Ezio Guaitamacchi è uno dei più influenti scrittori musicali. Ha fondato e diretto riviste come “Jam” e lavora in radio e televisione curando e conducendo programmi e rubriche. Oggi è anche Direttore del Master in Giornalismo e Critica Musicale presso il CPM di Milano. Ho avuto l’occasione di incontrarlo alla presentazione del suo ultimo libro “La Storia del Rock”, durante la quale si è esibito alla chitarra, all’ukulele e alla cetra irlandese.
Quanto tempo riesce a dedicare alla lettura? Cosa legge abitualmente?
Non saprei quantificare: certamente non quanto vorrei. Leggo libri di musica (bio e saggi, per dovere e per piacere), libri di viaggio e gialli, il mio genere preferito.
Qual è stato, se c’è stato, il libro che le ha cambiato la vita? E perché?
Non c’è un libro che mi ha cambiato la vita. Non ci sono neppure una canzone o un disco che mi hanno cambiato la vita. La mia vita è cambiata quando ho scoperto la musica ma il Rock non mi ha ″salvato″ la vita: mi ha aiutato a vivere meglio.
Quali sono allora altri libri preferiti, quelli che le hanno trasmesso di più?
Ci sono stati tanti libri che mi sono piaciuti e che mi hanno appassionato, ma pochi di questi sono romanzi: piuttosto mi piacciono, come dicevo prima, le biografie. E in particolare le autobiografie come ″Life″ di Keith Richards o ″Open″ di Andre Agassi (sono un tennista accanito).
Ma anche i saggi, come quelli degli amici Greil Marcus (l’unico ad aver elevato la critica Rock a livello letterario) e Joel Selvin (il suo lavoro sulla “Summer of Love” è stato un autentico punto di riferimento).
Che libro si trova oggi sul suo comodino?
Sto rileggendo ″Big Sur″ di Jack Kerouac, ricomprato proprio a Big Sur, California, nel corso del mio ultimo viaggio.
Lei ha scritto moltissimo nell’ambito musicale. Cosa le piace e cosa non le piace del mestiere di scrivere.
Mi piace l’idea di poter divulgare la mia passione, la musica. Non mi piace il fatto di non potere mai scrivere in condizioni ideali ma sempre nei ritagli di una vita Rock’n’Roll…
Restando sui suoi libri, come è nata l’idea di scrivere di rock e delitti?
Dall’unione di due passioni, la musica e il ″giallo″. Ma se ti riferisci, nello specifico, al progetto Delitti Rock quello è nato in seguito a un caso (quello di Lana Clarkson e Phil Spector) di cui sono stato in qualche modo partecipe.
In Italia si leggono pochi libri e si comprano pochi album musicali. Un problema culturale?
Purtroppo non è un problema solo italico: è un segno dei tempi.
Supponendo che una macchina del tempo potesse riportarla per un solo giorno nel passato, dove andrebbe e perché?
A Woodstock, agosto 1969, la madre di tutti i festival Rock.
Infine un consiglio musicale da parte sua. Quale album proprio non deve mancare in una casa.
Uno a vostra scelta dei grandi Padri della musica Rock. Elvis, Dylan, Beatles, Stones, Led Zeppelin, Pink Floyd… Quelli che tra un migliaio d’anni verranno ricordati come autentici geni dell’umanità.