«Tutto si cancellerà in un secondo. Il dizionario costruito termine dopo termine dalla culla all’ultimo giaciglio si estinguerà. Sarà il silenzio, e nessuna parola per dirlo. Dalla bocca aperta non uscirà nulla. Né io né me. La lingua continuerà a mettere il mondo in parole. Nelle conversazioni attorno a una tavolata in festa saremo soltanto un nome, sempre più senza volto, finché scompariremo nella massa anonima di una generazione lontana»

Questo brano conclude una lunga carrellata iniziale di ricordi e di immagini del passato. Snocciolati come una poesia da Annie Ernaux, con tanto di spazi bianchi tra una frase e l’altra. Perché questo libro è stato scritto proprio per questo, per non dimenticare. Un inno alla memoria per segnare il discrimine di dove questa finisce e inizia l’oblio.

E sono tante le cose che Annie Ernaux non vuole che si dimentichino. Narra infatti partendo dagli anni del dopo guerra, sgranando come un rosario le parole e il gergo di allora, in una sorta di perduto Lessico familiare francese. Diviso nella lingua imparata a scuola e quella parlata a casa.

«Recitavamo a memoria le regole di grammatica del buon francese. Appena rientrati a casa ritrovavamo senza neanche accorgercene la lingua originaria, quella che non obbligava a riflettere su ogni parola ma soltanto sulle cose da dire o da non dire, quella collegata ai corpi, agli sberloni, all’odore di candeggina dei grembiuli, delle mele cotte per tutto l’inverno, al rumore dell’urina nel pitale e al russare degli adulti»

Il ricordo del primo momento in cui ci hanno messo di fronte alla nostra identità e al tempo che passa cambiando tutto, anche noi stessi. Noi che credevamo di essere sempre gli stessi. Immutabili.

«La prima volta in cui le è stato detto, davanti alla foto di un infante con una camiciola seduto su un cuscino, in mezzo a immagini identiche, ovali e di color bistro, “questa sei tu”, obbligata a riconoscere se stessa in quell’altro, un essere paffuto che aveva vissuto un’esistenza misteriosa in un tempo scomparso».

Ma le immagini si accumulano di pagina in pagina e si srotolano lungo il corridoio in penombra della memoria, come un tappeto di istantanee virate seppia, alle quali abbinare i ricordi dei nostri giorni migliori.

Le varie fasi della vita della voce narrante e quindi le varie epoche della storia di Francia sono scandite dalle istantanee che vengono descritte di capitolo in capitolo. Partendo dall’io di chi si riconosce nelle foto d’epoca si arriva al noi del popolo francese e della sua storia ripercorsa nei suoi momenti topici.

Dopo gli anni affamati della guerra, l’incontenibile frenesia della liberazione. Gli edifici della Ricostruzione che emergono dal terreno nell’intermittente cigolio delle gru. Le réclame cominciano a magnificare le qualità degli oggetti con entusiasmo imperioso e incessante. Il progresso diviene l’orizzonte delle esperienze.

La scuola è il luogo di trasmissione di un sapere immutabile nel silenzio e durante le vacanze le prime prosaiche esperienze sessuali, quasi brutali, prive del sognato romanticismo. Piccole donne crescono. Le rivolte in Algeria. Mentre il susseguirsi sempre più rapido degli oggetti fa indietreggiare il passato e l’abbondanza delle cose cela la scarsità delle idee e il logoramento di ogni credo. Benvenuti nell’era del consumismo.

Con il posto fisso i nuovi nuclei familiari aprono conti in banca e possono accedere ai prestiti per poter comprare il frigorifero, il freezer, la cucina combinata. Si passava da de Gaulle a Pompidou. Poi d’un tratto arriva il ’68 e la primavera francese. Nuovi modi di dire, nel ritrovare, tempo dopo, un paio di jeans si sarebbe detto «hanno fatto il Maggio».

Alla fine gli ideali del Maggio si convertono in oggetti e in intrattenimento. Comincia ad andare di moda la leggerezza, la «strizzatina d’occhio» e l’indignazione morale non si usa più. Tutto cambia. Finisce la guerra del Vietnam. E siamo solo a metà del libro che arriva fino ai giorni nostri…

Una lunga poesia in prosa. Ecco cos’è questo libro. Un libro denso e meraviglioso. E il tutto, tutto questo lungo racconto, tutte queste foto, prima in bianco e nero e poi a colori, tutti questi ricordi condivisi semplicemente per salvare qualcosa del tempo in cui siamo stati, da portare nel tempo in cui non saremo mai più.

Annie Ernaux
Gli anni
Les années
Traduzione di Lorenzo Flabbi
L’Orma Editore, 2015