Le avventure del commissario Serra fanno tappa a Pontaccio, il buco del culo del mondo, come lo definiscono gli stessi abitanti. Dopo l’Appennino di “Venti corpi nella neve” e la Treviso di “Io sono lo straniero”, Giuliano Pasini riporta il suo Commissario in Emilia, vicino al Po, il fiume che dà il titolo al suo terzo romanzo: “Il fiume ti porta via” (Mondadori, p. 276, euro 19).
È il libro della maturità per Pasini, quello in cui il noir – pur coinvolgente e ben congeniato – è quasi un pretesto e lascia ancora più spazio ad una nuova tappa in giro per l’Italia. Perché i veri protagonisti sono i luoghi, le persone, le storie.
Il caso da risolvere è questa volta l’omicidio del dottor Mario Gardini, che nel passato aveva aiutato Serra ad affrontare la “danza”, la strana malattia da cui è affetto, e che ruota attorno al tema della malattia psichiatrica.
Pontaccio è stata ricostruita dopo una devastante alluvione, le case hanno colori sgargianti perché dipinte dagli ospiti del manicomio di Colorno (la Cà di màt), diretto proprio da Gardini (in realtà a Colorno ha lavorato il padre della legge che ha portato alla chiusura dei manicomi, Franco Basaglia).
Serra, sospeso dopo la sua ultima indagine in Veneto e alle prese con i problemi di salute della figlia, che a nemmeno un anno manifesta sintomi che fanno pensare ad una ereditarietà della “danza”, non riesce a non occuparsi del caso: inevitabile, perché Serra non fa il poliziotto, è un poliziotto.
Pasini rafforza ancora di più le caratteristiche del suo personaggio: antieroe per eccellenza, protagonista enigmatico, problematico e combattuto. La pervicacia con cui i contorni di Serra vengono resi sfocati è compensata dalla dovizia con cui viene raccontata l’ambientazione.
Sembra veramente di sentire il caldo afoso della bassa emiliana, il rumore di sottofondo del fiume, prima placido e poi minaccioso; le voci degli avventori delle trattorie, degli anziani che discutono tutto il giorno, intervallando le parole con le arie di Giuseppe Verdi. Le zanzare, il Bartrattoria attorno al quale ruota la vita di Pontaccio, i carabinieri e i preti ripresi pari pari dalla miglior tradizione guareschiana (gli omaggi a Don Camillo e Peppone sono tanti ed espliciti)…
Tutto concorre a immergere il lettore nei luoghi in cui si snoda la vicenda. Come da “tradizione”, il cibo e il vino sono raccontati con rispetto e amore: sembra di assaporare la sciampagna (il vino locale), e le pagine in cui viene descritta la preparazione del brodo in terza o in quarta sono uno spaccato di storia e tradizione italiana.
La grande capacità di Pasini è proprio questa: riuscire a dare dignità letteraria a piccolissimi scorci del nostro Paese, riuscire a cogliere l’anima e l’essenza della provincia in modo non superficiale o caricaturale.
L’augurio è che in attesa di venire a capo di tutti i problemi che lo affliggono, Serra venga trasferito in continuazione tra i commissariati dello Stivale: sarà l’occasione per conoscere magistralmente altri pezzi d’Italia, grazie alla penna di Pasini.
Autore: Giuliano Pasini
Titolo: Il fiume ti porta via
Editore: Mondadori
Anno: 2015