Come vi raccontavo qualche giorno fa, ho avuto l’occasione di leggere in anteprima “La confraternita delle ossa”, il nuovo romanzo di Paolo Roversi, da oggi in tutte le librerie per i tipi di Marsilio Editore. A fine luglio, infatti, sono entrato nella segretissima “Confraternita dei lettori” e ho potuto fare una full immersion nel mondo di Enrico Radeschi, il protagonista di questo e altri romanzi di Roversi.
“La confraternita delle ossa” è un prequel, a dieci anni di distanza dal primo: la serie è composta infatti anche da “La marcia di Radeschi” (Mursia), “La mano sinistra del diavolo” (Mursia, premio Camaiore di Letteratura Gialla 2007), “Niente baci alla francese” (Mursia) e “L’uomo della pianura” (Mursia).
Il libro è ambientato nel 2002, a Milano. Un avvocato viene assassinato in pieno giorno nella centralissima piazza dei Mercanti: prima di morire, però, traccia uno strano simbolo col proprio sangue. A pochi metri da lì il giovane Enrico Radeschi, aspirante giornalista appena arrivato in città dalla Bassa, sta sostenendo un colloquio di lavoro. E nella stessa occasione conosce il vicequestore Loris Sebastiani, che diventerà comprimario di tutte le sue avventure. A questa vicenda – che porterà alla luce l’esistenza di una misteriosa confraternita, che trae ispirazione addirittura da san Carlo Borromeo e persegue un disegno spietato per ristabilire l’ordine morale – se ne intreccia un’altra, quella di una mantide, che seduce e uccide giovani ragazzi nei giorni di festa, facendone poi sparire i corpi.
La trama è credibile, l’intreccio ben costruito. È una nuova via del giallo all’italiana, nella quale emerge sì la figura di un rappresentante delle forze dell’ordine – Sebastiani – ma da coprotagonista (al contrario dei vari Montalbano, Schiavone, Serra). Tutto ruota attorno ad Enrico Radeschi. Man mano che le due indagini vanno avanti, vengono ricostruiti i suoi primi passi: le prime nozioni di hackeraggio informatico, la creazione del suo blog, l’origine del suo abbigliamento o del nome del suo cane, i luoghi che frequenterà di più, fino alla genesi del famoso Giallone, una Vespa del 1974 con il quale il giornalista/hacker scorrazza per Milano. Per chi non conosceva prima Radeschi, sono tutti elementi importanti e che ritroveremo nelle indagini successive. Per gli appassionati del personaggio, invece, “La confraternita delle ossa” dà le risposte a tante domande.
Bisogna sottolineare la bravura di Roversi, che non costruisce un romanzo pedante nella ricostruzione delle origini del protagonista. E anzi qua e là affiora qualche (perdonabile) incongruenza con quanto scritto nelle altre storie. Al tempo stesso vengono delineati con forza i tratti caratteristici di Radeschi, un personaggio con il quale è impossibile non fraternizzare. Non è un supereroe, non è particolarmente bello (e i risultati con le donne sono abbastanza fantozziani), i suoi sogni di grandezza da giornalista si scontrano con la precarietà del mestiere. La più grande sfida è arrivare fino a fine mese (anche vendendo videocassette porno agli universitari fuori sede). Ma alla fine, più che l’ansia dello scoop a tutti i costi, a muoverlo sono la sete di giustizia e la voglia di rendersi utile.
Ancora un paio di annotazioni. Il libro è ambientato all’inizio degli anni Duemila. Sembrano vicinissimi, ma non esistevano né Facebook né l’iPhone, né tanto feticismo tecnologico o social. Vedere come siano cambiate le cose in meno di vent’anni fa riflettere. Infine, per gustare al meglio il personaggio Andrea Radeschi, vi consiglio di leggere almeno “La mano sinistra del diavolo”.
Autore: Paolo Roversi
Titolo: La confraternita delle ossa
Editore: Marsilio
Anno: 2016