Libri Liberi. La libreria dove i libri non si comprano, si regalano.
A Bologna, a pochi passi dal centro, esiste un luogo che è il sogno di ogni lettore: una piccola libreria in cui trovare un po’ di tutto, dai saggi ai romanzi ai libri in lingua e dove non esistono registratori di cassa, ogni libro è gratis.
Chiunque può entrare, curiosare e portare a casa fino a un massimo di tre libri, senza l’obbligo di restituirli o di portarne altri in cambio. A dare vita a questo piccolo angolo di paradiso, che è diventato ormai un punto di riferimento tanto per i bambini del quartiere, quanto per studenti e professori della vicina università, è stata quattro anni fa Anna Hilbe. Noi di Piego di Libri l’abbiamo intervistata per farci raccontare qualcosa di più su questo fantastico progetto.
Da dove nasce l’idea di Libri Liberi?
Libri Liberi nasce abbastanza casualmente: ormai più di quattro anni fa lessi un articolo su La repubblica che parlava di una libreria di questo tipo a Baltimora e di una realtà abbastanza simile a Madrid. Allora ci pensai un po’, non molto per la verità, perché quasi subito trovai questo posto con un affitto abbastanza abbordabile per me e quindi cominciai.
Le librerie di Baltimora e Madrid da quanti anni esistono?
Quella di Baltimora credo che abbia aperto ormai 15 anni fa, quella di Madrid penso più o meno quando aprii io, perché l’articolo ne parlava come di un’esperienza molto più recente.
Una delle cose che più mi hanno colpito è che – a differenza del bookcrossing – non è obbligatorio portare dei libri per prenderne altri. C’è un motivo particolare dietro questa scelta?
Il bookcrossing è importante e sicuramente anche molto utile, però richiede sempre qualcosa, uno scambio, mentre invece io desideravo fare una cosa completamente libera, svincolata da qualsiasi dovere. In realtà poi accade che le persone, soprattutto quelle che vengono in libreria più frequentemente, portino dei libri, quindi lo scambio ovviamente c’è. Però una persona che magari passa di qui una volta e poi non passa più, può prendere un libro che solo quel giorno lì c’è, perché non si sa cosa ci sarà il giorno dopo. I libri non mancano e cambiano molto velocemente.
Come vi finanziate? Avete partecipato a bandi o avete ottenuto sovvenzioni?
No, potendo, io ho preferito fare questa cosa in modo autonomo, per cui mi assumo le spese dell’affitto e dell’elettricità. Potendo, preferisco rimanere autonoma da istituzioni o da volontà altrui.
E con il Comune avete avuto problemi?
No, ho chiesto solo quello che dovevo fare, però siccome l’esperienza era completamente nuova, non sapevano cosa dirmi e alla fine mi hanno detto quello che già avevo deciso: che non devo avere un registratore di cassa e che i libri devono avere un timbro che dica che il libro non si vende. Inoltre non posso mettere sedie attorno a un tavolo, perché altrimenti sarebbe una biblioteca, ma la libreria è così piccola che non ci sarebbe posto, il problema non si pone.
Guardando la libreria ci si stupisce per la grande varietà di titoli e generi presenti: saggistica, dizionari, libri in lingua, libri per bambini… Quali generi preferiscono i lettori?
La narrativa è quella che accomuna sempre un po’ tutti: giovani, ragazzi e ragazze, persone anziane. Interessano molto anche la storia e la storia dell’arte, perché siamo vicini al dipartimento del DAMS (ndr Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo) e quindi vengono sia studenti che professori. E poi bambini, i bambini vengono spesso e sanno sempre molto bene cosa vogliono.
Cosa l’ha sorpresa di più dell’avventura di Libri Liberi finora?
Penso probabilmente il fatto che la libreria sia stata così ben accolta. Io avevo cominciato dicendo “Beh, si vedrà”, avevo iniziato con i miei libri e il suo successo non finisce mai di sorprendermi. Inoltre, il fatto che ci siano persone che ne parlano sui giornali, i blog, la televisione serve molto. Spesso i ragazzi vengono perché un amico gliene ha parlato o hanno visto la nostra pagina Facebook.
Qual è il libro più interessante che le abbiano portato?
Per me, personalmente, uno è Le benevole di Jonathan Littell, che è un autore americano che ha scritto un libro secondo me meraviglioso sugli ultimi anni della seconda guerra mondiale e io ho sempre letto molto su questo argomento. Questo libro secondo me è bellissimo, unico.
L’altro me l’ha portato Tina (ndr una volontaria che aiuta nella libreria alcuni giorni), perché noi ci scambiamo i libri tra noi, ci consigliamo quando arrivano dei libri. Qualche giorno fa è entrata Tina e le ho detto che stavo leggendo un libro bellissimo di Spender e ho scoperto che l’aveva portato lei. Spender è un autore inglese che ho conosciuto attraverso Virginia Woolf e il Bloomsbury Group. Il libro si intitola Un mondo nel mondo ed è molto interessante perché parla della sua esperienza come volontario nella guerra civile spagnola e dei rapporti con il partito comunista.
Il libro è stato pubblicato nel ’54, fra l’altro con una bellissima copertina, come facevano allora. Una cosa che sto rivedendo molto nei libri che mi portano: la bellezza delle copertine dei libri vecchi di una volta, quando erano disegnate da pittori. Infatti la copertina di questo libro è di un pittore del gruppo di Bloomsbury.
Nel ’77 lei è stata fra le fondatrici della Libreria delle donne di Bologna, crede che quell’esperienza e lo spirito che vi ha portato allora ad aprire la Libreria delle donne abbia in qualche modo influenzato Libri Liberi?
Credo che siano stati i libri. C’è una continuità, però credo che il filo conduttore siano stati soprattutto i libri. Inoltre, questa è un’esperienza che per due o tre anni è stata soprattutto individuale, mentre la Libreria delle donne era un’esperienza collettiva, nata in un contesto politico e culturale completamente diverso. Sono due esperienze che hanno poco in comune.
Infine, la domanda che facciamo a tutte le persone che intervistiamo: qual è il libro sul suo comodino in questo momento?
In questo momento sto leggendo Gli ultimi giorni di Berlino pubblicato dalla Sellerio, l’autore non me lo ricordo*. L’altro libro è di un’autrice brasiliana che lessi quando c’era ancora la libreria delle donne, mi dispiace non ricordare il nome. (A dimostrare lo spirito di amicizia e condivisione che caratterizza la libreria, in questo momento interviene una signora che stava guardando i libri, chiedendo se l’autrice sia per caso Clarice Lispector e le due donne cominciano a parlare di quanto amino le sue opere).
Alla fine dell’intervista Anna mi racconta che sul modello di Bologna sono già nate altre due librerie in Italia: Libri Liberi a Nicotera (Calabria) e Libri Ribelli a Trieste. Che bello sarebbe se ci fosse un luogo come questo in ogni città!
*Molto probabilmente si tratta di Berlino. Ultimo atto di Heinz Rein (Sellerio 2017)