«Sono sempre lo stesso, merda. Ho il maledetto vizio di essere come sono. Per questo fingo». (Giorni di battaglia)
Héctor Belascoarán Shayne è un’investigatore privato decisamente particolare, figlio di un basco e di una irlandese, ma messicano a tutti gli effetti, nonostante tenga tantissimo al doppio cognome e alle sue origini. Dopo aver abbandonato un lavoro sicuro e aver divorziato, Héctor, un uomo sulla trentina, s’inventa la professione di investigatore privato nella sua amata Città del Messico (“Ogni città ha il detective che si merita”).
Non è un poliziotto o un ex poliziotto, non è un ricco annoiato che si inventa investigatore e neppure uno scrittore col pallino del giallo, è semplicemente un investigatore privato che si schiera dalla parte dei poveri e degli “sconfitti”, perché a quelli, non ci pensa mai nessuno. Divide l’ufficio con un idraulico, un tappezziere e un ingegnere che si occupa di fogne. Ha un fratello impegnato politicamente a sinistra, una sorella reduce da un divorzio e una fidanzata fantasma (non riusciremo mai a sapere il suo nome) lei è per tutti, Héctor in testa, la “ragazza con la coda di cavallo”.
Héctor è brutto e, dopo alcune investigazioni, anche orbo e claudicante; non è un bel tenebroso come Marlowe, non ha l’acume di Montalbano e non è un genio come Nero Wolfe, è semplicemente come quelli che difende: coriaceo, testardo, non si fa intimorire perchè non ha nulla da perdere… Un’anti divo insomma, un uomo deluso dalla vita, sfortunato ma ancora anarcoide e idealista nel modo di porsi e di vedere il mondo.
I suoi metodi di indagine sono bislacchi e istintivi, che lo rendono il più pericoloso di tutti gli investigatori noti e, sicuramente, il più divertente. Nonostante sia ambientato in un Messico anni Settanta, tra scenari urbani da brivido e paesaggi umani gonfi di nostalgia e di ironia, tutto questo appare così incredibilmente vicino al nostro vissuto che non possiamo non appassionarci: corruzione politica, prepotenza dei più forti e facoltosi, passione per le piccole cose della vita, non mancano allora come oggi e non solo in Messico.
“… l’assassino non tornerà sul luogo del delitto, semplicemente perché lui è il luogo del delitto. L’assassino è il sistema. Sì, il sistema” .
Come dargli torto!
Romanzi di Paco Ignacio Taibo con protagonista Héctor Belascoarán Shayne:
- Giorni di battaglia (M. Tropea ed. 1998)
- Il fantasma di Zapata (M. Tropea ed.1998)
- Niente lieto fine (M. Tropea ed. 2001)
- Qualche nuvola (Metrolibri, 1992)
- Stessa città stessa pioggia (Granata Press, 1994)
- Fantasmi d’amore (M. Tropea ed. 2004)
- Sogni di frontiera (M. Tropea ed. 2004)
- Svaniti nel nulla (Il Saggiatore, 2007)
- Morti scomodi [scritto con il Subcomandante Marcos] (M. Tropea ed. 2005)
Raccolte
- Le avventure di Hector Belascoaràn (Il Saggiatore, 2009)
- L’ultima avventura di Hector Belascoaràn (Il Saggiatore, 2010)
- Il taccuino di Hector Belascoaràn (Il Saggiatore, 2012)
Paco Ignacio Taibo II
Paco Ignacio Taibo II (Gijón, 11 gennaio 1949) è uno scrittore, giornalista, saggista e attivista spagnolo naturalizzato messicano. Infatti nel 1958, quando non aveva ancora 10 anni, la sua famiglia scappò dalla dittatura di Francisco Franco e si trasferì in Messico, paese che, per tradizione, aveva accolto profughi e perdenti di molte rivoluzioni.
Il giovane Paco Ignacio si dedicò intensamente all’impegno politico nel movimento studentesco e al giornalismo, professione che ama e che mai abbandonerà, così come non abbandonerà la sua amata Città del Messico, teatro di azione di molti dei suoi racconti. Nel 1971 sposa Paloma Saiz.
La carriera del Taibo scrittore può essere riassunta in alcune cifre: più di 50 titoli pubblicati – romanzi storici, racconti ispirati alla cronaca, romanzi gialli, libri di racconti, fumetti, reportages giornalistici, saggi storici – pubblicati in più di 20 paesi, con numerosi premi letterari internazionali.