte parto per presentare l’ultimo libro e sono felicissima di farlo perchè conosco persone nuove, vedo paesi e città che altrimenti non visiterei, posso parlare ai miei lettori. Vado anche molto spesso nelle scuole e sono sempre esperienze entusiasmanti.

Ho letto in una tua intervista che a 8 anni già scrivevi racconti. Oggi continui a scrivere e tieni diversi corsi di scrittura creativa. Quindi, scrittori si nasce o si diventa? E lettori?

È fondamentale che uno scrittore sia innanzitutto un lettore. Penso che il talento letterario, come ogni altro talento, nasca con noi. Però poi si può migliorare, molto. È il musicista in erba che poi studia la musica, il pittore che frequenta l’accademia d’arte e così via. Io ho sempre letto e sempre scritto.

Dunque, scrittura creativa. Dove è possibile frequentare i tuoi corsi e… è vero che presto terrai un corso di scrittura creativa online?

Insegno in laboratori di scrittura alla Luiss di Roma, tengo stage di scrittura in alcune città ma soprattutto ho corsi settimanali e mensili alla libreria Mondadori di Via Piave a Roma. Ogni anno tengo due corsi base di dieci lezioni e poi ho due laboratori mensili per tutti coloro che vogliono continuare dopo il corso base. I laboratori ormai sono frequentati da tante persone che mi seguono da anni e si conoscono, si danno consigli, si criticano, condividono i successi e i fallimenti. Nei corsi arrivano ultimamente ragazzi molto giovani. Ne ho una adesso di undici anni! (ma anche una di novanta…) Ammiro questi ragazzi che frequentano per passione un corso serale e fanno le esercitazioni anche se la mattina dopo dovranno essere a scuola alle otto! Presto organizzerò un corso di scrittura online per coloro che non possono venire a Roma ( e noi non vediamo l’ora 🙂 ndr).

Durante i tuoi incontri, racconti spesso dei tuoi allievi in modo affettuoso. A quanto pare, ti danno delle soddisfazioni… La più grande?

I miei corsi sono particolari. Sia in quelli base che nei laboratori mando dispense da leggere e commentare insieme, chiedo di fare esercitazioni che correggo a casa, faccio l’editing di racconti, saggi, romanzi… anche più di una volta. Cerco concorsi per i miei allievi, cerco editori. Molti di loro riescono a pubblicare, con altri abbiamo pubblicato diverse antologie collettive. Per quanto riguarda le soddisfazioni sono molto più felice quando leggo una bella pagina di un mio allievo di quando la scrivo io. Inoltre sono contenta quando vincono un concorso, quando pubblicano un libro, quando hanno una bella idea. Nel libro “Mia per sempre” in cui parlo del femminicidio ho lasciato l’ultimo capitolo a una mia allieva, Ilaria Ceci, che lo ha scritto a diciotto anni. È in assoluto il capitolo più bello del volume e quello che leggo sempre alle presentazioni.

È più facile pubblicare dopo aver seguito un corso di scrittura creativa? E dopo un corso tenuto da Cinzia Tani :-)?

Non so se sia più facile. Io faccio per loro tutto quello che posso ma il mio potere è molto limitato. Sicuramente il corso serve a stimolare, a spronare quando ci sono i blocchi narrativi, a consigliare, a condividere con gli altri le proprie idee e le proprie creazioni. Ma il corso serve anche a darsi una disciplina di scrittura, degli obiettivi, delle scadenze.

Quali sono gli errori tipici degli scrittori in erba, aspiranti romanzieri?

Di credersi romanzieri dopo aver scritto un romanzo e di pensare che scrivere un romanzo sia facile. Il mio primo romanzo, dopo aver avuto diversi rifiuti, finì nelle mani di Cesare De Michelis della Marsilio che mi disse: “Mi piace il tuo libro e ho intenzione di pubblicarlo. Ma prima lo scrivi da capo.” Mi affiancò un editor e scrissi di nuovo il romanzo. Ho imparato moltissimo da quella esperienza. Il problema è che in Italia tutti scrivono con l’intenzione di pubblicare ma nessuno soffre abbastanza quando scrive. Un romanzo è un’impresa, una costruzione che richiede tempo, sacrificio, rinunce, sofferenze, fatica, dubbi, ripensamenti, domande, paura, ansia, felicità, soddisfazione e poi ancora ansia ecc. Ed è necessario l’editing. Tutti i miei romanzi e saggi hanno avuto un buon editing del quale non potrei fare a meno.

