Piero Dorfles, che si è gentilmente prestato a rispondere alle domande di Piego di Libri, non ha certo bisogno di presentazioni. Quando si parla di libri in televisione viene subito in mente lui. È il Piero Angela della letteratura. La trasmissione ‘Per un pugno di libri’ ha infatti cambiato presentatori negli anni, ma lui è sempre lì. In prima linea con la sua erudizione e simpatia. Recentemente ha pubblicato un saggio, che ovviamente parla di libri. Il titolo è: ‘I cento libri che rendono più ricca la nostra vita’, Garzanti Libri, 2014.
Noi di Piego di Libri ci siamo divertiti a sfogliarlo e a mettere la crocetta sui libri che avevamo già letto e ad aggiungere gli altri, tra quelli sapientemente proposti da Dorfles, nella nostra personale wishlist.
Ci può parlare del suo ultimo libro, “I cento libri che rendono più ricca la nostra vita”? In che modo, secondo lei, i libri ci possono arricchire?
I classici, in particolare quelli più popolari, ci arricchiscono intellettualmente perché rappresentano un fondamentale strumento per conoscerci e per saperci orientare nel complesso universo di sentimenti, di emozioni, di contraddizioni di cui è fatta la vita. Ma ci arricchiscono anche economicamente, perché chi legge è più preparato ad affrontare la competizione che caratterizza la vita contemporanea.
Nel suo libro parla di personaggi letterari che hanno precorso i tempi, il Capitano Nemo e il Barone Rampante, ad esempio. Nella letteratura di oggi legge qualche premonizione che potrebbe avverarsi?
Certo, anche oggi lo scrittore che ha lo sguardo lungo può essere capace di premonizioni: ma di molte saremo consapevoli soltanto quando si avvereranno. Posso dire però che ci sono scrittori che dimostrano doti di preveggenza quando cercano di immaginare cosa sarebbe un mondo in cui la comunicazione digitale dovesse sostituire gli altri strumenti formativi informativi, o un sistema in cui l’esasperazione di alcuni ideologismi contemporanei – come la political correctness o l’animalismo – dovessero diventare valori dominanti.
Come mai i personaggi dei libri del passato sono divenuti miti letterari e sono entrati nell’immaginario collettivo, mentre la letteratura contemporanea sembra non riuscire a ricostruire stereotipi che divengano miti?
Non sono convinto che la letteratura contemporanea non stia disegnando nuovi Oblomov, nuove signore Bovary o nuovi Raskolnikov. Ancora una volta, per sapere se quanto si scrive oggi avrà la forza di diventare, domani, un classico, dobbiamo aspettare che venga metabolizzato e che si depositi nell’immaginario collettivo fino a formare nuovi punti universali di riferimento.
Qual è il suo personale rapporto con i libri?
Credo proprio che non ne potrei fare a meno.
Cento sono tanti. Quali sono i cinque libri che porterebbe sulla famigerata isola deserta?
Ma per quale maledizione dovrei mai finire su un’isola deserta con soltanto cinque libri?
Sul nostro blog abbiamo una rubrica di ‘libri dispersi’. Secondo lei, quali sono i capolavori misconosciuti della letteratura e i libri immeritatamente non più pubblicati?
Immagino che siano tanti. Personalmente ho amato molto John Barth, che credo nessuno pubblichi più, ma so bene che difficilmente sarà mai un autore popolare. Mentre so che Un cantico per Leibowitz, di W. M. Miller jr., che considero – almeno per la prima parte – un testo delizioso, dopo una lunga eclisse è appena stato ristampato. Ecco, sono fiducioso: l’industria editoriale non si può permettere di dimenticare testi che potrebbero avere un sia pur minimo successo commerciale.
Il suo racconto preferito?
Tanti. Uno per tutti, Poe, Il manoscritto trovato in una bottiglia.
La domanda immancabile per la rubrica ‘il libro sul comodino’. Cosa sta leggendo?
Senza il vento della storia, di Franco Cassano, Laterza. Ma stasera lo finisco.
A volte sembra davvero che abbia letto tutto. Ma ci sono libri, ritenuti capolavori, che non ha mai letto o che non è riuscito a finire?
Chissà, magari sono tanti, ma non me ne viene in mente nessuno.
Qual è secondo lei il miglior scrittore italiano vivente e quello straniero?
Sebastiano Vassalli e Ian McEwan.
Lei è uno dei pochi che in televisione parla di libri. Pensa che si possa fare di più per incentivare la lettura e la diffusione della cultura letteraria, o il ‘circolo dei lettori’ rimarrà sempre un club esclusivo?
Molto, molto di più.
Libro o eBook?
Salvo che si tratti della domanda precedente sull’isola deserta, perché allora voglio un eBook con dentro 10.000 libri, voglio libri di carta. Da stropicciare, sottolineare, commentare, mordere, dedicare, annusare, e mettere nella mia biblioteca, con il loro dorso colorato ben visibile, per afferrarli quando, vedendoli, mi viene in mente che val la pena ridarci un’occhiata.
Biblioteca o libreria?
Perché? Sono in alternativa? Comunque, quando il libro è disponibile e me lo posso permettere, me lo compro. Se no, per fortuna, ci sono le biblioteche.
Intervista realizzata in collaborazione con l’Associazione Culturale Cuore di Carta