Manuel de Sica, il Maestro Manuel de Sica. Compositore di musica sinfonica e da camera, è conosciuto per le oltre 100 colonne sonore composte per il cinema e la televisione. Nomination Oscar 1971 per “Il giardino dei Finzi Contini”, Globo d’Oro della Stampa Estera 1989 per “Ladri di Saponette” di Maurizio Michetti, Nastro d’argento 1992 per “Al lupo Al lupo” di Carlo Verdone, David di Donatello 1996 per la colonna sonora di “Celluloide” di Carlo Lizzani.
La musica, oltre che il sangue, lo lega al padre Vittorio De Sica, il regista di capolavori come “Umberto D”., riproposto alla 71° Mostra del Cinema di Venezia in versione restaurata digitale. A proposito, in occasione del 40° anniversario della sua scomparsa, dal 9 al 16 novembre Rai Movie dedica al regista e all’attore una retrospettiva di alcuni dei suoi film più acclamati.
“Di figlio in padre” è il libro, edito da Bompiani e uscito nel 2013, in cui Manuel racconta il suo rapporto con il padre Vittorio e con il cinema di allora. Una cronaca familiare in cui c’è di tutto: dalla tormentata vita di De Sica, diviso tra le sue due famiglie, al lavoro sul set, dai tributi hollywoodiani al sodalizio con lo sceneggiatore Cesare Zavattini. Non una biografia, ma il racconto divertito, a volte amaro, di un figlio che guarda il padre. Arricchito, certo, dalla sottile ironia di Manuel e dalla sua capacità di svelare con franchezza la nudità del re. Manuel racconta in modo spassoso aneddoti e segreti delle star del cinema che in qualche modo hanno incrociato la vita del padre. Da Sofia Loren a Audrey Hepburn, da Federico Fellini ad Alfred Hitchcock, non risparmia nessuno, non esita nemmeno a raccontare le marachelle e gli scherzi che combinava il fratello Christian.
Completamente diverso è invece il genere letterario che Manuel De Sica ha frequentato come scrittore. Attratto dall’horror e dal grottesco, ha pubblicato nel 1996 “Il mio diavolo custode” e nel 2004 “La visita notturna”.
Intervista a Manuel De Sica
A questo punto ringrazio Manuel per aver trovato il tempo, nonostante i suoi numerosi impegni, di un rapido botta e risposta per Piego di Libri.
Manuel, che cosa ti ha portato a raccontare in un libro il rapporto con tuo padre Vittorio?
La necessità interiore di ricordare, un rimedio psicoterapeutico nei confronti di un grande assente, il suo e mio tempo.
Come hai vissuto l’esperienza di “comporre” un libro?
Non sono nuovo alla pratica letteraria. In questo caso mi sono lasciato andare al riflusso della coscienza, ‘componendo’ una paginetta al giorno.
Secondo te, ci sono più brutti film al cinema o più brutti libri in libreria?
Il brutto non muore mai.
Se potessi tornare indietro nel tempo e regalare un libro a un grande compositore del passato, chi vorresti incontrare e che libro gli porteresti?
A J.S. Bach regalerei la critica della ragion pura di Kant.
Quali sono le letture o gli autori che più hai amato?
Omero. Poe, Calvino, J. Roth.
Quale invece la più grande delusione?
Tanti, troppi, non voglio fare nomi.
Devi salvare un solo film e un solo libro dagli incendiari di Fahrenheit 451. Quali scegli?
Ladri di biciclette e la Divina Commedia.
Sei dal dentista, in sala d’attesa, sul tavolino c’é Topolino, la Gazzetta dello Sport e Grazia. Verso quale allunghi la mano?
Non allungo niente. Continuo pazientemente ad attendere il mio turno.
Come scegli i libri da leggere? Copertina o sinossi? Dotte recensioni o consigli amichevoli?
Seguo il mio intuito oppure do retta qualche onesto consiglio.
Quindi… che libro hai sul comodino?
“Se ho paura prendimi per mano” di Carla Vistarini, un noir eccellente.