Esiste davvero il blocco dello scrittore, la pagina bianca?

Assolutamente sì. Molti miei alunni-scrittori mi parlano del blocco e mi chiedono come superarlo. Ci sono diversi consigli che potrei dare ma sono spesso individuali, appropriati per quella persona e non per un’altra. In generale bisogna capire che tutti possono bloccarsi e non bisogna scoraggiarsi. Occorre trovare il tempo giusto. Spesso io mi blocco dopo le vacanze estive e allora mi chiudo in casa nel periodo natalizio e non faccio altro che scrivere. Una volta sbloccata nei mesi successivi il lavoro è molto più facile. E poi ritengo che le scadenze, per esempio quelle di un concorso, servano a superare i falsi blocchi, quelli che si hanno per pigrizia, distrazione ecc.

Ci sono scrittori che non sono quasi mai usciti di casa. Tu che ne pensi? Preferisci recarti nei luoghi in cui ambienti i tuoi romanzi?

Ognuno ha il suo metodo di lavoro. Io viaggio moltissimo per i miei romanzi storici perché voglio raccontare i luoghi come sono veramente. Ho bisogno di sentire gli odori, i profumi, di vedere i paesaggi, di scoprire cose che le cartine o i libri di viaggio non mi dicono. In tutti i miei romanzi ci sono descrizioni di negozi o case o strade ecc. anche di cento anni fa che sono assolutamente realistiche. Uso documenti d’epoca, fotografie, filmati, documentari ecc. Viaggio sola, nel mese di agosto, e cerco di esssere totalmente ricettiva. Torno con tante idee, suggestioni, libri, notizie, verifiche, entusiasmo.

Quanto ai tuoi gusti letterari, c’è un genere che preferisci o un autore a cui sei particolarmente legata, quali sono i tuoi punti di riferimento?

Troppi. Posso dire di non amare la narrativa italiana contemporanea. Nei miei corsi, per quanto riguarda l’Italia, mi fermo a Calvino, Pavese, la Morante, Pasolini, Bassani ecc. più qualche altro libro nuovo che considero un’eccezione. Mentre a parte i classici che ripropongo in continuazione e che rileggo in continuazione, trovo delle meraviglie nelle narrative contemporanee francesi, inglesi, australiane ecc. Nella libreria in cui tengo i corsi c’è un tavolinetto dove metto le novità che consiglio. Sono tutte straniere.

So che leggi moltissimo… Tra tutti gli impegni, come fai a trovare uno spazio per la lettura e dove, come scovi i bei libri da leggere?

Leggo continuamente, sia i libri che mi servono per documentarmi quando scrivo i miei, sia i classici dei quali voglio riproporre brani ai miei studenti, sia libri nuovi. Questi li cerco in libreria, ascolto i consigli di persone affini, mi ci imbatto casualmente navigando in Internet. Non credo a coloro che dicono di non avere tempo per leggere. Il tempo si trova sempre, anche solo cinque minuti la mattina in bagno!

Dopo il successo di “La Storia di Tonia” a cosa stai lavorando in questo periodo? Puoi darci qualche anticipazione?

Sto scrivendo per la Rizzoli delle biografie delle donne-spie della prima e seconda guerra mondiale. È davvero un argomento affascinante perché queste donne sono perlopiù sconosciute ai lettori che di solito ricordano solo Mata Hari e Josephine Baker. Ne ho scelte quindici, storie di avventura, amore, coraggio, determinazione, passione. Nello stesso tempo comincio a preparare il prossimo romanzo per la Mondadori che uscirà fra due anni, una storia ambientata tra la Germania nazista, il nord Italia, la Patagonia e la Buenos Aires della dittatura.

Sei dal dentista, in sala d’attesa, e hai dimenticato l’e-reader a casa. Sul tavolino ci sono: La Gazzetta dello Sport, Novella 2000 del settembre 2014 e l’ultimo numero di Cioè. Quale scegli?

Leggo l’ultimo numero di Cioè.

Infine, il libro sul comodino?

Un mucchietto di libri… Però non li voglio citare perché non so ancora se mi piaceranno. Voglio invece citare l’ultimo che ha appena lasciato il comodino perché ho finito di leggerlo e mi sento di consigliarlo: “Momo a Les Halles” di Philippe Hayat.

Sito ufficiale di Cinzia Tani.

Intervista realizzata in collaborazione con l’Associazione Culturale Cuore di Carta

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